Kena Bridge of Spirits ha avuto subito il merito di conquistarsi un posto tra i primi titoli presentati ufficialmente per PlayStation 5. Nonostante la sua natura da prodotto indipendente, il gioco di Ember Lab ha conquistato immediatamente i cuori degli appassionati, grazie al suo stile artistico che ricorda un po’ i film animati Pixar e un sistema di gioco che ha preso il meglio del genere degli action adventure.
A distanza di qualche tempo dal primo annuncio, e con un paio di rinvii alle spalle, Kena è finalmente arrivato per PC, PlayStation 4 e PlayStation 5 mantenendo gran parte delle sue promesse e, in certi casi, offrendo persino anche una qualità sorprendente. Non mancano i difetti, presumibilmente dovuti più alla natura del progetto che ad errori dello sviluppatore, ma in ogni caso posso già anticiparti che si tratta di un’avventura che merita di essere vissuta.
Kena Bridge of Spirits – Recensione: una fiaba d’altri tempi
Kena Bridge of Spirits ci mette nei panni dell’omonima protagonista: uno spirito guida che, sulle orme del padre, cerca di scoprire perché un villaggio in una terra sconosciuta è stato abbandonato, mentre gli spiriti dei suoi abitanti vagano erranti tra il mondo dei vivi e l’aldilà. Compito della giovane Kena è arrivare al Sacro Santuario della Montagna ed eliminare la corruzione che devasta la foresta e il villaggio abbandonato.
Il pretesto narrativo del gioco ci mette di fronte ad un’avventura dai tratti tradizionali: Kena Bridge of Spirits è un action adventure fortemente incentrato sull’esplorazione e la narrativa, senza disdegnare tuttavia dei combattimenti con un livello di sfida rilevante. Prima di passare però all’analisi del gameplay, possiamo dire che la storia segue il filone classico di racconti di questo genere: su molti aspetti ispirata alle tradizioni orientali, parla di rapporti dimenticati, amicizia, amore e fratellanza.
La semplicità dei dialoghi non è un peso, anzi conferisce maggior coerenza a quella che è la filosofia dell’intera produzione, che si prefigura come una fiaba dai tratti delicati e in certi casi anche commoventi. Nel corso dell’avventura, nei panni di Kena faremo la conoscenza di spiriti di persone che hanno perso qualcosa e stanno cercando disperatamente di ritrovarla prima di lasciarsi finalmente andare al mondo dell’aldilà.
Non siamo di fronte a storie particolarmente innovative ma, per come vengono raccontate e sono recitate dagli attori che prestano le loro voci ai relativi personaggi, sono capaci di catturare l’attenzione e spingerci a fare di tutto per non deluderli. Il ruolo di Kena diviene via via sempre più centrale per scoprire la verità sul misterioso e al contempo delizioso villaggio abbandonato, che sembra sparito nel nulla in modo quasi inspiegabile. Il carisma dei protagonisti, scoprirai presto, può valere da solo il prezzo del biglietto.
Kena Bridge of Spirits – Recensione: un mix di diverse cose che funziona bene
Il sistema di gioco di Kena Bridge of Spirits prevede l’utilizzo di un bastone come arma primaria, che nel corso dell’avventura si trasformerà anche in un arco magico, per un combat system tipico del genere di appartenenza. Agli attacchi leggeri e pesanti, si affianca un sistema di difesa che fa utilizzo di uno speciale scudo magico e anche dell’ormai tradizionale Parry nel caso si riesca a respingere un colpo nemico con il tempismo giusto.
Sebbene non offra chissà quali spunti di profondità, i combattimenti sono frenetici e divertenti, oltre ad essere particolarmente impegnativi in alcune fasi del gioco, a meno che non si scelga il livello di difficoltà più basso che rende l’intera avventura una passeggiata. Elemento fondamentale non solo degli scontri, ma anche di tutta l’esperienza ludica, sono i Rot: delle piccole creature spiritiche che potremo raccogliere nel corso della storia e che ci saranno utili in diverse occasioni.
Nel corso del combattimento, ad esempio, potremo utilizzarli per distrarre l’avversario oppure combinarli con una delle nostre armi a disposizione per scatenare attacchi più potenti. Attenzione però: l’utilizzo dei Rot è soggetto a una dose di coraggio che dovremo infondere loro colpendo i nemici. Alle creature è associata infatti un’azione o più utilizzabili nel corso della battaglia che si ricaricano ad ogni colpo subito dagli avversari o raccogliendo degli oggetti speciali che verranno espulsi mirando a punti specifici dei loro corpi.
Questo significa che nei livelli di difficoltà normali, l’utilizzo dei Rot dovrà essere gestito con cautela e molta attenzione, per due motivi: il primo è che il loro supporto diviene fondamentale specialmente per eliminare i vari boss che incontreremo nel corso dell’avventura; il secondo invece è una diretta conseguenza e riguarda i punti salute della protagonista.
Scoprirai presto che nel corso del combattimento non avrai alcun modo per curarti, salvo sfruttare i Rot per raccogliere dell’energia spirituale da appositi fiori disseminati sul campo di battaglia. Fai attenzione però: puoi utilizzare ogni fiore una volta soltanto, è necessario utilizzare un’azione che non puoi dunque sfruttare contro i nemici e soprattutto i fiori a disposizione sono veramente pochi. E possiamo dire che la difficoltà dello scontro è anticipata dalla quantità di piante curative che vedrai comparire: tre fiori, ad esempio, indicano una battaglia che ti darà davvero filo da torcere.
Ci colleghiamo quindi al discorso della difficoltà e ci sono un paio di considerazioni da fare. La prima, positiva, è che il livello di sfida non è mai banale e cresce conseguentemente al progredire dell’avventura e alla naturale evoluzione della protagonista, grazie ad abilità e armi che possono essere potenziate. Non si tratta di battaglie proibitive, sia ben chiaro, ma invitano a non tenere mai bassa la concentrazione, anche se le ambientazioni magiche e fiabesche potrebbero talvolta invitare al contrario.
La seconda considerazione, negativa, è relativa al bilanciamento di questa difficoltà. Probabilmente pesa un po’ l’inesperienza dello sviluppatore, ma si poteva fare di più e di meglio per bilanciare il grado di sfida di alcuni scontri rispetto ad altri. In alcune situazioni, scoprirai che eliminare il boss di turno è solo questione di pazienza e può andare facilmente giù alla prima occasione. In altre si nota un picco quasi spiazzante, a cui è difficile porre rimedio perché non si tratta certo di un gioco di ruolo con punti statistica da spendere a suon di combattimenti.
L’unica cosa da fare è mettersi lì e con grande attenzione sfruttare tutte le abilità a propria disposizione in quel momento. Precisiamo, è veramente difficile pensare di rimanere bloccati in un punto del gioco, ma con alcuni boss ho dovuto ricaricare anche 4 o 5 volte prima di riuscire a sconfiggerlo. Se avere un po’ di sfida è sicuramente piacevole per i giocatori più esperti, sarebbe stato gradito un maggior equilibrio, anche perché scoprirai come un boss successivo a quello che hai già sconfitto potrebbe apparirti più debole e facile da battere. Anche questo è spiazzante.
Kena Bridge of Spirits – Recensione: focus sull’esplorazione
Uno degli aspetti migliori di Kena Bridge of Spirits è sicuramente l’esplorazione del mondo di gioco, che riveste un ruolo centrale in tutta l’esperienza. La prima scelta intelligente di Ember Lab è stata sicuramente quella di non scadere nell’ennesimo open world uguale a decine di altre produzioni: il concetto di perlustrazione del gioco si limita infatti a strade aggiuntive a quella necessaria per far proseguire la storia.
La sensazione perenne è quella di un pacchetto ben confezionato che spinga l’utente alla curiosità senza rischiare di diventare dispersivo e ridondante: anche perché alcune zone sono inizialmente bloccate e si aprono solo dopo aver proseguito la storia. In ogni caso, esplorare in Kena Bridge of Spirits è un’esperienza stimolante, perché mette a contatto con le attività secondarie previste dal gioco.
Non si tratta di vere e proprie quest, tanto che non vengono neanche segnalate dal titolo che si limita a porre come obiettivi solo e soltanto la trama principale, ma di oggetti da raccogliere che offrono un plus interessante all’esperienza. Imitando un po’ il sistema dei Pikmin, possiamo ad esempio scovare altri Rot scomparsi che, messi insieme, accrescono il livello di tutto il gruppo così da avere più azioni da utilizzare in battaglia.
Ci sono delle lettere dimenticate da riportare nelle rispettive cassette della posta, in modo da mostrarci un piccolo evento secondario di chi viveva in quella casa per aggiungere “lore” a tutta l’avventura, santuari da ripristinare e persino punti di meditazione, in stile Ghost of Tsushima, che permettono al contempo di aumentare il livello massimo della salute.
È qui insomma che Kena Bridge of Spirits si mostra definitivamente nell’insieme: un po’ Zelda, un po’ Uncharted, un po’ altri generi che si mischiano regalando un mix coerente e mai banale. Non aspettarti picchi di qualità: gli enigmi ambientali, risolvibili con il supporto dei Rot, sono veramente semplici e ripetitivi alla lunga. Le fasi di platforming sono altrettanto elementari e a volte scadono in errori banali, soprattutto in termini di collisioni, con scelte di game design discutibili.
Sono queste cose che non permettono principalmente al gioco di ambire a voti più alti rispetto quello che vedi in fondo a questa recensione. Detto che Kena Bridge of Spirits preferisce concentrarsi su altro: regalare al giocatore un’esperienza di gioco in un mondo magico e straordinariamente costruito. I difetti citati ci sono ed è inutile negarli, specialmente per gli utenti più esperti e attenti, ma è proprio il mix complessivo, calato all’interno di questo lussureggiante piccolo spazio perfetto per un inizio di autunno, a rendere il progetto assolutamente vincente.
Parlando infine di cose più fredde: l’aspetto tecnico di Kena Bridge of Spirits è un altro dei punti a favore della produzione. Lo stile molto vicino ai film Pixar è azzeccato ed è aggraziato da un aspetto visivo che trova massima espressione di sé nella modalità Performance: i 60 FPS donano una grazia estetica da titoli dal budget più alto, quando al contempo delude la modalità Qualità. Il passaggio al 4K nativo e la riduzione degli FPS a 30 per secondo non giustifica la scelta, dato che non si vedono purtroppo evidenti passi in avanti rispetto l’altra opzione.
Il tutto è impreziosito da una colonna sonora dai toni orientaleggianti, che ben si sposa a quella che è l’ambientazione del gioco, capace di ricordare molte volte alcuni dei luoghi naturali più affascinanti delle penisole asiatiche. Perfetta per l’occasione e mai ripetitiva, andrai subito a cercarla per ascoltarla nel tuo tempo libero. Buono e ben recitato il doppiaggio in lingua inglese.
Kena Bridge of Spirits è disponibile per PC (Epic Games Store), PlayStation 4 e PlayStation 5.