Si sa che i city builder, e i simulatori in generale, non sono titoli usuali e hanno un mercato di nicchia. Nel tempo sono stati diversi i giochi del genere che hanno saputo catturare l’attenzione degli appassionati; prendiamo ad esempio SimCity, Anno e Tropico. Si tratta di giochi che hanno definito un certo tipo di standard e ormai hanno abituato i più ad un certo stile. Ma non solo loro, anche titoli che propongono idee diverse, come Surviving Mars o Frostpunk (qui una notizia sul suo prossimo capitolo); proprio per questo motivo dopo aver provato Kapital Sparks of Revolution, pur avendo apprezzato l’ottima idea alla base, con una rappresentazione delle lotte sociali e di classe, ci siamo resi conto che purtroppo l’idea da sola non basta e forse Lapovich Team avrebbe potuto prendere maggiore ispirazione da altri titoli più rodati; si tratta di scelte ovviamente, però è sembrato un vero peccato non aver utilizzato al meglio il potenziale di un titolo che lascia poco o nulla al giocatore.
La trama
Sei il sindaco di una capitale e devi amministrare la città. Si tratta di gestire le situazioni di perenne crisi e conflitto tra le classi, assicurati di procurare tutte le risorse necessarie e costruire gli edifici strategici per la crescita e il mantenimento della tua popolazione. Dovrai praticamente attendere quando sarà la prossima crisi, questa è inevitabile e tu devi prendere delle importanti decisioni per riuscire ad andare avanti. In base a come ti comporterai i cittadini (divisi in nobili, borghesi e lavoratori) ti saranno fedeli e vorranno la tua testa e prenderanno d’assalto la sede di governo.
Devi gestire i bisogni e le necessità di una società da ricostruire, in un continente devastato dalla crisi più nera. Per fare questo serve la forza lavoro, e dovrai cercare di migliorare in fretta la situazione perché la rabbia monta facilmente. Kapital Sparks of Revolution ti chiede fino a quanto sei disposto a sacrificare per mantenere la pace nella tua comunità? A chi ti affiderai per portare avanti la gestione? Cercherai di essere come un principe (in senso machiavellico) oppure ti farai guidare dalle tue simpatie? Seguirai i bisogni dei lavoratori o asseconderai la visione dei nobili, intanto però vedi di non far dare il tuo palazzo alle fiamme.
Gameplay e meccaniche
Per un titolo classico come Kapital Sparks of Revolution, la formula di gioco non poteva non essere che tradizionale, con qualche piccolo tocco per dare parvenza di personalità al titolo. La giornata in città si divide tra il lavoro, il piacere e il riposo. Questi vengono divisi in scaglioni di 8 ore, durante il quale devi assicurarti di gestire al meglio la comunità. Gestire le tasse e adottare determinate politiche, innovarti attraverso la ricerca, gestire le migrazioni e fronteggiare eventi improvvisi che richiedono il sacrificio di parte delle risorse accumulate. Anche i cittadini hanno bisogno di svago e non solo di lavoro; sarà necessario fornire loro dei posti per l’intrattenimento come bistrot, pub, teatro, alloggi e tanto altro.
Accontentare tutti o solo alcuni
Come specificato, Kapital Sparks of Revolution divide i cittadini in tre classi socioeconomiche: nobili, borghesi e operai. Ogni classe sociale ha un ruolo specifico e man mano emergeranno anche altre figure che proporranno una loro visione per affrontare il presente e costruire un futuro e ognuno di loro è pronto a combattere per questo. Si tratta quindi di sapere gestire i bisogni e le necessità di ognuna delle classi e in base alle tue decisioni, il loro livello di fedeltà potrebbe salire o diminuire, così come la loro felicità se non ti prendi cura di fornire loro ciò di cui hanno bisogno.
Iniziando la campagna ci troviamo con risorse davvero limitate. Per recuperarne un po’ dovrai demolire i relitti di guerra, ottenere materiali e produrre legname. Dall’inizio ci troveremo già sommersi dalle prime richieste come quella di costruire una segheria, un deposito per il legname, alloggi e riparare la stazione del treno. Quest’ultima sarà necessaria per importare il grano e richiederà manutenzione per poter essere sempre efficiente. Tanti sono gli edifici disponibili, abbiamo dalle case per gli alloggi, ospedali, cimiteri, fabbrica di mattoni, fabbrica di alcolici, ecc.
Diversi limiti
Il problema però è proprio questo, sembra che il gioco dia l’impressione che il tuo obiettivo è mantenere una comunità serena cercando di accontentare le classi. In realtà però alla fine ti costringe a dedicarti agli interessi di una piuttosto che di un’altra classe, e ogni decisione comporta se decidere per il bene della città o secondo una tua morale ma alla fine ti troverai comunque una classe, o anche tutte e tre, contro di te. Non si tratta più quindi di amministrare una città ma di seguire i capricci e i bisogni di ogni gruppo e non importa quanti edifici hai costruito o cos’hai fatto, la rivolta sarà comunque dietro l’angolo perché qualcuno rimane scontento. Onestamente questa cosa ha mozzato un po’ lo scopo del gioco che dovrebbe essere quello di far prosperare la tua comunità spingendoti a trovare una chiave per gestire i vari problemi, invece non abbiamo margine di manovra, bisogna seguire un copione.
Sostanzialmente il gameplay di Kapital Sparks of Revolution è questo, cliccare col mouse e seguire i vari litigi tra classi, ogni tanto approvare una legge o acquisire nuove conoscenze; il gioco però rimane fin troppo statico e non offre molto se non compiti ripetitivi e tempi morti frustranti. Un avanzamento di gioco piatto che non ti consente di muoverti più liberamente, anzi ti viene imposto di eseguire le cose con un certo schema e soprattutto con le attese dei tempi di costruzione o manutenzione che si fanno più lunghi man mano che si progredisce. Avrei preferito modalità di gestione differente con tempi più snelli, invece qui ho avuto a volte la sensazione di giocare con un giochino sul cellulare, una di quelle app in cui entri un attimo, vedi se hai collezionato le risorse giuste per una struttura e una volta avviata la nuova costruzione ci rientrerai fra qualche ora.
La mappa poi si presenta davvero di dimensione ridotte per un gioco del genere. Per tale motivo cercare di creare una città con spazi ben organizzati diventa fastidioso, visto che la quantità di terreno per costruire è davvero limitato. Il gioco inoltre non presenta la possibilità di ruotare la telecamera, cosa che si è rivelata un grosso punto a sfavore e una grave mancanza in un titolo del genere. Le persone inoltre non apportano alcun contributo al gioco se non quello di mero riempimento, tranne nei casi in cui parte una qualche rivolta e allora vedremo un gruppetto unito che vorrà incendiare il nostro palazzo. A parte questo però non c’è altro, manichini che vagano da un punto all’altro con qualcuno che svolge azioni semplici e ripetute fino alla sera quando tutti andranno a dormire.
Tecnicamente parlando
Quello che ci ritroviamo è un gioco che vuole farci gestire una città che purtroppo però non riesce a mettere bene insieme tutti gli ingredienti, pertanto non offre un’esperienza significativa al giocatore. Di Kapital Sparks of Revolution abbiamo discusso sul gameplay troppo statico e con diversi momenti vuoti. Unendo tutto questo ad un comparto grafico che non è per nulla incisivo, dove nonostante i colori e la buona definizione non colpisce affatto, e presenta anche alcune icone forse troppo piccole. A livello di sonoro invece non propone niente di eccezionale ma riesce comunque a fare il suo lavoro e riempie bene il contesto con suoni delicati che spezzano i momenti della giornata e altri pochi suoni ambientali; diciamo che si poteva osare qualcosina di più e invece si è preferita la via di realizzare un gioco ancora allo stato grezzo, e soprattutto un titolo che appare già datato e che è ancora lontano dagli standard del genere e non riesce nell’impresa di fissarne di nuovi.
Alla fine, è un gioco sull’amministrazione di una città che cerca di dare un tocco di innovazione attraverso l’implementazione di alcune dinamiche di gioco, che alla fine non incidono più di tanto. Non si tratta di un gioco pessimo, ma non lo definiremmo nemmeno buono. Lo vediamo più come uno spreco di potenziale e come l’essersi accontentati di un gioco incompleto e che certamente è ancora lontano dai capisaldi del genere.