Erano gli anni 80 ed era possibile trascorrere delle memorabili ore davanti ai cabinati delle sale giochi scambiando il proprio denaro con i tanto ricercati gettoni, ma qualcuno ha realizzato un gioco ragionando fuori dagli schemi. Nel corso degli anni abbiamo visto arrivare sul mercato diversi titoli dai generi più disparati e a prescindere dalla categoria d’appartenenza erano tutti “rigiocabili”. Ricominciare un videogioco dopo averlo completato era come sfidare se stessi e spesso si potevano trovare i più abili giocatori immersi nei cabinati nel tentativo di completare il titolo nel minor tempo possibile.
Le partite in cui tutto viene fatto con estrema velocità sono dette “RUN” appunto perché non bisogna mai fermarsi e/o perdere tempo in cose futili. Ovviamente chi riusciva a completare determinati titoli prima di chiunque altro, trovava il suo nome nella classifica mostrata dal cabinato e chiunque poteva provare a battere il tempo. Come ti ho detto pocanzi però, c’è stato qualcuno che ha pensato di realizzare un titolo del tutto innovativo e a mio avviso anche parecchio frustrante. Il titolo in questione si chiama Killswitch ed è stato prodotto in un numero limitatissimo di copie, alcune delle quali adesso risultano distrutte.
La leggenda di Killswitch vive ancora
Le persone che sono riuscite a giocare a Killswitch sono veramente poche a causa del limitato numero di copie prodotte, ma a quanto sembra alcuni giocatori fortunati hanno deciso di non avviare mai il titolo e conservarlo come pezzo da collezione. Killswitch può essere completato soltanto una volta e il motivo è presto detto. Il team di sviluppo Karvina Corporation ha pensato di rendere unico nel suo genere il loro progetto e per farlo hanno pensato di inserire l’autodistruzione che si attiva una volta completate tutte le missioni.
Tuttavia sembra che il gameplay non fosse poi così facile, infatti, dopo aver scelto il proprio avatar tra un demone Ghast, invisibile persino al giocatore, e Porto, una donna umana visibile, il nostro compito era quello di fuggire dalla miniera infestata da creature che ci ostacoleranno durante la nostra risalita. Una volta arrivati in superficie Killswitch si autodistruggeva e ciò impediva il recupero dei dati di salvataggio e la copia dei dati del gioco nel caso in cui qualcuno cercasse di salvarli per ricominciarlo.
Ogni titolo appartenente al mondo videoludico ha i propri fan e per quanto riguarda Killswitch, un certo Yamamoto Ryuichi ha sborsato un’importante somma di denaro per acquistare una copia del gioco su Ebay. L’utente ha dichiarato che l’acquisto era mirato alla realizzazione di una serie di video-gameplay, ma a quanto sembra il contenuto non è mai stato ultimato e i primi video sono stati rimossi da Ryuichi stesso perché quasi sempre scoppiava in lacrime a causa delle difficoltà che incontrava nel superare i livelli.
Peccato che fosse soltanto un bel racconto
Eh già, questa storia ha appassionato diversi videogiocatori che hanno anche cercato di acquistare le ultime copie del titolo, ma dietro la leggenda, in realtà, si cela una grande menzogna. A partire dal nome del team di sviluppo, fino alla questione dell’autodistruzione, tutta la storia è stata inventata di sana pianta da una scrittrice che grazie al passaparola è riuscita a far fare il giro del mondo alla storia. Ad oggi esistono stralci di gameplay su alcuni siti che ritraggono delle scene di Killswitch, ma la storia completa del videogame autodistruttivo la si può trovare sul sito The Invisible Games.