Infernax, l’ultimo titolo pubblicato da The Arcade Crew, è indubbiamente un grandioso omaggio a tutti i più famosi capitoli del genere metroidvania. Per chi non lo sapesse, quest’ultimo termine indica giochi che si ispirano alle dinamiche di Metroid e Castlevania: avventure a scorrimento che si innestano su un’unica grande mappa interconnessa; inoltre, per potere accedere ad alcune zone, il giocatore deve prima ottenere speciali oggetti e potenziamenti, spesso ripercorrendo strade già battute.
Nello specifico, Infernax è un videogioco in 2D, con una grafica apertamente retrò (con tanto di musiche in 16 bit) e alcune dinamiche di gamplay (come l’inventario) molto semplificate. Ma scendiamo più nel dettaglio per rivelarti cosa ne pensiamo di questo titolo.
Le ambientazioni: un world-building interessante ma scarno
Come già accennato, Infernax si sviluppa su un’unica mappa divisa in sottoaree che sono praticamente tutte collegate tra loro. I collegamenti sono collocati in punti strategici, ed è interessante potere scoprire grazie a una nuova abilità appena ottenuta un passaggio segreto che conduce a un segmento sconosciuto di una zona già esplorata più volte.
Intelligente anche la scelta del viaggio rapido: fino al terzo dungeon i giocatori non potranno spostarsi istantaneamente da un punto di salvataggio all’altro, ma dovranno aspettare di ottenere l’incantesimo “teletrasporto”. I primi momenti di gioco obbligano quindi il player a muoversi tra località distanti tra loro, incentivando così in maniera indiretta la componente esplorativa e permettendoci di osservare più nel dettaglio le dinamiche di world-building messe in atto da The Arcade Crew.
Tuttavia, già dopo il secondo dungeon si percepisce una sensazione di leggera ripetitività: le ambientazioni, per quanto diverse nell’uso dei colori, risultano a tratti abbastanza stereotipate, con alcuni elementi di sfondo che ritornano periodicamente. In questo senso, i percorsi all’interno delle sottoaree danno una sensazione di “vuoto”: per quanto zeppe di nemici, restituiscono una sensazione di piattezza, come se mancassero elementi coinvolgenti capaci di rendere alcune aree memorabili.
Allo stesso tempo, però, è proprio nelle ambientazioni che si percepisce l’omaggio che Infernax ha voluto rendere ai giochi metroidvania più classici, in particolare la saga di Castlevania: il titolo di The Arcade Crew è ambientato nell’epoca delle Crociate, in una terra medievale intrisa di religione e superstizioni. Troviamo quindi non-morti, scheletri viventi, lupi mannari e rettili bipedi, tutti inseriti in un contesto dai tratti gotici e cupi.
In maniera analoga, è evidente l’influenza di Blasphemous, il celebre titolo del 2019 che si è arricchito con un nuovo DLC qualche mese fa: anche in questo lavoro del Team17 troviamo, infatti, un mondo profondamente religioso, mostri deformi, atti di preghiera e sacrilegi. L’elemento che forse richiama più palesemente Blasphemous sono gli altari: questi ultimi, infatti, fungono in entrambi i giochi da punti di salvataggio, che si attivano una volta che il giocatore interagisce con essi accendendo decine di candele.
Oltre a ciò, i richiami a Blasphemous e ad altri titoli simili sono palesi nelle brevi cutscene, realizzate con frame dai colori sgargianti e con tratti ampiamente splatter e grotteschi. La componente sanguinolenta è evidente anche nei combattimenti : i boss e i mini-boss muoiono vomitando sangue ed esplodendo spesso in mille pezzi, rivestendo il protagonista di viscere e imbrattando tutto l’ambiente circostante.
La storia: scelte multiple in una trama basilare
La “piattezza” di Infernax si rispecchia a tratti anche sui PNG, che risultano i più classici abitatori di un universo medievale cristiano (a tratti sovrannaturale): contadini, fabbri, osti, cavalieri, uomini di chiesa si muovono abbastanza passivamente in un mondo che tuttavia restituisce un’atmosfera efficace nel suo complesso.
Il coinvolgimento maggiore per il giocatore si ha sicuramente di fronte alle scelte multiple: in alcuni momenti, i player saranno posti di fronte a situazioni in cui dovranno scegliere come reagire. L’opzione A è di solito legata alla moralità e alla giustizia, mentre l’opzione B rende Alcedor, il cavaliere protagonista, sempre più malvagio e crudele.
Esempio: un mostro scheletrico infesta la casa di un abitante del villaggio; i giocatori dovranno scegliere se combatterlo oppure lasciarlo andare per la sua strada. Chiaramente, le scelte avranno delle conseguenze: mantenendo l’esempio dello scheletro, nel primo caso l’abitante ringrazierà il protagonista potenziandogli un incantesimo; nel secondo caso, il mostro ucciderà l’abitante ma ci donerà un potente incantesimo demoniaco.
Il giocatore potrebbe quindi essere interessato a svolgere un secondo playthrough per potere scoprire tutte le varianti possibili di trama in base a scelte diverse; tuttavia, a causa della piattezza della trama principale, non si è molto propensi ad avviare una nuova partita, e per questo il potenziale delle missioni choice-driven non viene pienamente sfruttato.
Le missioni secondarie, infatti, sono sicuramente le più interessanti di Infernax, la cui trama principale è invece molto basilare e priva di avvenimenti degni di nota: viene identificato il Male, bisogna completare cinque dungeon per aprire la porta che conduce al boss finale e, una volta sconfitto quest’ultimo, scorrono i titoli di coda.
Forse sarebbe stato molto più proficuo ai fini della trama inserire scelte multiple anche all’interno del filone di storia principale, arricchendo così l’avventura del Alcedor. Tuttavia, le ambientazioni di contorno e alcune storie dei PNG sono sicuramente soddisfacenti, e non possono non strappare un sorriso di soddisfazione a chi è in grado di cogliere i riferimenti (anche indiretti) alla tradizione metroidvania, come quella già citata di Castlevania o Blasphemous.
Il gameplay: il fulcro di Infernax
The Arcade Crew ha riversato (con successo) tutti i propri sforzi sulla costruzione di un gameplay accattivante e divertente: le abilità a disposizione del personaggio sono poche (4 abilità di combattimento e 7 incantesimi in tutto), ma è evidente che Infernax punta più sulla qualità che sulla quantità.
Le poche abilità presenti, infatti, non solo sono tutte utili in ugual misura, ma permettono di creare un efficace equilibrio di gameplay, che si snoda su difesa, attacco e cambiamento di stato: si passa dall’incantesimo “cura” (che permette di recuperare punti salute) a quello “temporale” (che scatena fulmini su tutti i nemici circostanti), da quello “luce divina” (che permette di sparare fasci di luce con l’arma equipaggiata) a quello “famiglio” (che consente di evocare un corvo come supporto in combattimento).
Molto interessante, inoltre, è la variazione degli incantesimi a seconda delle scelte di storia: in base alla direzione intrapresa nelle decisioni multiple, infatti, alcuni PNG potenzieranno gli incantesimi del protagonista. Riprendendo l’esempio dello scheletro che si è fatto in precedenza, se quest’ultimo viene ucciso allora un abitante trasformerà il nostro famiglio in due colombe bianche, mentre se il mostro sopravvive renderà il famiglio un grosso pipistrello demoniaco.
Alcune scelte di trama secondaria vanno quindi a influenzare anche il gameplay stesso, in una maniera interessante e per nulla banale. Questa varietà stempera sicuramente quella “piattezza” di cui si è già parlato, che a tratti si rispecchia anche nei nemici: per quanto a livello estetico sia presente abbastanza varietà, nel concreto i mostri che popolano la terra di Alcedor ripetono spesso gli stessi pattern di attacco.
Un esempio: in Infernax troviamo, tra le altre, tre tipologie di nemici di difficoltà crescente (scheletro base, scheletro avanzato, non-morto). Il giocatore dovrà affrontarli man mano che esplorerà le aree di gioco; tuttavia, se a prima vista sembrano radicalmente diversi, in realtà questi nemici attaccano tutti allo stesso modo e brandendo le medesime armi (lancia, spada o ascia).
I pattern di attacco sono quindi identici, così che il player non avrà bisogno di memorizzare particolari strategie per sconfiggere i propri nemici durante il cammino. A lungo andare, si ha sempre meno voglia di fermarsi a combattere con avversari contro cui vale la stessa identica strategia; Infernax pecca insomma non tanto nella varietà dei nemici, quanto nei loro moveset.
Un grande punto a sfavore, dunque, che sicuramente indebolisce il versante gameplay, il quale si pone invece come il vero fiore all’occhiello di questo tutto sommato accattivante titolo. Nel complesso, infatti, anche il platforming risulta ben gestito, con le abilità di combattimento che possono essere utilizzate anche per superare ostacoli in maniere non sempre scontate.
Per chi non è abituato a giocare a titoli metroidvania, Infernax potrebbe sicuramente risultare abbastanza difficile: alcune dinamiche di gioco, soprattutto i combattimenti contro i boss, non sono sicuramente intuitive, e possono fare spazientire anche il più pacato dei videogiocatori.
Tuttavia, all’inizio di una nuova partita è possibile impostare la difficoltà “svago”, che fra le altre cose permette di non fare perdere, dopo la morte, tutto il denaro e gli EXP guadagnati. La presunta difficoltà di Infernax non è quindi da imputare al gioco in sé quanto al genere, e soprattutto alla volontà di The Arcade Crew di creare un titolo che si pone come diretta continuazione (in maniera sempre umile) di alcuni capisaldi della storia dei videogiochi.