Volendo scegliere un titolo interessante in uscita nel 2019 ma che fosse anche diverso dai classici tripla A che tutti attendono, mi sono ritrovato a dovere restringere notevolmente il campo.
Avrei potuto dire che mi piacerebbe grindare e volteggiare in Session, ma vorrei anche navigare i sette mari in Skulls and Bones o ancora cacciare dei topi in A Plague Tale: Innocence.
Invece oggi ho scelto di parlarvi di un gioco annunciato nel 2017 durante i Game Awards e che mi aveva colpito già all’epoca: In the Valley of Gods dei Campo Santo.
Lo studio Campo Santo è stato in seguito acquistato da Valve (Aprile 2018) e il loro titolo precedente, Firewatch è risultato molto bello a vedersi ed interessante da giocarsi; peraltro dietro la nascita di Campo Santo ci sono ex programmatori della defunta Telltale già responsabili di The Walking Dead e Mark of the Ninja, titoli anch’essi molto apprezzabili.
In Firewatch il giocatore stabilisce una connessione con una voce attraverso un walkie-talkie in una storia molto ben costruita dal punto di vista narrativo, con l’unica pecca che in questo modo talvolta si avverte la mancanza di una presenza fisica che porta , attraverso il linguaggio corporeo, delle emozioni talvolta impossibili da riportare solo con il dialogo.
Come risultato, in Firewatch il giocatore si concentra più sul mondo circostante che sullla relazione stabilita tra il protagonista e la voce; quindi scoprire che il prossimo titolo dello studio proporrà due protagonisti che condivideranno la medesima avventura non potrà che farci molto piacere.
Sappiamo che In the Valley of Gods è ambientato nel 1923 e che il giocatore controllerà Rashida, un’ex esploratrice e regista alla ricerca di una meraviglia archeologica, la tomba di Nefertiti; per trovarla sarà necessario lavorare con una collega con la quale Rashida ha avuto in passato forti screzi.
Posto che l’antico Egitto e la cinematografia sono due argomenti sempre stuzzicanti, il primissimo trailer si presentò con uno stile interessante, di quelli che ti rimangono impressi nella mente.
Il trailer del 2007 (che trovi qui in alto) ci mostra i protagonisti affrettarsi per immortalare l’alba sul panorama egiziano, il che fa pensare che il gioco richieda di raggiungere dei punti ben precisi sulla mappa per ottenere le migliori riprese, oltre al fatto che l’esplorazione potrebbe essere molto lineare con magari qualche percorso variabile in base alle scelte. Del resto dentro una tomba si va dal punto A al punto B no?
Quando PC Gamer ha intervistato Campo Santo nel 2018 gli sviluppatori hanno riferito che gli elementi relativi alla cinepresa sono stati messi di lato per focalizzarsi maggiormente sullo sviluppo dei personaggi; nel corso dell’intervista si fa anche riferimento ad una componente esplorativa più rallentata, il che può essere interessante.
Quando acquistati Assassin’s Creed Origins una delle cose che aspettavo di più era la possibilità di camminare liberamente ed esplorare le piramidi, ma purtroppo l’esperienza, pur positiva, sembrava più un vagare da un punto all’altro che una libera esplorazione.
Altro elemento degno di nota, almeno per quanto mi riguarda, è che vi sarà una ovvia tensione tra le due protagoniste, dal momento che nessuna delle due avrebbe voluto più avere a che fare con l’altra; potrebbe essere l’occasione per dialoghi molto interessanti, dove il passato interferisce col presente.
Sarà interessante scoprire come le scelte che apparentemente potremo fare nel corso del gioco influiranno sulla buona riuscita del documentario: ci troveremo davanti una produzione malriuscita creata tra litigi e tensioni oppure un capolavoro girato da una rinata amicizia?
Adoro i videogiochi che riescono con successo a descrivere il passato dei protagonisti con l’uso di dialoghi ed emozioni; in cima ai miei ricordi rimangono momenti come le conversazioni tra Max e Cloe in Life is Strange, oppure quando in Red Dead Redemption 2, Arthur Morgan si lascia andare in confidenze con gli altri personaggi.
Se, in In the Valley of Gods, riusciranno a creare una forte sensazione di crescita dei protagonisti, allora sono sicuro che il gioco mi piacerà e sarà una gradita sorpresa; inoltre la traccia audio di Firewatch lascia ben sperare per l’accompagnamento musicale di questo gioco, specie in virtù del suo essere ambientato nei ruggenti anni ’20, in una location così drammatica ed esotica.
Al momento In the Valley of Gods è confermato per PC tramite Steam nel 2019; il fatto che Campo Santo abbia rilasciato Firewatch per PlayStation 4 ed Xbox One e più recentemente per Nintendo Switch ci fa ben sperare nella possibilità che sia un titolo multipiattaforma.