Sviluppato e pubblicato da Lion Shield in sinergia con Blitworks, Kingdoms and Castles è un gestionale nonché videogioco di costruzione di città a tema medievale dove, appunto, sarai chiamato a costruire il tuo regno tra draghi e popoli invasori. Noi abbiamo ideato e gestito più di un regno su Xbox One e questa è la nostra recensione. Pronto a diventare un sovrano?
Kingdoms and Castles – l’importante è costruire
Kingdoms and Castles non ha una trama vera e propria, a conti fatti, non ha proprio intenzione di raccontare qualcosa. Il titolo di Lion Shield va affrontato come se fosse un sandbox, un enorme scatolone di oggetti cubettosi, stile Minecraft (e a tal proposito qui trovi tutte le novità del Minecraft Live 2023), con cui potersi divertire a creare il proprio regno affrontando eventi e sfide randomiche. Tutto qui.
Non c’è, infatti, una conclusione vera e propria, il tasso di sfida stesso, nonostante diversi livelli selezionabili, si mantiene medio/basso con ben poche situazioni veramente ostiche da affrontare e comunque prevalentemente affidate al caso. Ma torniamo alla narrativa, come detto, non esiste. Non c’è un canovaccio. Ci sono terre da selezionare con statistiche prefissate come tasso di comparsa dei nemici, tipologia di terreni e di popoli esterni e quant’altro ma non esiste lore.
Non ci sono dettagli narrativi che possano offrire un contesto in cui muovere le trame. Parliamo quindi di un gestionale nonché simulatore di costruzione di regno nudo e crudo che mira esclusivamente a farti mettere mano a un terreno e ammirare la graduale crescita del tuo popolo. Siamo quindi ben lontani da strategici o titoli simili, d’altronde gli stessi nemici, come i terreni, costruzioni e regni in sé, risultano terribilmente anonimi. O meglio, per quanto riguarda il regno, sta a te provare a dargli un’identità, seppur prevalentemente visiva. Ma bando alle ciance e andiamo a vedere come costruire il nostro personale regno!
Mia la corona, mio il regno
Tra le primissime cose che Kingdoms and Castles ci chiederà di fare ci sono: scegliere un nome per il nostro regno e stabilire dove muovere i primi passi. La seconda cosa non va presa alla leggera. Come anticipato nel paragrafo precedente, la scusante di selezionare la zona dove far crescere il nostro regno serve principalmente a decidere che tipologia di gioco giocare e soprattutto a che livello di difficoltà.
Il livello più basso disponibile, ossia senza alcun tipo di pericolo, trasforma, infatti, Kingdoms and Castles in un vero e proprio sandbox che va man mano a snaturarsi fino a diventare quasi uno strategico tattico con un aumento vertiginoso del numero di battaglie, anche se ma eccessivamente difficili o complesse. E in effetti punto a favore e allo stesso tempo a sfavore di Kingdoms and Castles è la sua difficoltà e semplicità.
Se da un lato abbiamo un sistema di costruzione e crafting molto elementare, poco stratificato ma decisamente immediato che potrà agevolare notevolmente l’esperienza a neofiti e poco avvezzi al genere, dall’altro abbiamo un’eccessiva semplificazione e un numero di contenuti esigui che può stancare velocemente chi è abituato a ben altre sfide e complessità.
Detto con poche parole: in un paio d’ore potresti aver già scoperto tutto ciò che puoi costruire in Kingdoms and Castles. Il che è un sincero peccato considerando la vastità di alcune aree che invogliano ad ampliare la propria fantasia espandendosi ben oltre i confini comunque ben delimitati dalla vastità dell’oceano (e lì non puoi costruire). Inoltre, il limitato numero di innovazioni in termini di costruzioni fa scemare velocemente l’interesse nel restare ancorati al titolo considerando tra l’altro che questi non ha uno scopo ed è potenzialmente infinito.
Appurato che in quanto a contenuti Kingdoms and Castles non rispetta le aspettative medie, strizzando l’occhio a neofiti e a chi ha poco tempo per adeguarsi a tempi generalmente lunghi di titoli appartenenti al genere, scopriamo insieme come si gioca nel dettaglio. Iniziamo col dire che il menù di costruzione è intuitivo e abbastanza striminzito. Fa il suo dovere nonostante un sistema di controllo che pad alla mano richiede comunque un po’ di abitudine (ma niente di troppo complesso o scomodo).
Per costruire i vari edifici, a loro volta legati da strade che dovrai realizzare, ti servono materiali. I materiali sono la base e questi potrai recuperarli dagli oggetti dell’area di gioco: da alberi a rocce, passando per terreni agricoli di cui tener cura. Basta un click per mandare i propri civili a lavoro e vederli portare a casa, in poco tempo, i materiali bramati da investire poi in nuove costruzioni. Un loop che, come detto, a causa della poca varietà, rischia di stancare abbastanza presto.
In soccorso arrivano i combattimenti, che includono anche draghi malvagi, ma il tutto è poco impegnativo e alla lunga anche ripetitivo. Discorso analogo per i consigli dei nostri consiglieri che provano a scandire un po’ il ritmo dell’andamento di gioco seppur in modo non sempre coerente e sensato. Anche i rapporti diplomatici con popoli esterni, laddove previsti dalla mappa, non esaltano granché e risultano terribilmente anonimi e poco coinvolgenti e scarsamente ispirati.
In effetti il grande problema di Kingdoms and Castles è proprio quello: a una base ludica comunque solida seppur ridotta ne contenuti, si contrappone un titolo che vuole aspirare all’infinito ma senza alcuna varietà o senso di crescita tangibile. Le strutture non si potenziano e quindi, riuscendo anche a sconfiggere la monotonia che sovviene già dopo una manciata d’ore, ti ritroverai a espandere un regno con strutture clone fino ad arrivare al punto d’aver azzerato le risorse riuscendo a contrastare velocemente qualsivoglia minaccia in eterno.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Kingdoms and Castles ha una sua identità. L’idea di creare un gestionale poco realistico nelle strutture ancorandosi a un mondo cubettoso, colorato e acceso è carina ma allo stesso tempo vittima di un riciclo eccessivo e di una scarsa cura dei dettagli. Se una volta creato un regno medio/grande l’impatto visivo, tra tetti colorati e dedali di strade, può compiacere, l’inizio desolato e monocromatico può far storcere il naso.
Anche il sonoro si impegna relativamente poco, limitandosi a tracce sì orecchiabili ma poco ispirate seppur mai ridondanti o fastidiose. Da segnalare la presenza della lingua italiana. Un’aggiunta gradita anche se i contenuti testuali sono decisamente nulli, focalizzati esclusivamente nell’interfaccia di gioco.