Kim Kitsuragi è il co-protagonista del pluripremiato, ai The Game Awards, Disco Elysium, un gioco punta e clicca del 2019 che ad oggi è considerato un capolavoro. Lui è uno dei primi personaggi che incontriamo, un detective del Distretto 57 della RCM che affianca il protagonista in un’indagine riguardo un misterioso omicidio.
Ci si presenta senza troppe cerimonie, con aria professionale e distante, interessato a risolvere il caso senza voler scavare troppo a fondo nei problemi mentali che affliggono il protagonista e lo lasciano perplesso il più delle volte. Molti dei dialoghi con lui saranno tentativi di riportarci sulla retta via e di farci concentrare sul nostro vero scopo, mentre dall’altra parte noi proviamo a coinvolgerlo in siparietti simpatici e idee sciocche, spesso senza ottenere riscontro. Kim appare come una persona inespressiva, che comunica spesso a gesti e poco disposta a mostrare emozioni.
Kim Kitsuragi: la voce della ragione che nasconde un bisogno di comprensione
I personaggi di Disco Elysium sono tutto tranne che superficiali, e per quanto riguarda Kim l’argomento è ancora più complesso. Se da una parte abbiamo Harrier Du Bois che sì, ha perso la memoria e non sa più qual è il suo posto nel mondo, ma si esprime molto chiaramente mostrando il suo carattere in maniera esibizionista e talvolta esagerata, dall’altra il detective che gli fa da spalla tenta il più possibile di nascondere il suo lato più umano, evitando argomenti che vadano troppo sul personale e attenendosi rigorosamente al caso.
Durante il gioco apprenderemo di tanto in tanto informazioni sul passato di Kim e su quello del mondo che ci circonda, che nel frattempo è andato avanti lasciandoci indietro a cercare di recuperare i nostri ricordi. Sappiamo che le sue origini non sono esclusivamente di Revachol, città che una volta era il centro del mondo e che adesso è l’eco di una rivoluzione, e che per questo motivo il suo passato non è per niente rose e fiori, così come il suo presente.
L’amore non corrisposto per la patria
Oltre ad essere per metà seoliano (originario di una città ispirata all’Asia) e non sentircisi affatto, Kim Kitsuragi afferma anche di essere omosessuale: come c’è da aspettarsi, questo è un mix che fa storcere il naso ai personaggi più bigotti e conservatori, ma nonostante tutto lui è fedele a Revachol e ai suoi valori, perché resta il luogo che l’ha cresciuto e a cui si sente di appartenere.
Il modo in cui scegliamo di interagire con lui è quasi interamente a nostra scelta, tanto che ad un certo punto del gioco ci verrà data la possibilità di comportarci in modo pessimo e di insultarlo per la sua etnia, cosa a cui ovviamente non reagirà bene. Se invece sapremo prenderlo per il verso giusto, avremo anche l’onore di vederlo lasciarsi andare un po’ di più, dandoci corda e mettendo per un attimo da parte la sua personalità sempre seria e professionale.
Il rapporto tra Harry Du Bois e Kim Kitsuragi si evolve durante il gioco fino a cessare di essere soltanto un legame professionale e più una vera amicizia, nonostante le problematiche e i caratteri decisamente opposti. Entrambi imparano ad accettare l’altro per quello che è, condividendo esperienze profonde così come i semplici momenti mondani che inevitabilmente li legano per tutta la durata dell’indagine.
Seppure diversi in ogni altro campo, Kim e Harry fuggono allo stesso modo da un passato che li ferisce e che cercano di dimenticare diventando versioni migliori di loro stessi, e forse anche per questo finiscono inconsciamente per essere così affini, nonostante il primo incontro sia soltanto un mix di stranezze e incomprensioni.