Knockout City è uno di quei titoli che, in un modo o nell’altro, riescono a sorprendere il giocatore, grazie a una commistione di generi e meccaniche capaci di creare un mix davvero originale e, appunto, sorprendente. In questo caso, siamo di fronte a una trasposizione virtuale del classico dodgeball, sport dove due squadre cercano di eliminarsi a suon di pallonate.
Knockout City, però, non è semplicemente una versione realistica dello sport. Al contrario, siamo di fronte a un’esperienza sopra le righe, che combina mappe piene di trappole, doppi salti, tiri a effetto e mobilità estrema. Il risultato è una sorta di picchiaduro arena-TPS frenetico e divertente. Vediamo quindi se vale la pena afferrare il pallone e buttarsi per le strade futuristiche del titolo.
Tra risse da strada e radio clandestine
Knockout City è un titolo che punta tutto sull’online, senza presentare nessuna campagna singleplayer e nessuna trama degna di questo nome. Entrando nel gioco, veniamo accolti da alcuni tutorial (rigiocabili in qualsiasi momento) che, oltre alle meccaniche, ci fanno capire di più sul mondo futuristico del titolo.
Capiamo subito che le partite sono ambientate in una metropoli del futuro, dove i giovani si divertono a lottare clandestinamente – e in luoghi non troppo sicuri – con match di dogeball, chiamati “risse”.
L’atmosfera di tutto questo è eccentrica e sopra le righe, grazie a un DJ-narratore che commenta le partite e ci fa capire qualcosa di più sulla città durante i tutorial. Tutto questo, però, si limita a essere un contesto (molto stiloso) alle varie partite e non diventa mai rilevante. Considerando che Knockout City punta tutto sull’online, è giusto così.
Pallonate, parate ed esplosioni
Il piatto forte di Knockout City è il gameplay, divertente e originale. Il titolo è infatti molto diverso dalle classiche esperienze PvP, dato che riprende solo in parte la classica struttura delle partite competitive. Nella principale modalità del gioco, due squadre composte da tre giocatori si scontrano in una sorta di Deathmatch con i respawn limitati: la prima squadra che arriva a 10 uccisioni, vince la partita.
Le “uccisioni” in questione, come avrai già capito, si fanno però con le pallonate: colpire un nemico due volte, lo manda KO, dando un punto. Il modo in cui si lanciano i palloni, però, è ciò che rende Knockout City così interessante.
Tenendo premuto un tasto, si carica il lancio, che vola verso l’avversario più vicino, agganciato automaticamente. Piroettando o facendo una capriola durante il tiro, invece, è possibile fare dei pallonetti o dei tiri a effetto, utili per superare eventuali ostacoli sulla traiettoria del tiro o per confondere il bersaglio.
Oltre al tiro, però, abbiamo a disposizione anche una parata, che funziona in modo simile a un parry. Premendo il tasto all’ultimo momento, prima dell’arrivo di una palla, possiamo bloccarla e utilizzarla a piacimento. Parare troppo presto, però, ci lascia scoperti (con conseguente pallonata in faccia) e parare troppo tardi significa farsi colpire (da una palla in faccia, chiaramente).
Un altro utile strumento di difesa è la schivata. Questa è una sorta di dash che consente di scattare per una breve distanza, diventando totalmente immuni ai danni e consentendoci di respingere le palle in arrivo. Non solo: colpire un nemico con questo scatto ci consente di eseguire una placcata, che lo stunnerà brevemente, facendogli persino perdere la palla.
In poche parole, nonostante i tiri siano per buona parte automatici, colpire un avversario non è semplice, dato che questo avrà a disposizione la parata e la schivata, per respingere delle pallonate troppo prevedibili. Diventa quindi importante il gioco di squadra, per costringere i nemici a scoprirsi o per flankare di lato durante un teamfight.
A questo si aggiunge la possibilità di fare una finta, in modo da spingere l’avversario a parare a vuoto e la possibilità di velocizzare la palla, in modo da rendere più difficile il tempismo di parate e schivate. Quest’ultima meccanica, è ciò che rende Knockout City così profondo, dopo il primo sguardo.
Molte azioni di gioco, infatti, fanno “salire di livello” la palla impugnata, rendendola più veloce mentre è in volo. Per esempio, eseguire una parata perfetta ci darà immediatamente una palla più rapida e, di conseguenza, più difficile da respingere. Allo stesso modo, passare una palla a un compagno la renderà più rapida e lo stesso dicasi per i rimpalli.
Gli scontri, quindi, non si riducono mai a un classico “tieni premuto il tasto per caricare il tiro, poi rilascialo”, proprio per l’aggiunta di tutti questi strumenti, davvero utili. Un team coordinato può sfruttare tutto questo in molti modi, prendendo alla sprovvista gli avversari e ottenendo continuamente palle più rapide. Ancora non ti basta?
In qualsiasi momento, è possibile appallottolarsi, in modo da diventare un pallone impugnabile da un compagno. Questo, può poi scegliere di lanciarci normalmente o di caricare il tiro per farci diventare una vera e propria bomba, in grado di uccidere con un colpo solo. Anche in questo caso, passare un compagno lo fa salire immediatamente a questo livello successivo, rendendo tutto più rapido.
E non è finita qui. In ogni partita spawna nella mappa una palla speciale casuale, che vanta effetti aggiuntivi, come costringere l’avversario colpito ad appallottolarsi, farci saltare più in alto o avere portata e velocità aumentate. Questo aggiunge altra varietà agli scontri, redendo tutto ancora più profondo. Da questo punto di vista, forse sarebbe stato bello vedere più palle speciali, che potessero rendere tutto ancora più vario.
Facile da imparare, difficile da padroneggiare
Ogni partita di Knockout City, quindi, può andare molto diversamente in base alla padronanza delle varie meccaniche di gioco. Nonostante le basi del titolo siano facili da apprendere, saper sfruttare tutto diventa invece più complesso. Capire quando usare i vari strumenti a disposizione, piuttosto che limitarsi a inseguire i nemici e tirare a casaccio, può fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta.
A questo contribuiscono anche le mappe che, per certi versi, sono simili a delle vere e proprie arene, con cunicoli, trappole ambientali, interazioni speciali e respawn ben precisi. Quasi come nei vecchi FPS Arena, quindi, diventa utile conoscere la struttura delle ambientazioni, in modo da sfruttare i punti di spawn delle palle speciali o, semplicemente, per aggirare il team nemico.
Da questo punto di vista, Knockout City parte con un buon numero di mappe che, però, devono crescere in quantità e qualità per far restare il titolo a galla. Ci aspettiamo quindi la pubblicazione di nuove mappe, magari nel corso delle future stagioni.
Inoltre, per quanto le mappe attuali siano ben disegnate – con elementi mobili, trappole, precipizi e interazioni – mancano di uno sviluppo verticale, che è ridotto al minimo. Il gameplay del titolo, invece, si sposerebbe benissimo con degli scenari sviluppati ancora di più verso l’altro, che consentirebbero di sfruttare meglio l’aliante e i trampolini.
Questo, unito a un maggior numero di palle speciali e di modalità, renderebbe il gameplay più vario, profondo e divertente. Attualmente, infatti, Knockout City è un po’ povero di contenuti e, nel lungo periodo, rischia di diventare ripetitivo. Sia chiaro, siamo davanti a un ottimo punto di partenza per un titolo appena arrivato sul mercato ma, come sempre in questi casi, il supporto post lancio degli sviluppatori farà tutta la differenza tra la vita e la morte del titolo.
Attualmente, infatti, le modalità presenti sono delle piccole variazioni sul tema del Deathmatch. Oltre alla classica modalità 3v3, abbiamo una modalità senza palloni (dove i compagni di squadra devono appallottolarsi per consentire agli altri di tirare), una sorta di Uccisione Confermata dove i nemici lasciano cadere diamanti da raccogliere, una rissa con tutte le palle speciali disponibili e un 1v1.
In pratica, in tutti questi casi l’obiettivo per vincere resta sempre quello di uccidere gli avversari. Anche in questo caso, quindi, sarebbe auspicabile l’aggiunta di modalità che prevedano obiettivi aggiuntivi, come Dominio, Re della collina, ecc.
Nel complesso, il gameplay di Knockout City è accessibile, grazie a uno skill floor molto basso, e profondo, grazie a uno skill ceiling relativamente alto. Ai normali tiri, infatti, si aggiungono le meccaniche che incoraggiano il teamwork e il gioco più ragionato, dando un valido motivo per continuare a giocare.
Peraltro, un altro punto a favore del titolo è la mancanza di progressioni che non siano estetiche. Ogni partita si basa totalmente sull’abilità dei giocatori e sul gioco di squadra, senza nessuna statistica aggiuntiva a influenzarne le sorti: non si sbloccano palle, vestiti od oggetti particolari che possano aumentare i danni o dare bonus aggiuntivi. La progressione, quindi, resta solo estetica, con skin, emote e altri cosmetici. Un’ottima scelta, in grado di valorizzare di più le meccaniche di gioco, ma che rende ancora più importante la presenza di futuri update.
Giacche di pelle e macchine volanti
Il comparto tecnico di Knockout City è davvero ottimo, grazie a una grafica cartoon che rende il titolo adatto alla maggior parte dei PC, senza sacrificare troppo il colpo d’occhio. A parte alcune texture meno definite, quindi, il risultato finale è piacevole e bello da vedere, anche grazie ad animazioni ed effetti davvero niente male.
Il comparto artistico del gioco si conferma ottimo, dato che salta subito all’occhio grazie a uno stile “da strada” molto sopra le righe, fatto da giacche di pelle, capelli esagerati e accessori e colori sempre eccentrici.
Infine, il comparto sonoro è eccellente, grazie a un doppiaggio di qualità, musiche orecchiabili e motivetti adatti allo stile artistico della produzione.