Sin dal suo annuncio nel 2018, Iron Harvest aveva attirato l’attenzione degli amanti del genere RTS per il particolare setting in cui si svolgono le vicende del titolo.
Finalmente, grazie all’open beta pubblicata su Steam da KING Art Games, abbiamo provato direttamente il gioco, che si è dimostrato interessante sotto vari aspetti.
Partiamo dalla storia e dall’ambientazione, Iron Harvest è ambientato all’interno di un mondo che viene definito 1920+ o Dieselpunk, ovvero un pianeta terra in cui, al termine del primo conflitto mondiale, lo sviluppo bellico non ha portato alla creazione dei classici mezzi blindati che poi vennero usati nella seconda guerra mondiale, ma bensì alla costruzione di enormi mech corazzati delle più svariate forme e dimensioni. Queste immense macchine di acciaio e gasolio sono ovviamente in grado di spazzare via intere unità di fanteria in pochissimi secondi ed è per questo che ormai sono diventate parte centrale di tutti gli eserciti mondiali.
All’interno di questo setting, Iron Harvest propone una campagna di cui abbiamo potuto provare le prime missioni, ed in cui l’importanza della narrativa risulta centrale nell’economia del tutto. Lo Gli stessi creatori del titolo hanno detto di riporre molta cura nella campagna e nell’impianto narrativo del gioco, non volendo relegare il single player a semplice tutorial per il multiplayer.
Quello che ne esce fuori è una campagna che vede, almeno in queste prime missioni, come protagonista Anna, un’eroina accompagnata da un enorme orso addestrato al combattimento, una vera e propria unità di comando, in grado di dare supporto alla fanteria oltre che devastante in battaglia. La storia di Anna ci viene narrata attraverso un prologo che ci mostra la sua infanzia, per poi passare alla vera e propria campagna, in cui si può notare un forte accento sul carattere della protagonista e sulle sue emozioni durante gli avvenimenti narrati, dando una profondità che in molti titoli di questo genere è totalmente assente.
Veniamo ora a quello che è il vero cuore del titolo, il gameplay. Iron Harvest, infatti, non sacrifica il gameplay in favore della storia, ed anzi, il tutto è amalgamato alla perfezione per restituire un’ambientazione cruda e violenta, in cui gli orrori della guerra sono atroci e brutali. Il gioco si struttura come un classico RTS in cui lo scopo del giocatore sarà quello di sbloccare e costruire strutture via via più potenti, che permettano di creare nuovi tipi di unità o di potenziarle, andando così a comporre un esercito in grado di distruggere gli insediamenti del nemico. Quello che però rende particolare, anche se non del tutto innovativo, Iron Harvest è l’utilizzo delle coperture. Ogni piccolo muretto, staccionata o edificio all’interno del gioco può essere utilizzato dalle nostre unità come copertura, il che favorisce un enorme vantaggio negli scontri a fuoco, questo perchè le armi utilizzate dai nostri soldati sono quelle tipiche del primo conflitto mondiale, quindi estremamente lente da ricaricare, e lasciare la nostra fanteria allo scoperto nel centro di una strada, può voler dire condannarli a morte sicura se le unità nemiche sono ben difese dietro un muretto.
Questo accento sulla strategia da adottare prima di buttarsi a capofitto nei combattimenti, viene decisamente accentuato proprio nel momento in cui ci si trova a dover fronteggiare gli enormi mech nemici, capace di rendere la nostra fanteria un grumo di carne e sangue nel giro di pochi secondi. Proprio contro queste unità il titolo brilla grazie alla possibilità di scegliere non solo le coperture più resistenti ai colpi dei giganti d’acciaio, ma anche le armi che le nostre unità schiereranno in battaglia, potendo decidere di dotare tutte le unità di artiglieria anticarro e granate appena si vede in lontananza qualcosa di più grosso di un normale umano.
Insomma, Iron Harvest è un titolo che richiede di pianificare attentamente l’azione da svolgere, indipendentemente da quella che può essere la nostra forza d’assalto, non è stato raro vedere le mie unità, a volte anche i mech, sbaragliati da un manipolo di nemici meglio posizionati e con i giusti armamenti per contrastarmi.
Da ultimo, un piccolo accenno al comparto tecnico ed artistico del titolo: graficamente il colpo d’occhio è notevole, vedere questi enormi mech attraversare campi di grano che vengono schiacciati ad ogni passo, o seguire le gigantesche impronte di uno di questi mezzi nella neve per capire da che parte sia andato, è qualcosa di davvero suggestivo. Inoltre il comparto grafico è notevole, al netto di qualche aspetto ancora da rifinire e ripulire, e qualche effetto visivo che mostra leggermente il fianco durante le cutscene in game.
Il comparto audio richiama le sonorità tipiche di quegli anni, sopratutto per quel che riguarda le nazioni dell’est europa, risultando perfettamente azzecato all’interno del gioco.
Insomma, Iron Harvest è un RTS non così comune al giorno d’oggi, e non possiamo che dirci soddisfatti da un prodotto che riporta il setting e la storia al centro dell’esperienza, tecnicamente non è sbalorditivo, ma risulta comunque bello da vedere ed al passo con i tempi, mentre per quel che riguarda il gameplay, richiede una dose di strategia ed attenzione superiore a molti titoli dello stesso genere.
Non vediamo l’ora di poter mettere le mani sul prodotto finito per poter giudicare se le buone impressioni che KING Art Games ha saputo trasmetterci si confermeranno per tutta la durata dell’esperienza, e nel frattempo ti consigliamo di provare direttamente l’open beta su Steam e di farci sapere cosa ne pensi.