In questi ultimi 5/6 anni abbiamo assistito alla rinascita di un genere che si dava per defunto, relegato ai vecchi capolavori del passato che ancora oggi affollano le collezioni degli amanti del retrogaming: come avrai intuito sto parlando dei metroidvania. Sono molti i nomi altisonanti del genere visti negli ultimi anni, fra Axiom Verge, Ori and the blind forest, Hollow Knight e l’ultimo capitolo di uno dei brand che da il nome a questa branca di videogiochi, Metroid Dread.
In un panorama adombrato da questi colossi, è riuscito da poco a farsi strada un titolo più “piccolino”, ma non per questo meno degno di attenzione. Oggi ti parlo di ITORAH e di perché, nonostante non si tratti in alcun modo di un metroidvania innovativo o imperdibile, questo indie sviluppato da Grimbart Tales merita assolutamente una possibilità!
La trama di ITORAH, fra stereotipi e semplicità
Mi piace essere chiaro e diretto con te, lettore, ed è per questo che non andrò a indorare la pillola: ITORAH racconta una storia che sa di visto e rivisto. Si tratta di una trama piuttosto lineare, condita da luoghi comuni ricorrenti in altri metroidvania.
ITORAH fa uso di schemi narrativi che, se sei un appassionato del genere, ti sembreranno piuttosto familiari. Non esagero nel dire che la trama di gioco è letteralmente un mix di elementi narrativi presi in prestito da altri titoli, anche se fusi in modo piuttosto convincente. Vediamo se il piccolo riassunto più avanti ti dice qualcosa!
ITORAH, la protagonista che da il nome al gioco, è una giovane ragazza risvegliatasi in un futuro lontano e distopico, in cui il genere umano è quasi un mito e lei è l’ultima esponente della sua razza. Itorah per questa ragione è una prescelta, l’unica fra le tante creature di questo nuovo mondo a poter risolvere la misteriosa corruzione che sta rendendo gli animali sempre più feroci e irrazionali.
Come avrai quindi intuito la trama di ITORAH non è poi molto originale e, passami lo “spoiler”, neanche il suo svolgimento lo sarà più di tanto.
Eppure, come vedremo anche per il gameplay, è proprio la semplicità a rendere ITORAH un titolo così godibile. La trama sa si di già visto, ma si sviluppa senza intoppi e con un ritmo ben bilanciato.
Una trama è affollata anche da personaggi simpatici, sgargianti e ben caratterizzati, fra i quali senza ombra di dubbio spicca l’arma di ITORAH. Si tratta di un martello parlante che raccoglieremo all’inizio del gioco, un gran chiacchierone che farà da relief comica. Un personaggio che ho adorato e che riuscirà in più di un’occasione a strapparti un sorriso!
Quella di ITORAH non sarà di certo una trama indimenticabile, anzi sa di già visto e fa ricorso ad argomenti piuttosto tradizionali. Allo stesso tempo, tutti gli elementi che compongono la storia compongono risultano ben amalgamati e coerenti fra loro ed è per questo che è comunque riuscita a piacermi!
Un gameplay lineare ma efficace!
Se ho definito la trama di ITORAH tradizionale, senza voler conferire a questo termine una sfumatura negativa, devo cambiare rotta per quello che riguarda il gameplay.
Si tratta del gameplay base che ti aspetteresti da un qualsiasi metroidvania, con la differenza che il gioco non risulta eccellente in praticamente nessun aspetto. ITORAH non brilla di certo per il level design, che offre fasi di platforming mediocri e mai troppo stimolanti, con un possibile backtracking a volte piuttosto pesante. Ben che meno te lo consiglierei per l’originalità dei power up o per il combat system.
Un sistema di combattimento che si rivela per la maggior parte delle volte basilare; funziona quasi sempre bene senza però il risultare mai originale o memorabile. Un problema, forse, anche accentuato dalle creature ostili di gioco, ripetute fin troppo spesso e davvero poco stimolanti da affrontare. Potrebbe capitarti più volte di cercare di evitarle, piuttosto che tentare di abbatterle.
Un problema che affligge anche i boss. Le loro meccaniche sono anche divertenti da scoprire sul momento, ma quando cerchi di ricordartene uno già affrontato nessuno risulta davvero memorabile.
Insomma, ITORAH offre un pessimo gameplay? Assolutamente no, ma l’ho percepito come un vuoto esercizio di stile da parte dello sviluppatore. Ho avuto come la sensazione che lo studio, avendo paura di strafare, sia rimasto in una comfort zone, funzionante ma non eccellente. Una sicurezza che, per quanto piacevole, non mi sento pienamente di lodare
Immagini e musiche ammalianti!
Ma insomma, questo gioco eccelle mica in qualcosa? A questo punto della recensione, probabilmente starai pensando che il gioco non brilla di luce propria e che forse conviene lasciarlo perdere. Ma la forza di ITORAH non si trova né nel gameplay, né nella sua trama.
La bellezza, la grandiosità di ITORAH è tutta concentrata nel valore artistico del gioco. Un aspetto in cui il titolo si rivela davvero magnifico, in grado con alcuni scorci di combattersela anche con un Hollow Knight.
Caratterizzato da uno stile che prende a piene mani la cifra artistica dell’antica mesoamerica (e con uno stile toon che mi ha ricordato piacevolmente quella perla di Indivisible) ITORAH si rivela un vero e proprio orgasmo per gli occhi.
L’uso di colori, delle loro tonalità e delle sfumature, è davvero un qualcosa di prezioso. Il design dei personaggi è sempre puntuale nel descrivere graficamente la loro personalità e ti devo ancora parlare delle animazioni! Le animazioni sono curatissime, specifiche per ogni personaggio o creatura. Un’attenzione che, in un progetto a basso budget come questo, è sintomo di un amore davvero fuori dal comune.
E come se non bastasse, anche il sound design di ITORAH è pervaso dalla stessa cura. Non parlo necessariamente della bellezza della colonna sonora, ma della cura dei suoni dedicati a ogni personaggio, a ogni location, a ogni boss, ognuno con un tema diverso. Sul fronte visivo e sonoro, ITORAH è un viaggio che, per il prezzo del biglietto, non puoi permetterti di perdere!