Dopo l’improvviso annuncio di oltre un anno fa, passando attraverso periodi dove sembrava scomparsa nel nulla, l’espansione Fatesworn è finalmente disponibile per completare l’arco narrativo di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning. Il titolo originale era stato lanciato inizialmente nel lontano 2012, riscuotendo però molto meno del successo che meritava, passando per lo più inosservato tranne agli occhi degli appassionati di giochi di ruolo.
In tutta sincerità non mi sono mai spiegato il come mai di questo inaspettato insuccesso del titolo nato dalla collaborazione fra R.A. Salvatore e Todd McFarlane, che pur presentando un worldbuilding molto ben curato e credibile, accompagnato da meccaniche di combattimento e gameplay molto divertenti, il tutto contornato da una grafica molto artistica e colorata, non riuscì a destare l’interesse della massa, anche se a livello di punteggio, le recensioni furono più che soddisfacenti.
Adesso, a un anno di distanza dalla riedizione Re-Reckoning, Fatesworn è disponibile per console e PC, introducendo nuove zone da esplorare, armi e abilità, nemici e aclune interessanti meccaniche. Procediamo con la recensione.
Fatesworn: la storia di un senzafato
Gli eventi narrati nell’espansione si svolgono subito dopo quelli della trama principale: dopo lunghi anni di conflitti, la guerra dei cristalli è finalmente giunta al termine, con il senzafato che è riuscito a sconfiggere Gadlow, il signore della guerra Tuatha.
Gli abitanti delle Faelands erano convinti che il tempo della pace e delle ricostruzioni fosse in fine arrivato, ignari però del fatto che tutti gli eventi accaduti fino a quel momento, altro non erano se non i preparativi necessari per mettere in moto un meccanismo il quale avrebbe portato alla fine del mondo.
In Fatesworn, dopo aver ricevuto una misteriosa e anonima lettera, il senzafato si ritroverà a combattere per la propria vita contro un gruppo di Niskaru, sui quali riesce ad avere la meglio, in realtà senza molti problemi. Messi al corrente dell’accaduto, l’ordine dei Fateweavers decide di inviarlo nella regione occidentale di Mithros dove si unirà a Agarth, già sul posto per indagare sulla maggiore attività proprio dei Niskaru.
Non passerà molto che verremo a conoscenza dei responsabili che si celano dietro questi avvenimenti: il pericolosissimo culto di Telogrus, adoratori del Dio del Caos, i quali vogliono distruggere tramite la sua evocazione il destino stesso, per liberare le persone dalle costrizioni del fato.
Solito gameplay, alcune innovazioni
La spina dorsale delle meccaniche di Fatesworn si basa giustamente su quelle del gioco originale. Le tipologie di quest saranno pressocché le stesse, tanto da sembrare più un continuo che una vera espansione, come se fosse da sempre parte integrale del titolo. Le vere introduzioni innovative saranno tutte legate al regno del Chaos in Mithros e saranno principalmente i Chaos Rifts e Chaos Portals.
I primi funzioneranno in modo molto simile alle fenditure di Dragon Age: Inquisition, nelle quali dovremo sconfiggere tutti i nemici usciti da quest’ultima prima di poterlo richiudere e mettere fine all’invasione, mentre i Chaos Portals saranno più interessanti,
Questi portali invece, ci permetteranno di entrare nel regno del Chaos ed esplorare dei dungeon generati in maniera procedurale, pieni zeppi di nemici ostici i quali potranno essere sconfitti solo dopo aver danneggiato la loro armatura del Chaos, contro la quale però le nostre armi non sembrano funzionare. Il senzafato difatti dovrà trovare e utilizzare armi del Chaos per poter avere la meglio contro questi nemici.
Queste sono senza dubbio le introduzioni più interessanti di Fatesworn, insieme al livello massimo aumentato al 50 e alle nuove abilità che ci permetteranno di affrontare le nuove minacce. A questo proposito c’è da dire che oltre l’introduzione di nuovi nemici, sono stati utilizzati molti concept di quelli vecchi, leggermente modificati e adattati alla situazione.
Tecnicamente parlando
L’espansione Fatesworn graficamente si presenta proprio come il suo predecessore, e questo è sia un bene che un male: bene perché all’epoca il titolo presentava un ottimo comparto grafico, caratterizzato da buoni effetti visivi e da una colorata e artistica grafica che aiutava il giocatore a immergersi nelle Faelands, male perché i nuovi giocatori al giorno d’oggi hanno visto sicuramente di molto meglio e senza neanche sforzarsi un po’.
Il comparto sonoro si attesta sullo standard del gioco principale, con musiche incalzanti nei momenti che lo richiedono, buoni effetti sonori e in generale dei motivetti adatti nell’accompagnarci durante le nostre avventure.
Il gameplay risulta essere divertente come lo ricordavo, ma a distanza di nove anni inizia a sentire tutti i segni del tempo, rischiando di diventare ripetitivo se non si apprezza il genere. Anche il livello di difficoltà basso non aiuta in questo, non dando al giocatore validi motivi per impegnarsi a usare le proprie abilità piuttosto che randellare tutti i nemici con le proprie armi.
Fatesworn regala una storia principale di circa 6 ore e diversi contenuti aggiuntivi come quest secondarie e set da collezionare, i quali aumenteranno anche del doppio la longevita dell’espansione.
Durante le mie ore di ritorno nelle Faelands in Kingdoms of Amalur: Re-Reckonig – Fatesworn, non ho riscontrato nessun bug degno di nota.