Come già accennato, il 19 maggio si è tenuto l’INDIE WORLD – Italian Developers Summit, a cui hanno partecipato tre importanti studi videoludici del nostro paese: Cordens Interactive, Stormind Games, Trinity Team.
Dopo essersi presentati, i rappresentanti dei tre studios hanno espresso alcune interessantissime riflessioni sul rapporto che intercorre tra gameplay e narrativa, in particolare facendo riferimento al tanto discusso storytelling videoludico. Vediamo più nel dettaglio come sono state affrontate queste questioni.
Trama o gameplay? Le risposte date all’INDIE WORLD
Il primo periodo della storia dei videogiochi era segnato da storie abbastanza semplici, fondate su alcuni basilari archetipi narrativi; col passare del tempo, invece, il medium è diventato sempre più complesso, accogliendo al suo interno anche linguaggi provenienti da altre arti (cinema, letteratura, teatro).
Se ogni medium ha avuto un suo specifico modo di narrare che nel tempo si è sempre evoluto, il videogioco funziona invece come un gigantesco calderone che attinge da tutte le altre modalità di narrazione; in più, questa unicità viene arricchita da un altro elemento che solo i videogames possono offrire: l’interattività.
Alla luce di ciò, agli sviluppatori ospiti dell’INDIE WORLD è stato chiesto quale sia l’importanza della trama all’interno di un titolo, e se essa possa essere posta in primo piano, anche al di sopra del gameplay.
Il world-building si basa sul gameplay
Secondo Gianluca Loiacono, Game Director di Cordens Interactive, il gameplay deve essere il centro fondamentale del gioco: la trama deve svilupparsi su una modalità di gioco accattivante, sfaccettata, coinvolgente. Il gameplay è la modalità di interazione con cui il giocatore si approccia al medium videoludico, e di conseguenza qualunque storia deve essere raccontata sulla base di questo approccio.
Il pattern da seguire è partire da una meccanica di gioco forte, lavorando intorno ad essa costruendo un mondo che riflette i valori del gameplay: Vesper si fonda, infatti, sulla possibilità del personaggio di controllare i nemici tramite un’arma, e di conseguenza le azioni svolte in base al controllo di questo potere (uccidere o meno i robot nemici) cambiano persino il finale di gioco.
Un insieme omogeneo
Secondo Giacomo Masi, Narrative Director di Stormind Games, il videogioco deve avere un linguaggio universale: si parte da un concetto fondamentale che sia comprensibile a tutti. Lo studio si interroga, quindi, su come rappresentare il tema centrale del videogioco con uno stile grafico riconoscibile, in modo da fare passare il messaggio a tutti i giocatori possibili.
Così facendo, il giocatore traccia la propria strada e fonda la propria narrativa: tutto diventa una cosa sola, e trama e gameplay si fondano sullo stesso piano. Fare in modo che tutti sembri omogeneo rende anche la storia unica, il world-building assolutamente efficace e credibile. Tutte le idee di fondo devono essere coerenti: il gioco è un micro-cosmo e tutto deve respirare in maniera uniforme. Questa è, più in generale, tutta la filosofia di Stormind Games.
I livelli della narrazione
Ultima ma non ultima, l’opinione dell’INDIE WORLD di Marco Agricola, Senior Programmer & Story Writer per Trinity Team: anche secondo quest’ultimo c’è un importante connubio tra gameplay e trama, che devono necessariamente coesistere sullo stesso piano. Tuttavia, grazie alla peculiarità narrativa del medium videoludico, oggi è possibile sfruttare ancora di più le potenzialità della storia, suddividendola in più livelli di interpretazione e lasciando al giocatore la possibilità di scelta.
In particolare, Agricola ha fatto riferimento ai vari livelli di esperienza che il giocatore può sperimentare nel loro ultimo titolo, The Darkest Tales. C’è un primo livello, quello inerente alla storia di contorno; il secondo livello, invece, fa riferimento ai personaggi secondari che accompagnano la protagonista e a tutti quei “non detti” continuamente presenti; il terzo livello, invece, è ancora più radicato nel racconto, ed è in grado di lanciare un messaggio più profondo, proprio come un’opera d’arte narrativa.
Conclusioni
Il confronto tra i tre sviluppatori italiani ha sicuramente fornito molti spunti per alcuni, fondamentali riflessioni sull’importanza dello storytelling all’interno del nuovo panorama videoludico: oggi la trama ha un peso importantissimo nella produzione di un titolo, e non si può prescindere da una buona narrativa.
I giocatori vogliono essere coinvolti non solo in un mondo coinvolgente, ma anche in una storia accattivante, arricchita con personaggi coerenti e ambientazioni efficaci. La peculiarità del videogioco, in questo senso, è che tutti noi giocatori siamo co-autori: chi entra in questi universi finzionali crea a sua volta delle storie; siamo noi che arricchiamo quel mondo con una narrativa, e lo facciamo attraverso il nostro gameplay, le nostre azioni.
Le storie possono essere considerate una sorta di UGC, cioè User Generated Content: siamo insomma noi che scriviamo il “c’era una volta” e chiudiamo col “per sempre felici e contenti”.