Dalla mente dello studio Kitsune Games nasce il progetto, finanziato anche su Kickstarter, Kitsune Tails, un platform che prende, parecchia ispirazione da uno dei mostri sacri del genere ovvero Super Mario Bros. 3. Tuttavia dire che “prende ispirazione” sarebbe quasi un eufemismo, visto che il tutto è ripreso in maniera quasi pedissequa e quello in cui va a differire, sono la trama, più sviluppata e a tema LGBTQ+, oltre che qualche power up.
Mezza umana e mezza volpe
La trama di Kitsune Tails ti mette nei panni di Yuzu, ovvero una giovane kitsune (nome della volpe tipica del folclore Giapponese), la quale si ritrova invischiata in una relazione complicata con una strega umana di nome Akko e la sua amica d’infanzia Kiri. Mentre la storia d’amore tra Yuzu e Akko sboccia, la gelosia di Kiri si manifesta in azioni concrete, visto che lei rinchiude Akko in una prigione. Questo spingerà Yuzu a intraprendere un viaggio attraverso cinque mondi per salvarla.
La trama fondamentalmente è una variazione sul mariesco salva la principessa, solo che qui viene sviluppata in maniera nettamente maggiore, con cutscene che vanno ad interrompere l’azione a quasi ogni livello completato. Questo interrompere l’azione, in un titolo che sprizza anni 80 da tutti i pixel, stona e da quasi fastidio visto che va bene il voler spiegare, ma alla lunga diventa quasi frustrante.
Lo sfondo, come potresti aver intuito, è quello LGBTQ+ ed è messo in maniera fin troppo forzata, perché che ad ogni riga di testo il gioco sembra voler rimarcare continuamente la questione, con personaggi che parlano sempre di questo delicato argomento.
Super Kitsune Tails Bros.
Ma a parte la trama fin troppo forzata c’è del buono in Kitsune Tails? Sì assolutamente! Il titolo è, come dicevo all’inizio, un grande omaggio a Super Mario Bros. 3 e ne riprende oltre alla grafica, anche il gameplay e la struttura dei livelli. Il primo mondo servirà semplicemente a farti capire le basi del gioco, con stage piuttosto semplici e nemici non troppo ostici, tuttavia man mano che proseguirai nel tuo cammino la sfida diventerà sempre più impegnativa, ma mai toccando livelli di difficoltà estrema.
Il gameplay platform di Kitsune Tails richiede precisione, esattamente come ti potresti aspettare da un gioco 2D così retrò. Come da copione ci saranno parecchi nemici pronti ad essere schiacciati, come nella migliore tradizione mariesca, ma soprattutto avrai parecchie piattaforme su cui saltare. La protagonista Yuzu, inizia ogni livello come un personaggio umanoide, ma se viene colpita da un nemico si trasforma in una volpe più piccola e questo richiama la stessa meccanica in cui Mario si rimpicciolisce quando perde un fungo (la differenza qui è che ogni livello partirai già con un potenziamento, in Super Mario, invece, si parte sempre da piccoli).
Tenendo premuto il pulsante di corsa, accumuli slancio e velocità grazie a un indicatore nella parte inferiore dello schermo, proprio come accade in Super Mario Bros. 3. Kitsune Tails è fortemente ispirato all’idraulico creato da Nintendo, siamo quasi ai limiti del plagio, ma questo non per forza è un male, anzi, Kitsune Tails ti piacerà sicuramente se sei cresciuto a pane e Nintendo.
Proprio come Mario, anche Yuzu dispone di una serie di power up che le conferiscono potenziamenti sotto forma di abiti. Potresti trasformarti ad esempio un Samurai armato di lancia la quale è utilizzabile, oltre come arma, anche come piattaforma se conficcata in un muro. Un altro potenziamento fornisce alla protagonista un devastante salto rotante in grado di distruggere blocchi e renderla immune ai danni dai nemici spinosi. I power up sono divertenti, forniscono una buona varietà al gameplay e fortunatamente si discostano un attimo da quello che è l’ispirazione di Kitsune Tails…insomma, almeno qui gli sviluppatori non hanno usato la carta carbone e ci hanno messo del loro.
Graficamente si poteva fare di meglio
Anche a livello grafico Kitsune Tails mantiene lo stesso leitmotiv, ovvero prendi Super Mario Bros. 3, cambiagli skin ai personaggi. Qui tuttavia c’è un però…infatti se provi al giorno d’oggi a farti una partita alla terza incarnazione su NES dell’idraulico baffuto, vedrai una grafica si old style, ma comunque gradevole. Qui abbiamo delle visuali poco definite, molto sgranate e con colori poco brillanti.
Questa poca cura nella parte grafica si riversa, in parte, anche nel gameplay, infatti capiterà spesso che i nemici si possano confondere con gli ambienti circostanti, facendoti sbattere contro di loro, con il conseguente risultato di farti perdere un power up o peggio farti morire (non che sia un grande problema, visto che qui vite non ce ne sono, ti farà semplicemente ripartire dal check point più vicino).
Il sonoro è buono, con un ottimo doppiaggio anche di un certo spessore visto che si sono andati a scomodare personaggi di primissimo livello come Kira Buckland (Jojo’s Bizarre Adventure, Komi Can’t Communicate) e Angela Tran (Geshin Impact). Vero, qui in Italia questi nomi ci dicono poco, ma almeno dimostrano che il supporto a questo progetto c’è tutto.