Nel mondo videoludico esistono simulatori e simulatori. Alcuni, come ad esempio Football Manager 2022, ultima declinazione del più famoso gestionale sportivo sulla piazza, hanno da tempo abbandonato nei fatti il loro status di videogioco per divenire vere e proprie simulazioni come potrebbe essere un algoritmo di qualche sorta. Altri ancora, pur volendo raggiungere un alto grado di aderenza con la realtà, riescono tuttavia a mantenere un altrettanto notevole grado di giocabilità.
Ironsmith Medieval Simulator, fortunatamente per chi trova sempre affascinante la mai troppo abusata ambientazione del medioevo europeo (sebbene in questo caso si tratti di un mondo fantasy), si colloca nella seconda risma di titoli.
Pur volendo dipingere la professione della forgiatura nei suoi più diversificati aspetti, cercando di riproporre per filo e per segno l’esperienza di un fabbro vissuto nel medioevo e delle sue produzioni dalla miniera fino alla cesellatura, questo titolo riesce infatti a non snaturare il medium, non peccando dunque dei momenti morti o ripetitivi di cui molti simulatori soffrono.
Una vera delusione è stata constatare che i peccati di Ironsmith Medieval Simulator sono ben altri.
Ironsmith Medieval Simulator, il destino di un regno è (letteralmente) nelle tue mani
Dopo un piccolo tutorial riciclato verosimilmente dalla versione early access del titolo ( disponibile su Steam almeno dal 2019), Ironsmith Medieval Simulator comincia la propria narrazione (ebbene sì, nonostante si proponga come simulatore possiede nientepopodimeno che una trama) nella bottega di un fabbro navigato, del quale impersoniamo l’unico figlio ed apprendista.
Inizialmente i nostri compiti riguardano il soddisfare il bisogno di utensili da parte dei nostri compaesani, in larga parte agricoltori, fabbricando per essi oggetti quali falci o rifornendoli di chiodi.
Tutto cambia quando nostro padre scompare misteriosamente. Ci rechiamo così nella cittadina retta dal barone Sigurd, il quale è alla disperata ricerca di un fabbro che armi i suoi uomini. Il regno in cui viviamo è infatti appena entrato in guerra, e l’esercito ha bisogno della nostra arte onde equipaggiarsi.
Da semplici spade ad armature sfavillanti, dovremo eseguire lunghe serie di commissioni dai più disparati committenti (persino da giullari di corte) onde mantenere la nostra attività e dare man forte al Paese durante il conflitto.
Fuoco, sudore e metallo
Come il nome del gioco suggerisce, il nostro compito principale è quello di forgiare utensili ed armi nella nostra bottega (o meglio nelle varie botteghe nelle quali la trama ci farà insediare).
Il procedimento nella forgiatura di ogni singolo oggetto segue scrupolosamente quello reale, riproducendone ogni fase, dal procurarsi la materia prima (acquistandola o estraendola da una miniera) alla progettazione; dalla fusione dei metalli alla molatura delle lame raffreddate.
Il bello dell’esperienza proposta in Ironsmith Medieval Simulator e che di questo procedimento vengono solo riprodotte le modalità, ma non le tempistiche: passaggi nella realtà lunghi ore ed ore se non giornate vengono ridotti a pochi minuti ed ognuno di essi viene scandito attraverso una sorta di minigioco sempre diverso, a seconda di ciò che si sta realizzando.
Le tipologie di armi da produrre sono ben variegate. Dalle normali spade di varie forme e dimensioni alle armi inastate come alabarde o lance, fino ad arrivare alle corazze.
Ogni committente ci fornisce di volta in volta informazioni dettagliate sulle proprie richieste. Un solo passaggio sbagliato significherà aver lavorato inutilmente (dopo alcuni esperimenti siamo giunti alla conclusione che gli errori sono irreversibili, costringendo chi gioca a sprecare altri due lingotti di ferro, quantità minima necessaria per produrre qualunque oggetto).
La presenza di quest principali e quest secondarie, oltreché di abilità specifiche di forgiatura da apprendere a guisa di perk, dota Ironsmith Medieval Simulator di elementi ruolistici che poco si addicono ad un simulatore, ma che tuttavia ne aumentano la giocabilità, alleggerendo ulteriormente la già di per sé non troppo onerosa esperienza simulativa.
Un comparto tecnico che non rende giustizia al prodotto
Come abbiamo visto finora, Ironsmith Medieval Simulator non sembra mancare di nulla per quanto riguarda le caratteristiche che un titolo ben fatto dovrebbe possedere. Eppure, il titolo finisce per essere largamente personalizzato dal suo scarso livello tecnico.
Al di là della grafica datata, che pareggia di poco titoli di settima generazione (o anche di sesta) fatti male, il gioco è afflitto da una serie di problematiche quali input lag, seppure non troppo invasivi, texture sgranate che impiegano numerosi secondi a guadagnare definizione e una navigazione imprecisa, con interfacce poco gradevoli da vedere e poco comode da scorrere.
Un altro problema delle interfacce (e del titolo in generale) e la loro localizzazione a metà. Tanto nella versione italiana quanto in quella inglese del gioco sono state infatti lasciate intere stringhe di testo in lingua polacca, lingua ufficiale del developer The EpicLore, che penalizzano la comprensione del gioco, mettendo a repentaglio per conseguenza l’intera esperienza a chi non abbia infarinatura di lingue slave.
Si aggiunge un doppiaggio non esaltante e abbastanza scarso qualitativamente compensato da una colonna sonora che, sebbene non sia ben nutrita, sa farsi ascoltare.
Un punto a favore di Ironsmith Medieval Simulator che vogliamo aggiungere estemporaneamente (qui su iCrewPlay, come saprai, non riconosciamo mai a metà meriti e demeriti: ogni elemento viene riportato in maniera pedissequa e, per quanto possibile, imparziale) è la presenza mai sgradita di divertenti easter egg.
Te ne riportiamo due in particolare: uno riguardante un cliente dalla voce familiarmente cavernosa chiamato Geralt, che ci commissionerà una spada chiamata ‘Uccisore di mostri‘ (piuttosto sensato come omaggio, dato che The EpicLore e CD Projekt Red sono connazionali). Un altro riguardante un bigliettino trovato in una delle nostre forge, che recita: “Facevo il fabbro una volta, proprio come te, ma poi Thorus mi ha rotto il ginocchio con una mazza“.