Di Interpoint ormai si parla da più di un anno e mezzo. Le prime notizie su questo gioco, infatti, risalgono alla primavera del 2019, quando si parlava di un ottimo incrocio tra SOMA e Portal 2 (due giochi già molto buoni per conto proprio). Alla fine dello stesso anno uscì una prima versione in early access che conteneva le prime tre aree. Il risultato finale però, per quanto promettente, era ancora molto rozzo e decisamente al di sotto dell’aspettative. Gli sviluppatori ascoltarono tuttavia le critiche e piuttosto che completare il titolo con le ultime tre aree, decisero di ricreare da zero quanto era già uscito per meglio soddisfare la community.
Facciamo un passo indietro. Interpoint è un horror-puzzle game in prima persona realizzato da Three Dots e distribuito su varie piattaforme da Juvty Worlds ltd. Lo ammetto chiaramente, su queste due “aziende” ho trovato ben poche informazioni e le uniche cose che ho capito sono che: sono specializzati in giochi indie e che gli sviluppatori sono solo tre ragazzi russi. La versione originale di Interpoint è disponibile anche su PlayStation 4 e Xbox One, ma questa nuova e completamente rifatta è (al momento) presente solo su Steam, sempre in early access (probabilmente lo sviluppatore sta tastando il terreno).
Qualcosa è andato storto…
La storia è sicuramente uno dei punti di forza di Interpoint. Nel 2020 l’umanità ha scoperto un dispositivo che sfrutta un noto fenomeno della fisica quantisticia, il Quantum Entanglement, per individuare le sovrapposizioni tra le dimensioni, così da poterle connettere tra loro. Per indagare e sfruttare le possibili conseguenza di una simile scoperta, sono stati fondati i Delta Labs che hanno l’apparente obiettivo di sfruttare i collegamenti tra le dimensioni per il bene dell’umanità.
Salto in avanti e siamo nel 2032. Il protagonista di Interpoint è Harry German, un impiegato dei Delta Laboratories che deve sottoporsi ad un esperimento, ma la fisica quantistica non è una scienza esatta e qualcosa va storto, molto storto. Harry si troverà disperso tra le dimensioni per motivi ignoti e, oltre a capire cosa sta succedendo, dovrà anche ritrovare la via verso casa. Il problema di Harry è che, come capirà presto dai vari flash dimensionali e dai cadaveri, non è solo e questo qualcuno che è con lui, è molto arrabbiato. Il risultato è un gioco dall’atmosfera ansiogena, oscura ed opprimente che saprà conquistarti velocemente con i suoi misteri e la sua narrazione non esplicita.
Qualcosa sta andando storto…
All’avvio del gioco, ci troveremo subito nei panni di Harry German, intenti a capire come ci si muove e cosa si può fare. Interpoint, infatti, offre ben poca assistenza in questo senso e non c’é un vero e proprio tutorial. Ci ho messo un po’ a capire alcuni comandi. Questi comunque sono abbastanza classici: possiamo muoverci in ogni direzione, saltare o interagire con gli oggetti (che siano pulsanti da premere, cose da leggere o cose da raccogliere e trasportare).
Sfruttando questi dovremo quindi trovare un modo per uscire dal laboratorio in cui siamo rimasti bloccati e tornare a casa. No, non sarà un viaggio lineare, come puoi ben aspettarti, ma a volte, a farti compagnia ed aiutarti a capire cosa devi fare, ci sarà “qualcuno” che ti parlerà tramite radio o altoparlante (non ti dico altro per non rovinarti l’esperienza).
Purtroppo Interpoint ha ancora molti problemi a livello tecnico. Tutti i comandi sono spesso scomodi ed imprecisi, ma se si parla del trasporto degli oggetti, questo è spesso un vero incubo. Gli oggetti hanno una meccanica di conflitto con l’ambiente talmente forte che posizionarli con precisione sarà spesso impossibile e a volte salteranno completamente in aria rimbalzando da tutte le parti. Un piccolo difetto che però pesa tantissimo visto che la metà dei puzzle si basano sul raccogliere l’oggetto giusto da posizionare nel giusto ordine e nella giusta posizione. Non è divertente perdere minuti a farlo, soprattutto quando devi farlo di corsa per evitare di “morire” e ripartire dall’ultimo checkpoint. Se perdo, voglio farlo per un mio errore, non per un difetto tecnico.
Se metà puzzle presenti si basano sul raccogliere e posizionare oggetti, l’altra metà si basano su una meccanica di gameplay davvero affascinante: la Pistola a Fotoni (Photon Gun). Questa “arma” sarà raccolta solo dopo un po’ di minuti di gioco e permette di assorbire e ridirezionare fonti di energia di ogni tipo: dalle barriere verdi alle radiazioni violacee, passando per le fonti di calore e la luce.
Ogni energia ha effetti diversi una volta emessa e può essere usata in davvero tanti modi per raggiungere i propri scopi. Il calore può, per esempio, distruggere i vetri mentre la luce acceca le telecamere che ci vietano di passare da una porta, porta che può essere bloccata mentre scende usando l’energia verde delle barriere. Questa meccanica è davvero ben pensata e sfruttata e l’ho amata visto che ti obbliga spesso a pensare fuori dagli schemi, per quanto non sia esente dai difetti e dalle scomodità degli altri comandi.
Un’altra meccanica davvero affascinante riguarda le creature. Non è infatti un vero e proprio spoiler che in Interpoint ci sono queste inquietanti creature nere (una è presente anche nel trailer), ma è affascinante cosa succede quando ci toccano. Invece di ripartire direttamente dal checkpoint, saremo trascinati a forza in una dimensione in bianco e nero, un’ambientazione assolutamente inquietante e da brividi.
Per poter tornare al gioco vero e proprio dal checkpoint, dovremo cercare di uscire da questa dimensione senza essere toccati nuovamente e ti dico subito che non esiste una sola tipologia di dimensioni di questo tipo, ma ce ne è una buona varietà (io ne ho trovate due diverse, una in un labirinto di corridoi ed una in un sinistro giardino fuori da una casa). Non ti dico altro sulle creature, a te scoprire il resto.
Qualcosa è andato bene…
Se c’é un punto in cui Interpoint brilla davvero, davvero tanto, questo è il comparto artistico. Proprio lo stesso settore che aveva generato la maggior parte delle critiche all’inizio è ora il principale pregio di questo titolo. Interpoint è realizzato con l’Unreal Engine 4 e diamine se si vede. La grafica è pulita e dettagliata, le aree vaste e gli effetti di luce sono semplicemente stupefacenti. Tutto, inoltre, si sposa bene con le meccaniche di gameplay, al punto che ti sarà semplice capire cosa puoi assorbire con la tua Pistola a Fotoni e cosa no. Altre volte magari non saprai cosa succederà se cammini in una determinata zona, ma ti basterà un’occhiata per sapere già che succederà qualcosa di brutto e questo contribuisce a creare in maniera fantastica quell’atmosfera così perfetta per un gioco di questo tipo.
C’é anche una vasta varietà di ambientazioni diverse, anche se sono solo i primi tre livelli. Si va dai famosi laboratori Delta (che sono sotterranei) ad una foresta infinita nella Dimensione 51 e ad un’ambientazione che mi è davvero difficile descrivere per quanto è aliena (il Sole Oscuro). Anche il comparto sonoro è fantastico e alterna una colonna sonora assolutamente perfetta, che spesso sembra provenire dall’ambiente stesso (la musichetta degli ascensori, tipo), ad una collezione di effetti sonori capaci, da soli, a farti tremare per la tensione e l’inquietudine. Tutto questo ha, ovviamente, un costo ed Interpoint è un gioco incredibilmente pesante per il tuo computer, con dei requisiti di sistema decisamente severi, soprattutto se vuoi godertelo al massimo.
Cosa è andato bene?
In effetti, se dovessi descrivere con una parola sola tutti i difetti di Interpoint, userei proprio “pesante.” L’atmosfera e la storia sono decisamente “pesanti”, ma questo probabilmente è un punto a favore per chi ama il genere horror. Lo è un po’ meno la pesantezza dei controlli e quella che Interpoint scarica sul povero pc che cerca di farlo girare. Ho letto addirittura di chi criticava il gioco su steam dicendo che era una truffa per rubarti dei dati, ma mi chiedo chi farebbe tutta questa fatica solo per questo. Esistono giochi molto peggiori e meno curati su Steam e, se hai letto qualche mia recensione recente, sai che non scherzo. Nonostante ciò, queste critiche sembrano aver preso piede e di questo gioco si sta parlando davvero troppo poco.
Complessivamente Interpoint è un buonissimo gioco, soprattutto se si considera che è in early access e non è ancora completo al 100% (gli sviluppatori hanno previsto di terminarlo per la fine del 2021). Certo, la presenza di soli tre livelli su sei rende il gioco “abbastanza” breve, ma ognuno di questi è comunque esteso a sufficienza e sicuramente può occupare una o due serate.
Vale la pena spendere i 12 Euro e 50 che costa su steam per questa durata? Personalmente ti dico che, se sei un fan di questo genere, ne vale decisamente la pena perché è un lavoro complessivamente ottimo, anche se a tratti frustrante per i motivi sbagliati (motivi che potrebbero essere corretti in una versione definitiva). Dopo averlo provato, sto attendendo con trepidazione l’uscita del prodotto completo per risolvere finalmente il mistero che avvolge il nostro viaggio tra le dimensioni e verso casa.