Sviluppato da Last Chicken Games e pubblicato da JanduSoft (che ha curato anche la pubblicazione di Aztec Tiki Talisman di cui puoi leggere la nostra recensione), Jett Rider è un platform sparatutto in 2D a tema spaziale dotato di uno stravagante umorismo e incentrato sull’utilizzo del jetpack.
Noi siamo andati a riciclare frammenti di navicelle su un pianeta alieno utilizzando la nostra PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a una nuova avventura nella galassia?
Jett Rider – Riciclare è importante
No, Jett Rider non è un gioco ecologista o meglio, il messaggio sull’importanza del riciclo (ricicla!) non è il punto cruciale del titolo ma è la principale, nonché iniziale, missione che viene affidata al nostro lievemente panciuto astronauta. Ma procediamo con ordine.
Jett Rider è ambientato nello spazio, per la precisione, sul pianeta alieno denominato Gravos. Cosa ci facciamo lì? Molto semplice: una nave mercantile è andata in frantumi e i suoi frammenti sono precipitati sul suolo del pianeta sconosciuto. Per raccogliere tali frammenti, siamo stati inviati noi.
Il protagonista, infatti, ha come ruolo principale quello di localizzare, raccogliere e riciclare determinati elementi appartenenti alla già citata nave mercantile. Ma, quella che inizia come una banale missione di recupero, riciclaggio e quindi bonificazione di un suolo alieno, diventerà presto ben altro. Soprattutto quando inizieremo a entrare in contatto con gli abitanti del posto.
Dobbiamo ammetterlo, siamo sorpresi. Non ci saremmo aspettati una narrazione particolare in un’opera del genere (prevedevamo più un semplice pretesto narrativo come incipit) e invece Jett Rider prova a raccontare una storia che, seppur semplice e abbastanza nota, riesce a coinvolgere e trainare e che, soprattutto, si evolve. Come? Con l’umorismo.
Jett Rider fa ridere. Molto è dovuto al rapporto tra l’astronauta, abbastanza tontolone, e il computer di bordo della nostra nave che non perde occasione per bullizzarci e per evidenziare la propria intelligenza avanzata. Ne nasce quindi una combo di dialoghi spesso stralunati ma pur sempre efficaci, gradevoli e mai inutili o gratuiti.
Non c’è neanche volgarità in Jett Rider, l’umorismo è leggero, piacevole e funzionale ai toni generali dell’opera che scorre via abbastanza velocemente e lasciando un’esperienza narrativa che, seppur non memorabile, offre sorrisi sinceri e un buon divertimento. Cosa non da poco.
Vola, spara, raccogli e ricicla
Jett Rider è uno sparatutto in 2D a scorrimento orizzontale con fasi da platform e un sistema basilare da gioco di ruolo. Nel dettaglio, il protagonista è dotato di due armi da fuoco che potrà potenziare spendendo la valuta di gioco e cambiare in base alle necessità esplorative.
Perché sì, l’esplorazione del mondo di gioco ha dei mini elementi quasi da metroidvania con zone che potrai liberare solamente con l’utilizzo di alcune armi (la cui varietà, seppur non esagerata è comunque apprezzata). Banalmente: il lanciafiamme ti libera dai rovi, il lanciamine ti fa esplodere dei detriti di grosse dimensioni e così via.
Liberare questi passaggi ti garantirà sia di procedere nell’avventura, con zone che dovrai obbligatoriamente sgomberare, sia di svelare percorsi secondari e opzionali con tanto di prevedibile premio finale. Premio che può essere una nuova arma o un upgrade permanente per l’energia vitale o la durata del jetpack.
Le fasi platform di Jett Rider, infatti, sono incentrate soprattutto nella gestione del jetpack. Il protagonista, seppur dotato di un generoso salto, dovrà percorrere ampie falcate in aria e scalare enormi montagne e per farlo, bisogna padroneggiare velocemente il fidato jetpack. E lo ammettiamo: i controlli sono intuitivi, immediati e comodi.
Complice anche un level design che, se esteticamente non è molto ispirato, ludicamente offre occasioni intriganti di gioco e d’azione. Perché Jett Rider non è solo esplorazione ma anche tanti combattimenti. Gravos, infatti, è piena zeppa di creature la cui pericolosità aumenterà con l’incedere dell’avventura.
Non sono creature molto intelligenti e i loro pattern d’attacco sono prevedibili ma in gran numero la situazione si complica. Da segnalare anche che il protagonista ha una barra d’energia vitale che si svuota molto velocemente e i meno esperti potrebbero trovare il tutto quasi frustrante. Anche perché, al game over, sarà resettato tutto e dovrai ricominciare dall’ultimo salvataggio manuale effettuato.
Ecco perché Jett Rider ci offre diverse zone sicure in cui poter salvare i dati e convertire i nostri guadagni (ottenuti dall’eliminazione dei nemici ma anche dalla devastazione ambientale) per potenziare armi o acquistare munizioni. Ma, come detto, lo scopo principale del nostro eroe è riciclare dei detriti!
Jett Rider, infatti, è diviso in aree chiuse che si aprono solo una volta riciclato gli elementi richiesti. Ecco quindi che ti ritroverai a svolazzare per localizzare i detriti, raccoglierli e poi lanciarli letteralmente in uno dei contenitori adibiti al riciclaggio. Tutto qui. Riciclato tutto, l’area si aprirà e tu potrai procedere nell’avventura.
Infine, da segnalare che il protagonista può salire di livello. In alto a schermo, sulla sinistra, troverai il tuo livello e un cerchio che si riempie man mano che effettui stragi di fauna ostile (e non). Si tratta di un elemento davvero piccolo da gioco di ruolo, un accumulo d’esperienza che restituisce un senso di progressione con potenziamenti minimi.
Come avrai intuito, nonostante un aumento graduale della difficoltà con conseguente cambiamento di nemici e trappole, Jett Rider soffre ben presto di una certa monotonia spezzata giusto dai combattimenti coi boss e dalle battute ironiche che portano avanti la narrazione. Inoltre, il titolo non offre nulla di realmente innovativo ma, in compenso, l’esperienza è solida, divertente e immediata seppur non indimenticabile.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Jett Rider soffre di anonimato come lo stesso protagonista (il quale emerge più per le sue battute che per la caratterizzazione estetica). Gravos è un pianeta esteticamente poco ispirato e, salvo alcuni particolari scorci, si perde in un mare di titoli simili. Si salva per il level design e per alcuni nemici ben caratterizzati.
Insomma, si poteva rendere il mondo di gioco ancora più personale e identitario considerando che ludicamente si difende molto bene. Purtroppo anche il sonoro non spicca moltissimo risultando sì orecchiabile e mai invadente ma, ancora una volta, decisamente dimenticabile.
Da segnalare la totale assenza della lingua italiana, neanche i sottotitoli, e questo potrebbe portare chi non conosce la lingua, a perdere alcune battute anche se, a conti fatti, la mole di testo a schermo non è esagerata e la complessità di questi è abbastanza alla portata di tutti.