Sviluppato da Aquire e pubblicato da NIS America e Nippon Ichi Software, Kamiwaza: Way of the Thief è uno stealth game proveniente direttamente dall’era della PlayStation 2 e completamente inedito per noi in Occidente. Noi abbiamo avuto il piacere di vivere la particolare avventura di Ebizo su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione.
Kamiwaza: Way of the Thief – Ladri nobili
Lo diciamo subito, uno degli elementi migliori di Kamiwaza: Way of the Thief è la trama. Le vicende raccontano della vita di Ebizo e la storia inizia proprio con una delle sue prime missioni, in un “colpo” che gli lascerà un profondo dolore ma anche il bene più prezioso di tutti. Ma procediamo con calma: Ebizo è praticamente un dilettante oltre a essere un nuovo membro di un gruppo di ladri (tali Silver Ravens) mossi da intenzioni nobili e impegnati in un periodo storico giapponese, il periodo Edo, dove, storicamente, la popolazione si ritrovò economicamente scossa e sbilanciata.
Lo scopo del gruppo era molto semplice: rubare ai ricchi per dare ai poveri, il tutto senza uccidere mai nessuno. Eppure, proprio durante il prologo dove, guidati dal nostro mentore Ainosuke (altro membro dei Silver Ravens e ladro con molta più esperienza di Ebizo), iniziamo ad apprendere le tecniche e i comandi base del gioco, i due si ritrovano davanti a una scena terrificante. Durante il colpo, alcuni membri del gruppo di “ladri nobili” decide di uccidere brutalmente i genitori di una bambina (Suzana). Costoro hanno violato una delle regole principali del gruppo, macchiando di sangue il nome dei Silver Ravens e andando oltre i propri limiti.
Ebizo è sconvolto, ma Ainosuke lo aiuta a fuggire e gli affida anche Suzana, la bambina, unica sopravvissuta dell’immotivata strage. Dopo un salto temporale, ritroviamo Ebizo notevolmente cambiato non solo esteticamente, ma anche spiritualmente: ha appeso il sacco da ladro al chiodo e ora ha un lavoro onesto seppur modesto. Inoltre, non è solo poiché Suzana vive con lui, Ebizo l’ha cresciuta come una figlia e il legame tra i due è innegabile. C’è però un grosso problema: Suzana è gravemente malata e i guadagni di Ebizo non sono più in grado di sostenere le spese mediche necessarie per aiutarla a trovare una cura efficace. Cosa fare?
Dopo aver ritrovato Suzana svenuta, Ebizo capisce che deve agire e di fretta. Indossa così nuovamente i panni da “ladro nobile” e, rinnovando il suo impegno nel non uccidere mai e nel rubare solo ai ricchi, torna in azione. Kamiwaza: Way of the Thief ha un plot narrativo efficace, che rapisce e che trascina grazie anche a un ritmo ben implementato e a un cast di personaggi a cui è difficile non affezionarsi. Ebizo stesso è un anti-eroe molto particolare e mosso da scopi lodevoli e che è pronto davvero a tutto per salvare chi ha a cuore. La trama è ben ramificata e la situazione andrà inevitabilmente a complicarsi con il ritorno di Ainosuke e man mano che andrai a fare colpi su colpi. Riuscirai a tenere fede al tuo codice? E se te lo stai chiedendo, sì: il gioco ha più di un finale.
Gameplay figlio del suo tempo
Kamiwaza: Way of the Thief ripesca a piene mani tutto il gameplay del titolo originale che, ricordiamo è datato 2006. Il gioco non nasconde affatto il peso degli anni e trascina con sé un modo di giocare e di comunicare il gioco fedele all’epoca ma oggi in parte dimenticato: si passa da personaggi che nel bel mezzo del discorso ci dicono come agire citando direttamente i tasti da premere a fasi di gameplay un po’ legnose (non sempre intuitive) e che richiedono impegno e pazienza per essere apprese come si deve.
Con l’analogico sinistro muoveremo Ebizo mentre con quello destro gestiremo liberamente la telecamera (che risulta essere abbastanza capricciosa soprattutto in ambienti chiusi e stretti). Con i direzionali destro e sinistro, cambieremo gli oggetti utilizzabili (utili per curarci, distrarre i nemici, ecc.) e che potremo, appunto, usare premendo il tasto X. I direzionali in alto e in basso serviranno invece a mascherarci e smascherarci. Questo elemento è estremamente utile per celare la nostra identità un caso dovessero vederci ma non è eterno e può rompersi.
Esistono vari tipi di travestimenti (differenti tanto nelle statistiche quanto esteticamente) e ognuno di loro ha una barra resistenza visibile a schermo e che appare a travestimento indossato. Se veniamo colpiti, la barra cala. Se la barra arriva a zero, il travestimento si rompe e diventeremo ufficialmente ricercati e inseguiti a vista.
Tornando ai comandi, col tasto “meno” potremo visualizzare la mappa che risulta abbastanza pratica, offrendo una panoramica utile e potenziata a sua volta da mini mappa essenziale in caso di fughe ad alta velocità. Al tasto A è affidato un doppio compito: selezionare un dialogo e interagire con un oggetto/persona o menare calci. Esatto, Ebizo può “attaccare”, ma ricordati che non può uccidere! Potrai quindi stordire gli avversari, ma questi si rialzeranno a quindi sconsigliamo un approccio diretto con le varie guardie/nemici presenti nei livelli.
Il tasto Y ci ricorda che Kamiwaza: Way of the Thief è principalmente un gioco stealth ed è (anche) a lui che è affidato il colpo “dell’arraffamento”: il comando principale con cui potremo raccogliere oggetti e fregare soldi dalle tasche dei vari personaggi (guardie incluse). Ed è sempre Y il tasto da utilizzare per rompere mascature o per fuggire (premendolo ripetutamente) quando veniamo catturati. In questo caso entrerà in gioco la barra della stamina (la barra arancione/gialla posta sotto quella dell’energia in alto a sinistra dello schermo) che diminuirà a seconda della resistenza richiesta per scappare. Se la barra si azzera, saremo inevitabilmente catturati.
ZR ci permette invece di muoverci in modo furtivo, facendo meno rumore e riuscendo così a passare più inosservati (grazie anche a una notevole lentezza di movimento). Col tasto B possiamo invece saltare e, se a questi segue il tasto R, potremo saltare ancora più in alto (tecnica utile per bypassare grossi ostacoli o saltare ampie distanze).
Il tasto R è ci aiuterà molto nella furtività più diretta. La sua pressione farà esibire Ebizo in capriole atletiche utilissime per schivare i nemici o i loro colpi. La sua pressione costante, vicino al muro, ci permetterà di strisciare contro di questi, con la possibilità (telecamera permettendo) di spiare dietro gli angoli. Il tasto ZL attiverà invece la visuale in prima persona, che può aiutarci a localizzare meglio alcuni oggetti (e che allo stesso tempo, confermerà l’anzianità grafica del titolo).
Con L interagiremo invece col nostro fidato sacco, potendolo lanciare (con tanto di mirino direzionale) o lasciare a terra a seconda dell’occasione. Il sacco è un elemento molto originale e interessante (lasciarlo a terra, ad esempio, può attirare, e quindi distrarre, potenziali nemici). Questi si gonfia man mano che lo riempiamo di oggetti e girare per la città con un sacco troppo “grosso”, rischia di dare nell’occhio e di allertare chi ci circonda (anche i semplici cittadini ci guarderanno con sospetto). Ma come si riempie il saccone di tesori? Molto semplicemente, arraffando tutto ciò che “brilla” su schermo. Il gioco ha una vastissima gamma di oggetti da scoprire e arraffare, così tanti che ha dedicato un’enciclopedia con il rispettivo valore in denaro.
Nel gioco, quindi, aspettati qualsiasi tipo di oggetto. Non tutti si arraffano con un colpo alla volta, alcuni necessitano più colpi (con tanto di barra di energia da azzerare) mentre alcuni sono posizionati in alto e qui dovrai saltare e arraffare insieme. Inoltre, il saccone non è infinito, ha un suo limite e quindi bisogna studiare bene cosa arraffare e quanto. Potrai comunque personalizzarlo e potenziarlo col tempo; potrai perfino utilizzarlo come arma, lanciandolo contro i nemici. In più, l’elemento strategico si fortifica ulteriormente quando dovrai arraffare oggetti appesi ai muri: per esempio posizionare il sacco a terra e iniziare a colpire gli oggetti posizionati in alto li farà cadere automaticamente dentro al saccone. Una nota: senza saccone, non potrai, ovviamente, rubare niente.
Da buon stealth game, il gioco ci offre diversi indicatori a schermo per tenere la situazione sotto controllo. Prima di tutto, in testa alle persone appariranno alcuni indicatori (come punti interrogativi o le Zzz) per farci capire se stanno dormendo, se hanno sentito dei rumori o se sono realmente allarmati. In più, avremo una piccola sfera verde posizionata in alto a sinistra che diventerà rossa quando saremo ufficialmente ricercati e indicando che nell’attuale mappa, c’è qualcuno (o più di uno) attivamente sulle nostre tracce.
Il gioco suggerisce di evitare un approccio diretto e lo consigliamo anche noi. Un singolo avversario si può affrontare facilmente ma già due insieme diventa decisamente più ostico. A tal proposito, il gioco ti fa selezionare tre diverse difficoltà a inizio partita con la più ardua che richiede una maggiore pianificazione dei movimenti.
Ma cosa succede quando si è individuati? Ogni volta che Ebizo entra nel raggio visivo di qualcuno, il gioco rallenta e il colore dello schermo vira sul rosso, offrendoci pochi secondi di tempo per reagire premendo il tasto R. Se reagiamo in tempo, potremo schivarli e ottenere punti stile. Concatenare questi punti, magari riuscendo anche ad arraffare soldi nel bel mezzo della schivata, ci farà ottenere una serie di combo e ancor più punti stile. Questi punti, potrai poi utilizzare per sbloccare nuove mosse legate alla furtività (e alcune sono semplicemente geniali).
Lo abbiamo già citato e sì, Ebizo può rubare soldi a guardie e passanti (c’è proprio un indicatore a schermo che ci dice quanti soldi hanno con loro) ma consigliamo di non essere troppo avidi. Possiamo svuotargli le tasche ma la vera sfida è nel non farci mai vedere, colpendo e ritirandoci velocemente più volte. Potremo anche disarmarli, rubando le spade ma questo richiederà ancora più tempo e colpi.
Un mini open world stealth
Le possibilità in Kamiwaza: Way of the Thief sono tante e te ne accorgerai quando accederai la prima volta al mini open world dove è situata la nostra casa. Qui potrai salvare il gioco manualmente (nelle altre occasioni, sarà il gioco a salvare automaticamente in determinati punti), dormire per recuperare le energie e/o far avanzare le ore (il gioco dispone di un ciclo giorno/notte con orario a schermo), personalizzare equipaggiamento, saccone e travestimenti e avere cura di Suzana. Quest’ultimo è molto importante: Suzana richiede cure costanti e come ti rapporterai con lei influenzerà inevitabilmente il finale del gioco.
Lo stesso mondo di gioco richiede attenzione quando gireremo per le strade. Oltre a non dare nell’occhio, bisogna stare attenti a ciò che si fa. Per le strade spunteranno presto dei cartelli la cui immagine indicherà proprio noi. Se inizialmente il ritratto non ci assomiglierà per niente, col tempo diventerà sempre più realistico e questo aumenterà la facilità con cui saremo riconosciuti. Considera che girare mascherati per la città non è consigliabile e anzi, aumenterà il sospetto. Quindi gireremo con la nostra faccia al naturale. Come risolvere a questo problema? Arraffando i cartelli, ovvio.
Oltre alla casa, altro luogo essenziale è il Thieve’s Bathhouse (sede di una sorta di gilda di ladri) dove potremo acquisire le varie missioni (rispettando gli orari), consegnare la refurtiva (in due modi diversi, uno ci fa ottenere punti style ed è decisamente originale), scambiare punti stile per imparare nuove skill e sbloccare nuove licenze e parlare con chi comanda ( che richiede anche dei tributi in denaro per i servizi che offre).
Per quanto riguarda le missioni, saremo onesti: potrebbero diventare presto ripetitive. Il level design dopo un impatto iniziale intrigante, si appiattisce abbastanza rapidamente (con alcune sorprese comunque degne di nota) mentre le missioni richiederanno quasi sempre di recuperare un determinato oggetto per poi uscire dalla mappa con la barra di energia non azzerata e il saccone ancora in spalla.
Ma il bello di Kamiwaza: Way of the Thief è nel “provocare l’utente”. Se è vero che per superare la missione basta soddisfare gli obiettivi, è altrettanto vero che il gioco ci mette sotto agli occhi un quantitativo immane di ricchezze luccicanti pronte a essere raccolte. Il gioco provoca la nostra anima arraffona e lo fa anche quando dovremo decidere come spendere le ricchezze, se per noi o se aiutare il popolo (altro fattore che influenzerà l’andamento della trama). Quanto riusciremo a essere fedeli ai nostri ideali considerando quanti potenziamenti il gioco ha da offrire?
La struttura ludica diverte, i suoi spunti originali funzionano e le meccaniche di gioco diventano presto una routine che o si ama o si odia. Le sfide aumentano di complessità man mano che si procede e scoprire nuovi modi di rubare, così come mettere alla pratica nuove tecniche o provare nuovi travestimenti, ci fornisce la sensazione di una crescita in game reale e concreta: da ladruncolo dilettante a grande esperto dell’arraffo. Ma ci sono alcuni ostacoli tecnici da dover affrontare.
Un gioco vecchio, ma divertente
Lo abbiamo già detto, uno dei problemi principali del gioco è la telecamera che bisogna imparare a giostrare, soprattutto in ambienti chiusi. Anche il frame rate non è sempre stabile ma quello che realmente ci fa storcere il naso è la facilità con cui il gioco rischia di diventare caotico. Basta poco per far degenerare la pace apparente di un’area. E quando a inseguirci sono tre o quattro guardie, dover litigare anche con la telecamera, complica le cose. Come detto però, è questione di abitudine e se si riesce a studiare bene la mappa e a padroneggiare le mosse in possesso di Ebizo, potrai riuscire a salvarti.
Inoltre, se cerchi il realismo e la precisione di alcuni attuali stealth game potresti rimanere deluso. Il gioco eredita alcune leggerezze dell’epoca ed ecco quindi nemici che ci sentono a distanza notevole e altri che ci passi davanti e sembrano non vederti. Anche le varie abilità non sono tutte intuitive o immediate e richiedono tempo per essere padroneggiate a dovere (ma fa parte del gioco e ci sta). Non sarà come il nuovo Hitman, ma Kamiwaza: Way of the Thief riesce a intrattenere e divertire a patto di accettare i suoi limiti.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Kamiwaza: Way of the Thief è datato. Parliamo a conti fatti di una remastered e concentrandosi sulla riproduzione di capelli e mani, ne ritroviamo più di una conferma. Già all’epoca di PlayStation 2, Kamiwaza non spiccava per la sua bellezza estetica ma quanto mostrato a schermo funzionava allora e funziona anche ora. Da evidenziare però la cura di alcuni dettagli, gli oggetti soprattutto, così come le espressioni… che nella loro pochezza, riescono comunque a comunicare bene lo stato d’animo dei personaggi e a intrattenere il giocatore.
Il sonoro è fedele all’originale e risulta gradevole, un po’ ripetitivo ma mai fastidioso. Molto buono il doppiaggio in lingua giapponese mentre segnaliamo che il gioco presenta sottotitoli esclusivamente in inglese (assente l’italiano). Kamiwaza: Way of the Thief funziona bene in entrambe le modalità per Nintendo Switch risultando un po’ più gradevole in portatile, laddove le dimensioni ridotte dello schermo celano di più l’anzianità estetica.