Jusant è un titolo che arriva da sviluppatori quasi leggendari: quelli di DontNod. Forte del loro precedente successo, il team ha ora provato ad approdare su nuove sponde, che noi abbiamo anche recensito per PlayStation 5. Vediamo però come si comporta questa versione PC in una nuova recensione!
Un viaggio in verticale
Il comparto narrativo di Jusant può essere definito “silenzioso”. Il gioco sembra infatti ispirarsi a narrazioni come quella di Journey o Death Stranding, dove il silenzio la fa da padrone e gli ambienti diventano parte integrante del dialogo con il giocatore. L’incipit è infatti molto semplice: impersonerai un giovane intento a scalare una gigantesca torre, per motivi inizialmente ignoti.
Scalando l’enorme struttura si trovano documenti frammentati e si esplora una desolazione post apocalittica, che sembra quella di una città abbandonata. Si osservano strutture abbandonate e si percepisce un costante senso di solitudine. Questa esplorazione, però, permette di capire poco alla volta tutto ciò che caratterizza il mondo di gioco, la lore e la storia del protagonista.
In generale, l’intreccio di fatti non si dimostra troppo elaborato nemmeno quando ci si avvicina alla fine dell’avventura ed è infatti il modo in cui questo viene narrato a renderlo così affascinante. Scoprire un mondo così insolito, tutto strutturato in verticale, interamente creato con i resti di imbarcazioni, ha il suo fascino.
Il gameplay di Jusant
Jusant è un platform 3D con leggerissimi elementi puzzle, strutturato interamente in verticale e basato sulle meccaniche di scalata. Per la maggior parte del tempo, quindi, scalerai pareti verticali, ondeggerai sopra precipizi, o cercherai dei modi di arrivare in qualche punto sopraelevato. Molto semplicemente, quindi, il gioco progredisce tramite un’esplorazione verticale che diventa sempre più difficoltosa.
Le meccaniche alla base della scalata sono semplici ed efficaci: i due tasti dorsali sono affidati rispettivamente alla presa della mano sinistra e destra. Bisogna quindi afferrare un appiglio tenendo premuto uno dei due tasti, scegliere la direzione della seconda mano con il pad e afferrare un secondo appiglio. A questo punto si rilascia quello precedente e si procede ad alternare le due prese. Un sistema sulla carta molto interessante, che però pecca di eccesivo automatismo, dato che spesso basta alternare i due tasti senza farci troppo caso. Molto semplicemente, ci sono troppi appigli e la presa funziona troppo bene.
A queste basi si aggiunge una vera e propria progressione in cordata. All’inizio di ogni scalata, infatti, il protagonista piazza un chiodo, che funge da checkpoint in caso di caduta. Salendo sulla parete, poi, è possibile piazzare manualmente altri chiodi, che a loro volta diventano dei checkpoint, dato che in caso di caduta si riparte proprio da lì. Tutto questo, però, accade in modo naturale e realistico: cadendo, la corda si blocca sul chiodo e si riparte da lì.
Sempre la corda, poi, è protagonista di alcune meccaniche aggiuntive, dove si utilizza per ondeggiare nel vuoto, oppure per correre sulle pareti e raggiungere punti lontani. In tutti questi casi, la fisica alla base dei movimenti resta realistica, ma va migliorata. Capita spesso di vedere il protagonista ingarbugliarsi nella geometria dei livelli, rendendo difficile proseguire in alcuni casi.
Si aggiunge poi una barra della stamina, che si riduce effettuando azioni particolari come i salti. Non parliamo però di una meccanica che impatta troppo sul gameplay, visto che può essere facilmente recuperata o, in generale, per via delle sue dimensioni generose.
Nonostante le meccaniche di base restino queste, proseguendo nell’avventura si aggiungeranno altre interazioni ambientali. Per essere precisi, la creaturina che accompagna il protagonista potrà utilizzare i suoi poteri per interagire con macchinari o piante, creando in questo modo strade o appigli. Nonostante la componente platform resti comunque preponderante, in questi casi si nota anche una leggera anima da puzzle game decisamente gradita.
Di base il loop di gameplay di Jusant non si discosta troppo da queste basi e si dimostra volutamente lento e ragionato dall’inizio alla fine. Buona parte del fascino dell’avventura deriva dall’esplorazione del mondo di gioco e le scalate la fanno sempre da padrone. Questo, di conseguenza, rende il titolo ripetitivo per lunghe sessioni di gioco, soprattutto se a giocarlo è qualcuno abituato a ritmi più serrati.
Sia chiaro, il comparto ludico dell’avventura si dimostra solido ed efficace, anche grazie all’alternanza di scalate a loro modo sempre diverse, con enigmi ambientali ed esplorazione che spezzano un minimo il ritmo. Il punto di forza della produzione resta il suo level design sorprendente e originale, che proseguendo nell’avventura diventa anche progressivamente più complesso.
Tecnicamente da migliorare
Il comparto tecnico di Jusant va assolutamente migliorato. Il titolo vanta modelli poligonali davvero belli da vedere e animati a dovere, a cui si affiancano ambienti dettagliati e spettacolari. Nonostante il comparto artistico sia volutamente poco dettagliato, per via della sua estetica quasi cartoon, il risultato finale si difende bene e regala parecchie soddisfazioni. Quindi, perché va migliorato?
Perché attualmente il titolo è afflitto da pesantissimi cali di frame decisamente frequenti, che vanno a inficiare sul godimento generale dell’avventura. Nulla che non si possa risolvere con qualche sana patch post lancio, ma per adesso questa versione PC va assolutamente migliorata. Ed è un peccato, visto che gli ambienti sono spesso spettacolari, vari e sorprendenti.
Un mondo affascinante come quello di Jusant merita quindi un trattamento migliore, che possa rendere giustizia al fascino degli ambienti e all’esplorazione lenta che ne caratterizza la scoperta. Sicuramente è solo questione di tempo ma, per adesso, la situazione non è rosea.
Infine, il comparto sonoro è eccellente, grazie a musiche sempre adatte alle varie occasioni e perfette per immergere il giocatore nell’atmosfera particolare del titolo.