La digitalizzazione dei videogiochi
Si è trattato di un vero e proprio trend topic del 2021, il primo anno post lockdown. Già all’epoca, a tenere banco molte discussioni tra gamer era stata la nuova tendenza di Sony e Microsoft a lanciare sul mercato modelli di console solo digitali, che escludessero del tutto l’opzione supporto fisico. A distanza di un anno, facciamo il punto, soffermandoci sulle cause, i vantaggi e gli svantaggi di questo movimento.
Cosa c’è dietro la digitalizzazione
Nel 2020, in UK, il 66.6 % dei videogiochi è stato acquistato in versione digitale. Si tratta di un aumento del 20% su base annua rispetto al 2019; il percorso di digitalizzazione del gaming era già in corso, ma sembra evidente l’accelerata post lockdown, quando per via delle restrizioni e del panico, acquistare in loco era più di una missione impossibile.
È curioso che proprio nello stesso anno siano state vendute 18,2 milioni di copie retail nel Regno Unito, per un incremento pari al 2% rispetto all’annata precedente. Il dato andrebbe approfondito nel dettaglio: non escludiamo che l’impennata possa essere coincisa con le riaperture e quella temporanea voglia di esperienza, contatti e acquisti nel mondo reale.
Possiamo quindi tranquillamente sostenere che i lockdown subiti durante quella che è stata definita la pandemia 2020 abbiano decretato la netta accelerazione della digitalizzazione dei videogiochi. Attenzione però: lo start era già partito e la tendenza era già in corso.
Il fenomeno non ha interessato solo il gaming
La digitalizzazione, così come era facilmente preventivabile, a partire dal 2020, ha cominciato rapidissimamente ad interessare la maggior parte dei settori a larga distribuzione. In quanti non hanno intensificato anche gli acquisti di abbigliamento on line? In quanti non sono passati al food delivery, alla scommessa on line, ai giochi casinò on line oppure non hanno intensificato l’utilizzo di streaming digitale?
Il digitale è davvero il futuro del gaming?
Proprio nell’aprile 2021 avevamo trattato l’argomento, pubblicando un nostro editoriale con titolo “Il digitale è davvero il futuro del gaming?”. Già in quell’occasione abbiamo avuto modo di soffermarci su alcuni degli svantaggi per i gamer. La possibile crisi del mercato dell’usato, la mancata possibilità di acquisire titoli anche al di fuori del canale ufficiale dell’azienda produttrice, la mancata fisicità dell’acquisto, l’impossibilità di avere tra le mani qualcosa di fisico che non fosse solo una licenza digitale. Ricordiamo infatti che, comprando digitale, di solito si acquista semplicemente la licenza di utilizzo di un gioco e non il gioco stesso.
I vantaggi della digitalizzazione del gaming
Di sicuro l’immediatezza dell’acquisto rende tutto più semplice; immaginiamo ad esempio se abitassi in un borgo di 200 anime di una periferia montana o collinare; acquistare in uno store fisico equivarrebbe ad una avventura nel mondo reale; e non sarebbe comunque così male. Non è da escludere tra l’altro, che nei prossimi anni, i costi di acquisto possano essere sempre più alla portata delle tasche di tutti e non solo attraverso gli indie game disponibili su piattaforme come Steam.
Determinante, a tal proposito, la crescita delle microtransazioni. Ad esempio, secondo i dati pubblicati da Epic Games, Fortnite (da poco indicato al primo posto della classifica per migliori giochi per bruciare calorie) avrebbe incassato $5,5 miliardi nel 2018 e $3,7 miliardi nel 2019. Vale a dire che nei primi due anni il gioco ha messo insieme $9 miliardi di incassi, pari a circa 7,6 miliardi di euro al tasso di cambio attuale. E a pesare maggiormente sono state proprio le microtransazioni, i piccoli acquisti in-game che permettono ai gamer di acquistare diversi oggetti per abbellire il proprio alter ego e il Pass della Battaglia
Gli svantaggi della digitalizzazione del gaming
Non esistono soltanto pro, ma anche contro della digitalizzazione dei videogiochi. Primo fra tutti? Parliamo del rischio di uno svantaggio finanziario, parliamo infatti, proprio della possibilità dell’immediatezza dell’acquisto; essa fa sì che a volte si perda il controllo delle proprie spese. Stessissimo discorso vale per le microtransazioni.
Un altro svantaggio è di natura più meramente estetica e coincide con l’impossibilità di provare il piacere (da alcuni millennials probabilmente mai sperimentato) di possedere fisicamente il gioco. Sarà infatti anche per questo motivo, che così come per i cd e i vinili (addirittura in crescita) nel mercato della musica, possiamo parlare di una piccola percentuale di resistenza nostalgica.
Altro contro? Parliamo di uno svantaggio puramente “reale”, nel senso più strettamente umano del termine. A volte i gamer vengono etichettati come nerd, non bisognosi di rapporti umani, quasi i capostipiti della disumanizzazione. Tra twitch e discord e gli stessi videogiochi, i gamer hanno diverse possibilità di conoscere gente, fare amicizia e condividere le proprie passioni. Ma è innegabile che la digitalizzazione non offra la possibilità di fare quella romantica esplorazione degli store fisici, molto utili a non perdere i contatti gli altri, il proprio spirito e il proprio corpo nella vita reale. La quale, anno dopo anno, sta diventando sempre più avventurosa e meno comfort zone di quella virtuale.