Cortina di ferro è una locuzione usata per indicare la linea di confine che divise l’Europa in due zone politiche ben distinte alla fine della seconda guerra mondiale: da una parte comunismo e socialismo, dall’altra le ideologie politiche occidentali incentrate sul capitalismo. Il termine deriva dall’inglese Iron Curtain, appunto cortina di ferro, che in questo gioco diventa Irony Curtain: è chiaro fin da subito il punto focale del titolo, la guerra fredda vista con estrema ironia, per fortuna senza mai cadere nel banale o nell’esagerazione, ma con quel tocco che rende il gioco estremamente godibile.
Ma partiamo dall’inizio e analizziamo nel dettaglio Irony Curtain: From Matryoshka with Love.
Anche i punta e clicca meritano un gameplay di tutto rispetto
Irony Curtain è un’avventura grafica 2D caratterizzata da disegni cartooneschi in cui l’interazione del giocatore avviene con gli elementi dello sfondo. Lo scopo principale è quello di risolvere puzzle ed enigmi per progredire nella storia, come tutti i giochi di questo genere, per cui è importante per rendere il gameplay piacevole la presenza di una storia che motivi il giocatore a continuare e a desiderare di arrivare alla sua conclusione.
Appena aperto il gioco veniamo catapultati nel mezzo dell’azione, il che disorienta un po’ poiché non abbiamo nessuna indicazione su cosa fare e come farlo. Ma la sensazione di essere spaesati passa dopo pochi secondi, appena ci rendiamo conto che quello che stiamo giocando non è altro che il tutorial, così ben inserito nella storia principale da non sembrarlo. Il giocatore viene accompagnato in ogni azione alla scoperta dei comandi di base per proseguire: tasto sinistro del mouse per interagire con gli oggetti, barra spaziatrice per gli aiuti a video. Il pulsante del mouse, a seconda del punto in cui viene usato, si trasforma in una simpatica matriosca che, aprendosi, visualizza una serie di azioni disponibili (interagisci, parla, osserva, raccogli, ecc.). Gameplay quindi semplificato al massimo, due soli tasti da utilizzare, il resto lasciato al ragionamento del giocatore.
Nella parte superiore dello schermo è presente l’inventario, che rimane nascosto fino a quando non vi si passa sopra con il mouse o non si usa la rotellina per farlo “scendere”. Gli oggetti vengono utilizzati trascinandoli su di un preciso punto oppure facendoli interagire tra di loro per crearne di nuovi.
Il primo tocco di genio arriva con il sistema di suggerimenti. Siamo abituati con i punta e clicca ad avere un tasto dedicato (nella serie di The Room, ad esempio, allo scadere di un certo tempo compare il punto di domanda su schermo che sblocca la situazione indirizzando il giocatore verso la giusta azione), mentre in Irony Curtain faremo una semplice telefonata. Ebbene sì, in ogni capitolo è presente un telefono, ed un operatore risponderà alle nostre domande quando non sappiamo dove sbattere la testa.
I rompicapo sono presenti ovunque, che si tratti di capire quale oggetto utilizzare ed in quale situazione o di risolvere un vero e proprio puzzle. La difficoltà è comunque ben bilanciata, non rendendoli né troppo complessi da risolvere né troppo semplici.
Belli i puzzle, ma c’è anche una storia?
Come già accennavo all’inizio, la particolarità di Irony Curtain è una storia che sembra uscita da un libro di Ian Flaming. Passati i primi momenti in cui si rimane spaesati, correndo in mezzo alle trincee cercando di fermare un treno in partenza senza capirne il perchè, si riparte dall’inizio, dagli antefatti che hanno portato in quella situazione. Il nostro protagonista è Evan Kovolsky, un giornalista “fai da te” (la sua stampatrice è in cameretta, in una casa dove vive con i genitori, tra la collezione dei dischi in vinile e quella di fumetti) che cerca di difendere le teorie socialiste in patria, in occidente, deriso da tutti e proprio per questo guardato a vista dalle autorità.
Non a caso ho nominato Ian Flaming, probabilmente non ti sarà sfuggito il chiaro riferimento del titolo ad uno dei suoi libri più famosi, “007, dalla Russia con amore“. Matryoshka infatti non è la famosa bambolina russa, ma è uno stato socialista che si trova dall’altra parte del mondo; il nostro protagonista vive a Chickgo, una città che per assonanza ricorda Chicago ma per significato fa venire più in mente un pulcino; la moneta usata sono i collar (stai pensando anche tu ai dollari?) e quando Evan viene sospettato di spionaggio a casa sua si fionda la FIA, non certo l’FBI, con l’intendo di “decomunizzare” l’ambiente, quasi fosse una sorta di disinfestazione.
Evan appena messo piede in Matryoshka diventerà Ivan, senza poter far nulla per essere chiamato con il proprio nome, ma non è il principale problema che dovrà affrontare. Con l’esagerazione tipica che caratterizza Irony Curtain, nello stato socialista sarà necessaria un’autorizzazione per ogni azione, persino per andare in bagno o per mangiare. Peccato che nello stato di degrado più totale le autorizzazioni sono così logore e sbiadite che invece di PASS si legge solo ASS, per cui la frase “I watch your ass“, spesso ripetuta e che all’inizio atterrisce il nostro amico Evan, assume tutto un altro significato. Fai attenzione anche a tutte le telecamere e i microfoni spia che troverai in giro, alcuni sono nascosti in luoghi molto… originali: lo stato ci tiene alla sicurezza dei cittadini, e per far questo deve per forza controllare tutto (e tutti).
Come dicevo è una storia di spionaggio, di intrighi e doppio gioco. Evan Kovolsky si trasforma, suo malgrado, in uno 007 senza l’esperienza e senza le abilità di James Bond, che riuscirà a cavarsela più per la fortuna dei principianti e per il caso che per azioni intenzionali. E ovviamente grazie al giocatore che risolverà gli enigmi disseminati lungo la strada, cercando di capire perché è così importante fermare il treno della scena iniziale.
Lost in translation
Irony Curtain è un gioco stupendo, ma c’è un “ma”, e purtroppo è un “ma” di dimensioni stratosferiche. Il titolo non è localizzato in italiano, questo vuol dire che senza una conoscenza discreta dell’inglese il gioco perde il 90% della sua attrattiva. Non sto parlando di una conoscenza che permetta di capire dove si sta andando e cosa si sta facendo, ma che ci permetta di riconoscere i doppi sensi, le parole allusive, il duplice significato di parole leggermente storpiate, le continue allusioni a personaggi reali che nel socialismo hanno avuto un ruolo di spicco. Senza notare queste sfumature il titolo si trasforma in un punta e clicca come tutti gli altri, noioso dopo qualche ora di gioco e piatto. In aggiunta non esiste un sistema di aiuto se non quello che si ottiene telefonando o cliccando sugli oggetti o i personaggi, quindi scritto. Ed in mezzo ai dialoghi spesso ci sono le indicazioni di quale sarà la mossa successiva da fare, per cui tutto va letto con attenzione.
Il sistema di aiuto, inoltre, lascia un po’ spaesati in alcune situazioni. I suggerimenti ottenibili telefonicamente riguardano la risoluzione generale del capitolo, per raggiungere la quale però occorrono una serie di azioni intermedie che spesso richiedono diversi tentativi, anche con gli stessi oggetti. Non è detto infatti che due oggetti, che fino a prima non si potevano combinare, non si comportino diversamente dopo la scoperta di un terzo oggetto. Generalmente è sempre una questione di ragionamento logico, ma in alcuni punti sono necessari una serie di tentativi semi-casuali per capire esattamente cosa fare.
Con il comparto audio si sale decisamente di livello
La cura con cui è stato progettato Irony Curtain è di alto livello, e nel comparto audio raggiunge il suo massimo. Tutti i dialoghi sono parlati ed accompagnati da sottotitoli, ed il doppiaggio dei personaggi è molto realistico. L’accento russo degli abitanti di Matryoshka è spassoso senza essere offensivo, ma anche qui si tratta di un accento russo della lingua inglese, sfumatura che può sfuggire a chi non ha mai visto un film in lingua originale. La colonna sonora che fa da sottofondo non annoia mai ed è perfettamente adeguata sia alla storia che ai singoli avvenimenti.
Una perla è il brano cantato nella scena iniziale da un mendicante storpio, che sulle note di Katjuša (la conosci sicuramente, probabilmente nella versione italiana “Fischia il vento”) spiega come usare la barra spaziatrice per ottenere aiuti a video.
Per gli amanti degli easter egg
Sono numerose le citazioni all’interno del titolo, che personalmente ho amato. E’ un piacere riconoscere citazioni e richiami a filmografia, fumetti e personaggi famosi, anche in punti in cui non è necessaria un’interazione con l’ambiente, che portano il giocatore a fare attenzione ad ogni particolare, creando quella sottile soddisfazione nel momento in cui si riconosce qualcosa di familiare. Per non spoilerare troppo, te ne svelo solo due, molto molto piccoli.
Ti lascio, per concludere, con la frase che introduce il gioco nella prima schermata, che ne riassume il significato più profondo. Perchè si sa, è con l’ironia e con il sarcasmo che si impartiscono le lezioni migliori.
Un’idea è qualcosa che hai
Un’ideologia è qualcosa che ha te