Il governo Francese ha lanciato la campagna Join the Game, creata per spingere sviluppatori di videogiochi a lavorare nel paese. Per fare questo il governo offre diversi vantaggi finalizzati a rendere lo sviluppo dell’industria videoludica estremamente più rapido ed efficiente. Il progetto, quindi, cerca di dare agli sviluppatori di videogiochi stranieri dei buoni motivi per trasferirsi in Francia.
La campagna Join the Game ha già un sito ufficiale attivo, sul quale possiamo leggere i diversi benefici che gli sviluppatori ricevono per il loro lavoro sul territorio. Infatti, mentre in America si discute ancora su nuovi modi per tassare (e in un certo senso ostacolare) il mercato videoludico, in Francia siamo di fronte a un vero e proprio aiuto economico per le compagnie, siano esse indipendenti o studi affermati. Si possono avere tagli alle tasse, aiuti finanziari e persino supporto per l’organizzazione di eventi.
“Dedicata a diventare un paese leader dell’industria, la Francia ha cercato, nel corso degli anni, di restare un hub importante per l’industria dello sviluppo di videogiochi. Hai dubbi sul motivo per cui stabilirsi in Francia? ‘Join the Game’ illustra gli aiuti che il governo Francese offre agli sviluppatori e ai publisher stranieri -studi e indipendenti- dando l’opportunità di scoprire l’ambiente ottimale per eccellere.”
Mostrando con fierezza i trascorsi videoludici Francesi, il sito elenca alcuni dei titoli più famosi sviluppati da software house sul territorio. Alcuni titoli molto apprezzati sono: Dishonored 2, Ghost Recon Wildlands, A Plague Tale Innocente (di cui trovi la nostra recensione), The Crew 2, Dead Cells e persino esperienze mobile come Brave Frontier o Se mi ami, non morire.
Tutto ciò crea un’immagine davvero ottima (per quanto riguarda l’industria videoludica) della Francia. Mostrando i precedenti successi degli sviluppatori Francesi e proponendo dei bonus davvero degni di nota, il governo sta spingendo molti sviluppatori sparsi in tutta Europa a trasferirsi, attirando dei possibili talenti e facendo crescere un’industria che può portare diversi benefici all’economia, date le dimensioni non trascurabili.
A questo si aggiungono le situazioni di Stati, come il Regno Unito che ostacola indirettamente le software house con la politica Brexit. Questa scelta, di fatto, non è stata accolta con molta gioia dagli sviluppatori residenti sul territorio, per tutte le conseguenze economiche che ne derivano. Anche il nostro paese non ha una buona fama per quanto riguarda il mercato dello sviluppo videoludico.
Di fatto, nonostante il settore sia in crescita, molti sviluppatori indipendenti sono costretti a ricorrere ad autofinanziamenti per lanciare i loro progetti. In poche parole, tralasciando qualche piccolo miracolo (come il recente Mario + Rabbids: Kingdom Battle), il settore videoludico è meno consistente rispetto alla media.
Ci troviamo dinnanzi ad una situazione divisa in due “fazioni” diametralmente opposte. Proprio come diceva M. Mc Luhan, da un lato troviamo gli apocalittici, coloro per cui i videogiochi sono dannosi, e dall’altro gli integrati, coloro che invece accettano il medium videoludico al pari di tutti gli altri. Quindi, come accennato all’inizio, mentre in America si discute delle nuove tasse per ostacolare questo settore, in Francia possiamo vedere nuovi modi per farlo crescere più velocemente.
Chi ha ragione? Chiaramente, mi trovo d’accordo con la politica Francese. Non perchè sono un videogiocatore, ma per il fenomeno di Domestication del medium videoludico. Con questo termine si intende l’appropriazione culturale di un oggetto nella vita quotidiana delle persone. In poche parole, il medium diventa progressivamente più presente nelle case, fino a diventare normale.
Secondo il recente rapporto dell’AESVI, un grandissimo numero di persone ha giocato a qualcosa negli ultimi 12 mesi. Che sia casual o hardcore non importa: ormai le persone vedono i giochi come una presenza usuale su smartphone, PC o persino home console in salotto. A ciò si aggiunge anche la costante maturazione del medium, che ormai presenta titoli molto diversi tra loro, anche in grado di offrire al giocatore emozioni e riflessioni.
Detto in parole povere, non ha senso sottovalutare il mercato videoludico odiern0, riducendolo a una semplice “influenza negativa” per i giocatori. Quello del videogioco è un settore in crescita costante che, se supportato, può portare enormi benefici all’economia dei paesi, dato il grandissimo numero di soldi che ci gravita attorno. Ormai i videogiocatori sono miliardi e i titoli proposti dalle software house sono così vari da poter incontrare i gusti di chiunque.
Per tale motivo non ha più senso dire “non mi piacciono i videogiochi”. Proprio come accade per i film e per la musica, nell’estrema varietà di esperienze esistenti, c’è sicuramente qualcosa per tutti i gusti.