Purtroppo anche il mondo dei videogiochi, e in questo caso anche della letteratura, non è immune alle dinamiche interne dei paesi in cui i creatori sono attivi. Il caso del padre della serie di Metro, Dmitry Glukhovsky, è stato condannato a 8 anni di reclusione dal tribunale di Mosca.
Il creatore di Metro ora non è in Russia (per fortuna)
Fortunatamente per Glukhovsky, egli non si trova in Russia ed è processato in contumacia. Questa decisione giudiziaria si inserisce in una più ampia repressione contro il dissenso nel paese. La sentenza è stata emessa a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina e dell’approvazione di una legge che prevede pene detentive fino a 15 anni per la diffusione di informazioni “false” che contrastano con la narrativa del governo russo riguardo al conflitto. Glukhovsky è stato considerato colpevole di aver condiviso testi e video sulle sue piattaforme di social media, in cui accusava i militari russi di aver commesso crimini in Ucraina (cosa che, che dir se ne voglia, è vera). Queste affermazioni sono state etichettate come false dai pubblici ministeri russi.
Nel 2022 Glukhovsky era stato aggiunto alla lista dei ricercati federali della Russia dopo aver chiesto la fine della guerra in Ucraina. Nonostante non risiedesse in Russia, Glukhovsky è stato accusato di screditare le forze armate tramite un post su Instagram che esortava: “Ferma la guerra! Riconosci che questa è una guerra contro un’intera nazione e fermala!”
L’anno scorso, RadioFreeEurope ha riferito che Glukhovsky ha criticato la Russia per la sua continua e provocata invasione dell’Ucraina, con un post su Telegram che recitava: “La guerra in Ucraina, scatenata da Putin, sta diventando ogni giorno più terribile e disumana, e i pretesti in base al quale è stato iniziato a sembrare sempre più insignificante e falso.”
Glukhovsky è stata la prima grande figura culturale a essere presa di mira dalla nuova legge del paese, che evidenzia la più ampia tendenza a frenare le voci di dissenso nell’attuale clima politico russo.