Un accordo sgangherato sparge il suo riverbero in una bettola nei bassi fondi di Night City. Uomini fatti più di metallo che carne, menti composte più da dati digitali che da genuini pensieri, ascoltano la musica suonata da un gruppo senza spina dorsale sintetica. Sei appena entrato in questo letamaio e io ti faccio un cenno con la mia protesi in acciaio e carbonio. Lo so è uno strazio sta roba qui e tutti sono malinconici se li guardi nelle loro orbite: si ricordano ancora troppo bene di Johnny Silverhand. Non sai di chi sto parlando? Siediti e adesso ti racconterò com’è nata la leggenda di Cyberpunk 2077.
Prima della versione videoludica è stato creato il gioco cartaceo di Cyberpunk. Un gioco di ruolo vecchia scuola scritto da Michael Alyn Pondsmith. Se hai fatto qualche lavoretto di ricerca d’informazione saprai che CD projekt RED ha lavorato a quattro mani con Pondsmith per Cyberpunk 2077. Ovviamente il suo ruolo primario era la lore del gioco. Partendo da queste linee di base abbiamo il giusto contesto per iniziare. Micheal ha scritto delle cose su Silverhand, e mettendo i puntini sulle i, le opere prodotte sono Welcome to Night City, un supplemento, e Never Fade Away, una mini avventura.
Lo sgabello di questo posto è veramente scomodo, lo so, ma adesso arrivo al sodo. Il game designer in questione però non ha mai rilasciato la prima storia in cui appare Silverhand. Quella che potrebbe essere benissimo la genesi dell’iconico personaggio che ci farà da mentore e spettro in Cyberpunk 2077. Il racconto si doveva chiamare The Punk and the Parking Space. La storia del nostro fantasma preferito lo avrebbe visto andare in giro con un improbabile motorino, stile Quadrophenia, e incontrare uno stolto con una futuristica Porsche. L’impaccato di soldi parcheggia nel posto voluto da Johnny, che come cordiale risposta gli spara a tutte e quattro le ruote. Ovviamente non manca una battuta imbottita di testosterone: “visto che ti piaceva così tanto quel posto adesso ci puoi rimanere per sempre”.
Questo è il primo accordo del nostro fantasma fatto in dati. Micheal conclude aggiungendo qualche dettaglio in più. Johnny Silverhand non è un eroe, anzi, è un tipo spiacevole. Tormentato si aggira in Night City soffrendo di PTSD ed è come un muro: non riesci a vedere attraverso, è impossibile vedere il suo io. Adesso puoi ordinare da bere, ti saluto samurai.