Ripercorriamo insieme la storia di questa incantevole saga
Ci sono storie che, nel bene o nel male, rimangono impresse nella nostra mente, divulgandosi lentamente ma inesorabilmente nella parte più intima del nostro essere, fino a circoscriverci e fare di noi ciò che siamo.
Da eoni l’essere umano è e sempre sarà la somma della realtà, vera o fittizia che sia, che lo circonda e, soprattutto, delle proprie passioni. Le storie, che siano fantastiche o basate su un qualche piccolo spiraglio di verità, portano sempre con sé un carico di informazioni ed emozioni smisurato, che segnano un solco indelebile nel cuore sia di chi sarà così coraggioso da narrarle sia dei fortunati ascoltatori. Del resto, anche nell’era antica, un cantastorie rappresentava un personaggio dal fascino impagabile, visionario, ma comunque attorniato da un’aura di solenne maestria come pochi altri. L’evoluzione della civiltà, nel corso dei secoli, ha aperto le porte ad una forma di informazione quasi illimitata, che ha di fatto ampliato a dismisura le possibilità e la metodologia con le quali è possibile fare informazione.
Le storie belle, quelle ci fanno piangere, quelle che ci emoziono davvero, per capirci, non sono per forza quelle che troveremo in un vecchio libro di storia o in una lettera d’amore, ma possono apparire di fronte a noi in qualunque modo e da qualsiasi fonte; l’importante è saperle afferrare al momento giusto.
I videogiochi come forma d’ispirazione
Il mondo dei videogiochi, ad esempio, fin dall’alba dei tempi ha sempre saputo stupire, facendo aprire il nostro cuore dinnanzi ad una mole smisurata di storie, personaggi e racconti incredibili, capaci di far sognare anche il più triste degli individui.
Tra le numerose perle, spesso di stampo nipponico, che hanno deliziato le nostre giornate e che ricordiamo con solenne nostalgia, ritroviamo sicuramente Kingdom Hearts, la geniale saga creata nel lontano 2002 da Tetsuya Nomura, capace di fondere incredibilmente l’universo Disney, quindi con annessi regni incantati, cattivi dal cuore pregno di oscurità, principesse ed eroi senza tempo, ed il fascino palpabile dei giochi di ruolo giapponesi. Gran parte del successo di cui oggi la saga gode è sicuramente attribuibile ad una storia di fondo che, nonostante la confusione con la quale viene narrata, riesce a perforare in un batter d’occhio anche il più duro dei cuori. È una storia di amore, di amicizia, di tradimento. Luce contro oscurità, bene contro male: una lotta continua e senza fine, combattuta da eroi improbabili (Pippo, Paperino, Topolino e chi più ne ha più ne metta), ma che ha saputo rapire i videogiocatori di tutte le età come nessuno mai.
Del resto, già solamente il nome che porta è un chiaro segnale dell’epica romanticità di cui la saga è pregna: il Regno dei Cuori, un regno luminoso, ma minacciato da un’oscurità tanto profonda quanto enorme.
Kingdom Hearts è più di un semplice videogioco
La storia di Kingdom Hearts è dannatamente complessa, nonostante ci si presenti sotto le finte sembianze di un semplice racconto con protagonisti bambini spensierati e dal cuore d’oro.
Carpire ogni sfaccettatura dell’immaginario creato da Nomura-san è davvero complesso e la frammentata distribuzione con cui i vari titoli del brand sono stati rilasciati non ha di certo aiutato in tal senso. Basti pensare che i titoli “numerati” della saga sono soltanto due, Kingdom Hearts e Kingdom Hearts II (con il terzo in arrivo quest’anno), ma il counter reale dei titoli del brand sfiora la cifra tonda. Escludendo i due capitoli “principali”, infatti, nel corso degli anni sono stati rilasciati diversi capitoli (e su diverse console): Chain of Memories, 358/2 Days, Re:coded, Dream Drop Distance, Birth by Sleep, Birth by Sleep 0.2, il capitolo mobile “X” ed il cortometraggio in computer grafica Back Cover. Guai, però, a pensare che questi capitoli siano marginali ai fini della comprensione della storia: ognuno di essi aggiunge o chiarisce pezzi importanti del racconto e tutti risultano dunque equamente importanti sotto questo aspetto.
La storia del gioco, contrariamente a quanti di voi potrebbero pensare, non parte con l’incipit narrativo cui abbiamo assistito all’inizio di Kingdom Hearts I con Sora, Riku e Kairi già nelle vesti di protagonisti, bensì mille anni prima, ed a raccontarcelo è proprio il capitolo “X” ritoccato nel corso degli anni e divenuto una spartiacque fondamentale ai fini della conoscenza dell’universo di Kingdom Hearts.
Luce ed Oscurità, bene e male, vita e morte
L’incredibile epopea nel Regno dei Cuori inizia proprio in un luogo che porta, con tutta la fierezza possibile, proprio questo nome. Kingdom Hearts è un luogo magico, saturo di luce e che proprio grazie all’immensa luminosità di cui gode rappresenta una guida per tutti i suoi abitanti.
Gli abitanti del magico regno erano uniti tra loro, mossi da un desiderio irrazionale di condividere una simile radiosa esistenza, senza secondi fini e senza interessi personali. Il regno di Kingdom Hearts era però celato agli occhi esterni, proprio per difendere l’armonia e la pace che col suo arrivo aveva generato. Soltanto attraverso l’utilizzo di un particolare oggetto sarebbe stato possibile spalancare le porte del Regno dei Cuori; una chiave, dunque, una chiave speciale e magica. Stiamo parlando dell’X-Blade, un’arma sacra e dal potere smisurato e che rappresenta l’antenato di ciò che poi sarà il fulcro della storia: il Keyblade. Gli esseri umani, però, col passare del tempo finirono col lasciare albergare all’interno dei loro cuori un qualcosa di nuovo, un sentimento inversamente proporzionale alla bontà della luce: l’oscurità. Il malsano desiderio di conoscenza e di liberazione dagli ormai considerati futili dogmi di Kingdom Hearts generò negli esseri umani una volontà ferrea ed oscura, rivolta unicamente alla scoperta di nuove strade per condurre le proprie esistenze lontano da quella luce che finora li aveva accompagnati.
Del resto si sa, più grande è la Luce, più grande sarà l’Oscurità che si genererà dalle sue ombre. Gli esseri umani finirono col replicare il potere dell’ X-Blade ed iniziarono a vagare tra i mondi alla ricerca della verità sulle origini dell’oscurità stessa.
Un barlume di speranza
Nel caos più totale che ormai divagava senza freni, dei grandi guerrieri, chiamati Veggenti, decisero di porre rimedio a tutto l’orrore che si stava generando.
I grandi Maestri del Keyblade fondarono così le cinque Unioni: Anguis (guidata dalla Maestra Invi), Leopardos (guidata dal Maestro Gula), Unicornis (guidata dal Maestro Ira), Ursus (guidata dal Maestro Aced) e Vulpeus (guidata dalla Maestra Ava), col fine unico di distruggere l’oscurità una volta per tutte. I cinque veggenti erano a loro volta al servizio di un unico e misterioso maestro, di cui però l’identità non era ancora stata rivelata. Le sorti dell’organizzazione erano però appese ad un filo sottile che finì ben presto con lo spezzarsi: l’incertezza che albergava all’interno dell’organizzazione era insopportabile e poco ci volle a far tramutare l’alleanza in uno scontro continuo, culminato con la famigerata Guerra dei Keyblade, durante la quale l’oscurità ottenne la sua prima grande vittoria. L’antico Libro delle Profezie aveva previsto l’arrivo di un traditore all’interno dell’organizzazione e di una quantità di segreti nascosti che avrebbero alla fine consumato la luce dei maestri e di tutti i loro discepoli. La grande guerra finì nel peggiore dei modi: l’oscurità inghiottì completamente il Regno dei Cuori e il Keyblade finì col distruggersi e dividersi in 20 frammenti, di cui sette pregni di luce e tredici carichi di oscurità.
Non a caso, poi, in futuro questi numeri saranno ricorrenti per quanto concerne la divisione di bene e male e rappresenteranno buona parte dell’iconografia della serie stessa.
La Guerra dei Keyblade
Non tutto però era perduto: uno dei maestri era miracolosamente scampato alla Grande Guerra e fece in modo di tramandare la propria saggezza alle generazioni future, favorendo così la nascita della generazione degli Eroi del Keyblade.
Sono passati mille anni e la main story di Kingdom Hearts, quella per intenderci con Sora e Riku, è ormai alle porte. Ad introdurla con tutti gli onori di sorta ci ha pensato Birth by Sleep, gioco uscito su PSP nell’ormai lontano 2010. Il gioco è un vero e proprio prequel degli eventi e ci narra la triste storia di Aqua, Ventus e Terra, tre valorosi guerrieri della luce e Custodi del Keyblade, alle prese con l’esame che ne avrebbe sancito l’appartenenza al ristretto cerchio di Maestri del Keyblade. Sotto la guida del Maestro Eerqus e di un sospettoso individuo dall’area sinistra, quel Xehanort che tutti impareremo a conoscere nel corso degli anni come vero antagonista della saga, i giovani guerrieri sostennero senza remore la loro prova, ad eccezione di Ventus, misteriosamente non presentatosi all’evento. L’oscuro Xehanort si insinuò nella mente di Terra, più instabile ed esploso di rabbia a causa del fallimento della propria prova d’esame. Il piano di Xehanort era ormai chiaro: colmare di oscurità i cuori più puri per creare un conflitto interno da cui soltanto lui sarebbe uscito vincitore.
Il piano di Xehanort era quindi quello di impossessarsi del corpo di Terra e sfruttarne la grande energia per ricreare l’X-Blade ed aprire, così, le porte di Kingdom Hearts.
Il piano di Xehanort
Aqua, con l’aiuto del maestro Eraqus e del misterioso stregone Yen Sid, apparso dal nulla per avvertire i giovani eroi della minaccia incombente, riuscì ad evitare di lasciarsi soggiogare da Xehanort ma non a salvare i suoi amici.
Il malvagio essere aveva già tentato tale soluzione tentando di impossessarsi dell’oscurità insita all’interno del cuore di Ventus, finendo per creare Vanitas, il lato oscuro del giovane guerriero. Proprio le due parti dello stesso essere finirono col fondersi, e la stessa Aqua riuscì a sconfiggere il risultato di questa unione, ma ad un prezzo salatissimo. Il cuore di Ventus in seguito allo scontro sparì e contemporaneamente Terra finì definitivamente tra le grinfie del temibile Xehanort. Il magico trio, dunque, era praticamente distrutto, anche perché orfano del maestro Eraqus, rimasto ucciso proprio durante lo scontro tra Aqua e Vanitas. Terra, negli ultimi momenti in cui ancora ricordava chi fosse, aveva chiesto perdono all’amica perduta, e giurato di rimediare ai propri errori, in un modo o nell’altro. L’eredità dei tre splendidi quanto sfortunati eroi finì col tramandarsi ai giovani Sora, Riku e Kairi, eredi designati dello stesso destino, beffardo e magico allo stesso tempo.
I piccoli protagonisti della storia erano quindi già destinati a trovarsi lì, sull’Isola del Destino, lì dove tutto poi avrebbe avuto inizio: Riku avrebbe ereditato lo stesso spirito combattuto tra bene e male di Terra, Sora avrebbe accolto il cuore perduto di Ventus e Kairi la grande forza d’animo di Aqua. Preparatevi, dunque. Sta per cominciare un viaggio infinito.