All’inizio di quest’anno, nessuno si sarebbe immaginato di veder tornare Kingdoms of Amalur: Reckoning sul mercato. Sviluppato da Big Huge Games e 38 Studio nel 2012, a settembre 2018 THQ Nordic ha acquistato i diritti di pubblicazione da Electronic Arts.
Qualcuno inizialmente aveva parlato persino di remake, quando a malapena l’operazione di Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning può definirsi una remastered in senso stretto; in effetti sembra una via di mezzo fra una rimasterizzazione e una versione GOTY del titolo. Anche se presente, il miglioramento grafico infatti è davvero leggero, per dirla in breve: piuttosto deludente.
A sorprenderci invece è stato che, oltre all’inclusione dei due DLC The Legend of Dead Kel e Teeth of Naros, gli sviluppatori abbiano deciso di mettere mano al bilanciamento del gameplay e al sistema di loot. Giocando al titolo ci siamo accorti di quanto queste migliorie vadano ad affinare e a correggere delle superficialità commesse nella prima sede di sviluppo, elementi che contribuirono ad affossare un prodotto validissimo.
A fungere da ago della bilancia nel “fallimento” di questo progetto furono però principalmente altri due fattori: il primo, l’estrema somiglianza con Word of Warcraft e, secondo, una finestra temporale di lancio che si andava a sovrapporre ad un mostro sacro dell’industria. Devi sapere infatti che inizialmente il progetto di Kingdoms of Amalur: Reckoning aspirava a diventare un MMO caratterizzato da uno stile di combattimento veloce e fluido. Un concept che probabilmente è stato scartato in fase di sviluppo e nonostante sia un singleplayer, il titolo gode di un’impostazione molto simile a un mmo.
Una grafica molto leggera e poco dettagliata che ricorda terribilmente World of Warcraft, l’impostazione dei menu, la grandissima quantità di contenuti e zone molto spoglie sono dei segnali indiretti che chiunque abbia giocato un mmo, anche inconsciamente, sa cogliere. Il gioco soffrì pesantemente anche dell’uscita di Skyrim, all’epoca fu impossibile per una nuova IP come Kingdoms of Amalur competere contro un franchise così consolidato come quello di The Elder Scrolls, a cui fra l’altro risultava essere molto simile; non è un caso che il game designer di Kingdoms of Amalur Ken Rolston è stato il lead designer di The Elder Scrolls III: Morrowind e TES IV: Oblivion
Una trama e una quantità di contenuto invidiabili!
Nel caso tu non abbia mai sentito parlare neppure del Kingdoms of Amalur originale facciamo un breve riassunto della trama e del mondo di gioco, concepiti dal romanziere di Dungeons & Dragons Robert Anthony Salvatore. Kingdoms of Amalur Reckoning prende luogo nelle Faelands, un luogo composto da molte regioni e casa dei Fae. I Fae sono creature quasi divine e superiori alle altre razze in quanto immortali, rinascendo dopo ogni morte in un nuovo corpo. Nel gioco sono presenti molte razze, fra cui umani (Almain e Varani), gnomi e elfi (Ljosalfar e Dokkalfar).
Nella storia prenderai le veci di un corpo tornato in vita e “slegato dalle catene del destino”. Resuscitato senza memoria per via di un esperimento condotto grazie all’utilizzo del Pozzo delle Anime, verrai subito attaccato da una schiera di Fae corrotti capitanati da Tuatha Deohn. Quest’ultimo crede che le altre razze siano inferiori perché mortali e vadano perciò eliminate.
Dopo essersi reso conto che il Pozzo delle Anime può minare all’esclusività della non morte dei Fae, ordina un attacco al pozzo, proprio quando il nostro protagonista si sarà risvegliato. Dopo una rocambolesca fuga dal pozzo che funge anche da tutorial, dovrai incontrare Agarth, un Tessitore del destino. Cominciando un lungo viaggio con lui, dovrai recuperare memorie del tuo passato e contrastare la minaccia dei Fae.
Uno degli aspetti per cui è più noto e apprezzato Kingdoms of Amalur è la strabordante quantità di contenuto che offre; senza contare DLC infatti l’intera offerta ludica offre la bellezza di un centinaio di ore che possono aumentare nel caso in cui volessi sviluppare il tuo personaggio per quanto riguarda sia equipaggiamento sia abilità. Oltre ad una missione principale molto vasta, il gioco dispone di ben 200 missioni secondarie, alcune delle quali semplici fetch quest, con altre che invece meritano assolutamente di essere giocate e regalano una conoscenza approfondita riguardo razze o più in generale della lore di gioco.
Come se il contenuto del gioco base non bastasse, Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning dispone anche dei due DLC usciti dopo il lancio del gioco. Con The Legend of Dead Kel è stata aggiunta una nuova isola, nuovi nemici, un nuovo tipo di dungeon, nuovi oggetti e una tenuta in cui tenere i propri averi. Con Teeth of Naros invece è stata aggiunta un’intera nuova regione, altri oggetti e una razza, i Kollossae. Entrambi i DLC hanno missioni principali e secondarie, aggiungendo complessivamente 20 ore di gioco!
Un nuovo DLC per Kingdoms of Amalur: Re-Reckoning
A testimoniare la rinascita di questa IP c’è una nuova espansione in arrivo chiamata Fatesworn. Il contenuto aggiuntivo dovrebbe arrivare nel 2021 e stando alla pagina dedicata sul Microsoft Store, ci offrirà più di 5 ore di gioco. La storia del DLC vedrà il protagonista visitato dal Tessitore del destino Agarth. Questo lo informerà che la sua resurrezione nel Pozzo delle Anime ha causato conseguenze su vasta scala nel corso del Fato.
Un gameplay ancora attuale…
Il combattimento di Kingdoms of Amalur è in tempo reale e fonde gioco di ruolo con elementi hack and slash. Ci sono tre statistiche principali su cui investire – Forza, Magia e Destrezza – con abilità e magie che possono essere sbloccati tramite skill-tree. Il combattimento in sé è abbastanza semplice, ma grazie ad una componente GDR ben strutturata si rivela molto profondo e divertente. Grazie a una buona quantità di tipi diversi di armi, la modalità Giudizio, tante abilità ed incantesimi, quello che inizialmente sembra un combat system basato sul button mashing, si rivela per ciò che è: un sistema di combattimento dinamico ed audace per l’epoca per cui uscì il gioco, ancora molto attuale.
Investendo punti in Forza, Magia e Destrezza si possono sbloccare i Destini, delle vere e proprie sottoclassi che forniscono diversi buff in base allo stile di gioco che il giocatore decide di perseguire. Il sistema di Destini è così profondo che investendo i punti in più di una statistica sbloccherai classi ibride. Grazie ai Tessitori del Fato sarà possibile ridistribuire i vari punti, cosa che consente al giocatore di provare in una sola partita più approcci al gameplay.
…che è stato ulteriormente affinato
Se dal punto di vista del combattimento il gioco originale funzionava a dovere, lo stesso non si può dire del bilanciamento dei livelli delle zone o per la gestione del loot. Grazie a questa versione Re-Reckoning, abbiamo molteplici miglioramenti su questi due fronti. Per esempio, il gioco originale determinava il livello di una zona al primo ingresso del nostro personaggio; in questo modo il “level cap” veniva memorizzato nel file di salvataggio e la zona continuava a generare mostri di quel livello. In Re-Reckoning invece viene ricalcolato il livello medio ogni volta che si rientra in una zona!
Questo però non significa che adesso il gioco non consideri minimamente il livello del giocatore all’entrata di una zona, ma tiene in considerazione anche la difficoltà di gioco scelta. Se la difficoltà è stata impostata su quella più semplice, la zona di gioco sarà più facile rispetto al livello corrente del giocatore, al contrario a difficoltà più alte la sfida sarà adeguata o superiore. Ovviamente, il sistema fa ancora in modo che tu possa tornare a seminare panico nelle zone iniziali, regalandoti quel senso di progressione che tanto amiamo negli RPG!
Anche il sistema di loot è stato rivisto, in modo da farti ottenere più spesso oggetti che entrino in sinergia con il set di abilità del tuo personaggio. Il loot viene ancora generato casualmente, ma è stato introdotto un sistema che aumenta la possibilità di ottenere buon equipaggiamento quando per più volte non trovi niente di utile. Anche il level cap delle casse è stato rimosso, così da non rendere inutile la ricerca di casse in zone già superate!
Una grafica migliorata sì, ma per modo di dire
Un aspetto di Kingdoms of Amalur: Reckoning che non si poteva definire esaltante già all’epoca di uscita era quello grafico. Purtroppo, anche se stiamo pur sempre parlando di una remastered, il colpo d’occhio generale del gioco è rimasto invariato.
Il feeling che restituisce il comparto grafico è di qualcosa di poco nitido e poco curato, con texture molto “sporche” e pochi dettagli. Rimane un forte pop-up degli elementi sullo sfondo e in generale manca quella freschezza che vorremmo vedere in una remastered.
In effetti, l’unico miglioramento che sembra esserci stato è quello di portare il gioco a 1080p e l’introduzione del supporto per la risoluzione 4K nativa, che potrebbe fare la gioia di qualcuno. Anche i modelli dei personaggi sono leggermente migliorati, ma si tratta di qualcosa di veramente difficile da notare.
In generale, almeno per quanto riguarda l’aspetto tecnico, si poteva fare decisamente di più.