King of Seas è un action RPG tenuto d’occhio da tutti i giocatori che apprezzano il tema piratesco. Un gioco di ruolo ambientato tra i mari, infatti, non è troppo comune, dato che tendenzialmente gli sviluppatori preferiscono scenari più blasonati, come la fantascienza o il fantasy. Persino in casi, più unici che rari, come quello di Pillars of Eternity II (di cui trovi la nostra recensione) la componente navale resta sempre secondaria e poco sviluppata.
Negli ultimi anni, poi, abbiamo visto anche titoli come Assassin’s Creed o Sea of Thieves puntare tutto sull’atmosfera piratesca ma, in questi casi, non siamo davanti a GDR. Se quindi cercavi un gioco di ruolo in senso stretto, che ti permettesse di salpare tra i mari, allora King of Seas potrebbe essere quello che stavi cercando.
Molti giocatori, dando un’occhiata rapida e distratta, hanno immediatamente bollato il titolo come un clone di Sea of Thieves ma, in realtà, siamo davanti a un’esperienza che si discosta molto dalle avventure piratesche di casa Microsoft. Le meccaniche di gioco e il focus dell’esperienza sono infatti molto diversi. Ma bando alle ciance e vediamo se vale la pena impugnare la sciabola e issare le vele.
Dalle stelle alle stalle
La trama di King of Seas potrebbe essere riassunta così, dato che ci mette nei panni di un principe (o una principessa) che si trova forzatamente a diventare un pirata. Durante il diciottesimo compleanno, infatti, il protagonista deve compiere un breve viaggio come capitano di una nave, consegnando delle merci.
Durante questo passaggio alla maggiore età, però, la nave viene intercettata e affondata dalla Marina Reale che incolpa ingiustamente il principe di aver ucciso il re per salire al potere. Senza nemmeno un processo, quindi, la nave viene subito affondata, in modo da uccidere il giovane erede al trono e tutta la ciurma.
Per fortuna, però, il principe viene salvato da alcuni pirati che si trovavano a passare di lì. Dopo essersi svegliato il giovane capisce di essere stato vittima di un complotto più grande, ordito da qualcuno che chiaramente ha intenzione di salire al potere. Per scoprire la verità, quindi, si unisce ai pirati e inizia a indagare.
Da qui in poi, la trama prosegue in modo abbastanza lineare, riuscendo a intrattenere ma mai brillando per complessità. Più che altro, parliamo di una contestualizzazione narrativa interessante, ma che può essere abbandonata momentaneamente per seguire le varie missioni secondarie.
Oltre all’intreccio di fatti, anche i personaggi non sono troppo caratterizzati, restando forse fin troppo piatti. Il protagonista, ad esempio, accetta di buon grado la sua nuova vita da pirata, senza farsi troppi problemi ad affondare navi della Marina Reale o senza pensare troppo alla morte del padre. Allo stesso modo, le missioni secondare si limitano a essere attività poco approfondite, senza troppi fronzoli narrativi. Parliamo quindi di un titolo leggero, che non cerca di emozionare troppo.
Una nave da livellare
Ciò che rende così originale King of Seas è il suo comparto ruolistico molto marcato. Alla base, il gioco può essere definito come un action RPG, dove le statistiche e l’equipaggiamento fanno tutta la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Come sempre, in questi casi, gestire e potenziare il nostro personaggio diventa la base del senso di progressione che ci accompagna per tutta la durata dell’esperienza. In questo caso, però, il classico eroe è sostitutito dalla nostra nave.
Questa, infatti, può essere scelta tra diversi tipi di imbarcazioni, ognuna con caratteristiche diverse (numero di cannoni, velocità, salute, ecc) e, alcuni casi, con diverse abilità equipaggiabili. Dopo aver selezionato la nostra nave è poi possibile modificarne diverse parti, che di fatto diventano pezzi di equipaggiamento, con statistiche più o meno influenti. Ad esempio, è possibile ottenere diversi tipi di Polena, Scafo, Ciurma, Cannoni e molto altro.
Oltre alle statistiche ottenute dall’equipaggiamento, che restano soprattutto passive, è poi possibile equipaggiare la propria nave di ben quattro abilità attive. Queste sono gestite da un sistema di cooldown e hanno gli effetti più disparati, che vanno dai semplici danni, ai DoT, passando per debuff e molto altro.
Non solo. I danni possono essere diretti verso tre bersagli: le vele, lo scafo e la ciurma. Distruggere le prime, riduce grandemente la mobilità della nave; lo scafo rappresenta la salute vera e propria della nave; infine la ciurma può essere decimata per rallentare le azioni attive, come sparare dai cannoni. Tutto questo, come ogni GDR che si rispetti, vale anche per la nostra imbarcazione.
Se nel caso dei combattimenti più semplici tutto ciò è irrilevante, diventa invece utile sfruttare queste meccaniche nel caso di scontri con navi più forti della nostra o con lo scafo particolarmente resistente. Questi tre bersagli, peraltro, non sono danneggiabili soltanto con le abilità attive, ma anche con le normali palle di cannone.
I nostri attacchi più frequenti, infatti, saranno quelli dei cannoni ai lati della nostra nave. In questo caso, il danno viene influenzato dalle statistiche dell’equipaggiamento, dai cannoni e delle palle equipaggiate e dal livello delle navi stesse. Durante il combattimento, peraltro, è possibile scegliere uno dei tre tipi di palle di cannone, che danneggiano i tre bersagli citati. Va detto che il titolo non propone un sistema di mira, ma consente solo di sparare a sinistra o a destra della nave, in linea retta. Un’ottima decisione, che strizza l’occhio alle statistiche e all’equipaggiamento.
Oltre a tutto questo, salendo di livello è possibile spendere dei punti in tre alberi di abilità, che ancora una volta possono influenzare grandemente le nostre azioni in combattimento, uniti all’equipaggiamento e al tipo di nave utilizzata. Nel complesso, quindi, King of Seas presenta un comparto ruolistico davvero niente male, che permette di personalizzare la propria imbarcazione con una discreta profondità. Certo, non raggiungiamo vette di eccellenza paragonabili a quelle dei GDR più complessi, ma il risultato finale è comunque soddisfacente.
Quindi, come si spara?
Tutta la parte ruolistica di King of Seas è poi inserita in una classica struttura da GDR che, forse, in questo caso è ridotta fin troppo all’osso: si parte da un insediamento, si accettano missioni (principali o secondarie) e si salpa verso la destinazione segnata sulla mappa, per poi ripetere nuovamente il processo.
Le missioni, purtroppo, tendono a essere molto simili tra loro: quelle principali hanno incarichi poco vari e quelle secondarie possono persino essere uguali, ma in luoghi diversi (per esempio, può ripetersi la richiesta di consegnare una lettera a un cartografo, sempre diverso). King of Seas, quindi, punta tutto sul suo comparto ruolistico e action, rendendo il mondo di gioco una mera contestualizzazione per spingere il giocatore nel classico loop di combattimenti e potenziamenti.
Anche la stessa mappa di gioco, di fatto, resta praticamente priva di interazioni degne di nota. Tra i mari è possibile trovare casse di oggetti, barili da evitare o eventi atmosferici, ma nulla che possa essere davvero preoccupante. Allo stesso modo, l’interazione con le isole si limita a dialoghi e menù. Questa è chiaramente una scelta degli sviluppatori ma, nel lungo periodo, rischia di rendere l’esperienza ripetitiva per i giocatori più esigenti.
Per fortuna, i combattimenti tra i mari aiutano e tenere lontana la noia, grazie a una buona dose di sfida, anche a difficoltà normale, che costringe a sfruttare al meglio le meccaniche di gioco, considerando anche il posizionamento della nave e la direzione dei cannoni nemici.
A questo contribuisce anche il sistema di guida dell’imbarcazione: con l’inclinazione della levetta si sceglie la direzione, mentre con L1 e R1 si chiudono o aprono le vele. Avere tutte le vele aperte ci farà andare più veloci, a discapito della precisione nelle virate e, viceversa, chiudendo le vele si girerà in modo più agevole. Questa meccanica, neanche a dirlo, diventa particolarmente utile nei combattimenti, quando vale la pena prendere in considerazione la posizione dei nemici e la loro direzione.
Nel complesso, King of Seas è un GDR Action “senza infamia e senza lode”, in grado di divertire grazie a un gameplay diverso dal solito e a un piacevole twist ruolistico sulla classica atmosfera piratesca. Il sistema di combattimento è sicuramente il piatto forte del gioco, dato che si basa interamente su meccaniche profonde e ben costruite.
Tutto questo, però, poggia su una struttura fin troppo ripetitiva, che riduce all’osso il classico loop di gameplay tipico dei GDR. Per questo motivo, King of Seas è divertente per brevi partite, ma rischia di annoiare presto i giocatori esigenti che cercano un gioco di ruolo adatto a lunghe sessioni di gioco.
Bello ma non bellissimo
Il comparto tecnico di King of Seas è bello da vedere, pur non riuscendo a eccellere. Le ambientazioni e i modelli sono spogli e poveri di dettagli ma lo stile cartoonesco e colorato, unito all’inquadratura isometrica permette comunque di avere un risultato godibile. Allo stesso modo, effetti di luce e animazioni sono accettabili e fanno bene il loro lavoro.
Il già citato comparto artistico vanta uno stile cartoon che ben si sposa con la trama spensierata e leggera e, come accennato, contribuisce a rendere il mondo di gioco più bello da vedere.
Infine, il comparto sonoro è ottimo, grazie a diverse musiche sempre adatte alle varie occasioni e piacevoli da ascoltare. Gli effetti sonori di abilità, impatti e centri abitati restano comunque piacevoli.