Innovare le meccaniche di un genere consolidato come gli sparatutto, non è cosa semplice e soprattutto non era minimamente l’obiettivo dello sviluppatore di Kingdom of the Dead. Questo particolare shooter in prima persona difatti, si è subito fatto notare per il suo particolarissimo stile grafico in bianco e nero, totalmente disegnato a mano.
Difatti Dirigo Games è riuscito a unire ai classici elementi di gameplay degli sparatutto, ispirandosi molto ad alcuni titoli del passato, un’ambientazione e un’atmosfera davvero riuscite, che sapranno coinvolgere il giocatore.
Kingdom of the Dead: c’era una volta un’agenzia
La storia di questo sparatutto, ci vede vestire i panni dell’agente Chamberlain, un ex professore divenuto generale d’armata, che lavora al servizio di un’agenzia governativa segreta, nota col nome di Gatekeeper; nota forse non è l’aggettivo più adatto visto che quest’agenzia esiste sin dai tempi più remoti, ma è sempre rimasta segreta e avvolta nel mistero, a causa della ragione per la quale esiste: combattere la Morte e tutto il suo esercito di demoni.
L’obiettivo principale dell’agenzia sarà quello di investigare nei luoghi dove si manifestano presenze di demoni o strane creature, cercando il portale dal quale fuoriescono e richiuderlo. Per fare ciò avremo a disposizione un’arma che sarà anche l’unico modo per sbarazzarci del portale: una spada parlante, probabilmente anch’essa di origini demoniaca.
Il gioco si svolgerà suddiviso in varie missioni, che ci verranno recapitate in ufficio sotto forma di dossier. Scelta una fra le disponibili, ne selezioneremo il livello di difficoltà, il quale non andrà solamente a influire sulla forza e resistenza dei demoni, ma anche sugli obiettivi che dovremo portare a termine durante la missione; sebbene tutte dispongano di un obiettivo secondario opzionale, aumentando il livello di difficoltà saremo obbligati a portare al termine altri incarichi per poter dichiarare conclusa la missione, oltre alla chiusura del portale.
L’arsenale
Per affrontare le orde di demoni che infestano i vari livelli, avremo a disposizione diverse armi da fuoco e la precedentemente citata spada demoniaca parlante; mentre quest’ultima, assieme alla pistola da fianco con caricatore a tamburo, saranno le nostre dotazioni iniziali, potremo trovare le altre sparse nei livelli.
La varietà di scelta non è tantissima, si contano solo otto armi da fuoco, ma ognuna fortunatamente risponde bene e in modo diverso dalle altre, donando al giocatore un buon feeling, passando dal classico fucile a canne mozze al fucile di precisione, senza dimenticare la devastante gatling gun.
Chi non fornisce un buon feeling nell’utilizzo, è proprio la protagonista spada demoniaca, che seppur avendo la capacità di mutilare demoni e accumulare una barra per rilasciare un devastante attacco, ha delle hitbox da rivedere e che spesso sembrano non andare a segno.
Come i vecchi titoli del genere sparatutto, anche in Kingdom of the Dead le munizioni e le varie cure, si troveranno sul campo di battaglia o sui corpi dei nostri nemici, senza far disporre al giocatore di una riserva di oggetti.
Tecnicamente in bianco e nero
Le mappe dove si svolgono le missioni, sono davvero ben realizzate, sia strutturalmente che a livello di dettaglio grafico, con tantissimi segreti da scoprire, zone esplorabili e varietà; c’è da dire che però Kingdom of the Dead in alcuni punti sembra improntare la missione su un binario a senso unico, levando al giocatore la possibilità di tornare indietro in zone precedentemente esplorate, ma questo non è necessariamente un difetto.
Particolare cura è stata posta anche nel diversificare i vari nemici, con l’inclusione di diversi archetipi con differenti attacchi, e i classici boss contro i quali daremo vita a impegnativi scontri per salvarci la pelle. La pecca nei nostri avversari è quella che a volte le loro animazioni non sono all’altezza dell’atmosfera del gioco.
La colonna sonora poi è un altro punto di forza del gioco, e va a sposarsi benissimo con le atmosfere tetre che Kingdom of the Dead ci propone, a volte con quel miscuglio di ritmo e rumori da sanità mentale partita per le ferie. Ottimo lavoro anche con i suoni ambientali ma un po’ meno con i suoni emessi dai nemici.
Il gameplay risulta semplice ma per quanto possibile variegato; passeremo dal far fuoco incessantemente contro orde di demoni, a scontri dalla distanza con fucili di precisone, a quelli più strategici contro i boss sparsi all’interno del livello, dei quali dovremo anche scoprire il punto debole.
Con Kingdom of the Dead siamo di fronte a un titolo che, pur non apportando niente di nuovo al genere, fa della sua atmosfera e del suo gameplay semplice e divertente, le armi per divertire e coinvolgere il giocatore. Le immagini poi non rendono giustizia allo spettacolare stile grafico, il quale in movimento e tutt’altra cosa.
Durante le mie ore trascorse accompagnato da una spada demoniaca parlante a chiudere portali in Kingdom of the Dead, non ho riscontrato nessun bug degno di nota