Il franchise creato da Ubisoft nell’ormai lontano 2008, Assassin’s Creed, ha donato alla community di videogiocatori una delle frasi più memorabili:“Nulla è reale, tutto è lecito”, che vuole riassumere il modo di pensare dell’Ordine degli Assassini, da sempre in contrapposizione a quello dei Templari. Un mantra, un motto che nasconde un significato ed una storia un po’ più profonda di quella che sembra. Ma partiamo dal principio.
Il Credo dell’Assassino
Altair ed Ezio sono forse i protagonisti più significativi dell’intero franchise, e sono proprio loro ad aiutarci nella comprensione del mantra dell’Ordine che viene detto per la prima volta proprio dal protagonista del primo capitolo, durante le primissime battute del videogioco.
Secondo l’Assassino, “Nulla è reale, tutto è lecito” non significa “pensa ciò che vuoi e fai come ti pare”, ma è leggermente un po’ più profondo, in quanto secondo l’uomo indica che la libertà ha le sue conseguenze e le decisioni hanno degli effetti sulla vita degli altri. Quindi bisogna essere saggi, piuttosto che liberi. Ma a quale tipo di morale si appella?
I principi che gli Assassini utilizzano per giustificare le loro azioni sono quelli del fare il bene comune e comprendere usando la testa il modo profondo in cui il mondo funziona. Questo pensiero ovviamente va ad eliminare il concetto che le leggi, ovvero il modo in cui la gente si debba comportare, venga da un libro; anche se divino. Invece, è la società a gestire cosa è giusto o sbagliato.
Infatti, secondo il loro punto di vista, per creare una società migliore, anche un atto immorale come l’omicidio può essere giustificato se questo migliora – che sia nel breve o lungo periodo – la vita dell’intera società.
In più, ogni oggetto utile può essere rubato in modo da poter essere condiviso con chi ne può trarre qualcosa di buono, un po’ come Robin Hood.
Mentre la visione di Ezio Auditore da Firenze è una versione più estesa di quella di Altair, il quale aveva compreso che la vera conoscenza arriva dal raziocinio, rispetto che dal divino. Ma Ezio riesce a comprendere che la morale ed il concetto di bene e male cambiano insieme alla società, quindi la nostra mente, il modo di osservare le cose dovrebbe mutare di conseguenza. Un libro divino invece è statico, rimarrà per sempre uguale a prescindere dal tempo e dallo spazio.
“Dire che nulla è reale, significa comprendere che le fondamenta della società sono fragili e che dobbiamo essere i pastori della nostra stessa civiltà.
Dire che tutto è lecito invece, significa capire che siamo noi gli architetti delle nostre azioni e che dobbiamo convivere con le loro conseguenze sia gloriose sia tragiche”.
Quindi questo costante cambiamento che avviene ad ogni colpo di lancetta, questa mutazione che ci coinvolge e lo farà per sempre, deve farci sempre dubitare, dovrebbe far pensare al fatto che noi stessi, come membri di una società attiva, dobbiamo fare tutto ciò che possiamo per portarla avanti, adattandoci. Senza distruggere ciò che siamo. “Nulla è reale”.
Questo adattamento però, ci potrebbe portare a compiere azioni a cui potrebbero conseguire, verso la società oppure verso noi stessi, momenti di gloria o tragici, e per questo dobbiamo prenderli per come sono, senza forzare nulla ed assumendoci la responsabilità di ciò che abbiamo fatto nel bene e nel male. “Tutto è lecito”.
Non solo finzione
Anche nella storia contemporanea, un grande filosofo tedesco, che risponde al nome di Friedrich Nietzsche ha fatto sua questa massima, ma Karl Jaspers ha voluto avvertire gli studenti del filosofo sul come quella semplice frase possa essere mal interpretata facilmente.
“Quando rimossa dal suo contesto, una frase come questa – spesso ripetuta da Nietzsche – risulta incomprensibile.
Presa da sola esprime una completa mancanza di obbligo, è un invito al capriccio individuale, sofisma e criminalità”.
Quindi è probabile che Jaspers pensasse che questa frase non debba essere presa come qualcosa di individuale, ma di collettivo. Esattamente come i protagonisti del videogioco Ubisoft. In più spiega che non può essere una scusante per commettere atrocità.
Quando in realtà, nella versione della software house, quegli atti non sono dei “semplici” omicidi, ma vengono visti come un qualcosa che si deve fare per evitare o distruggere il male. Non un semplice atto di violenza, quindi, ma un’azione ponderata. Un qualcosa che va fatto per il bene comune.
Lo stesso bene comune che ha espresso il capo della setta degli ismailiti (conosciuti meglio come gli Assassini) al-Hasan ibn al-Sabbah quando ha concepito il mantra. Infatti lui era convinto che bisognasse fare di tutto per raggiungerlo. Per lui la prima frase si riferisce all’esistenza di una divinità, ma anche all’enorme menzogna che i suoi adepti vivevano, soggiogati al volere di Hasan.
Ma per lui “tutto è lecito” proprio per poter raggiungere quell’obiettivo – nel suo caso la riunificazione dell’Iran e la creazione di un impero ismailita – e per riuscirci ingannava nemici ed amici in modo che i primi perissero ed i secondi fossero devoti a lui fino alla fine dei loro giorni. Il fine giustifica i mezzi.
Un comportamento molto simile a quello dei Templari di Assassin’s Creed, ma alla fine – nel videogioco – i due ordini non fanno altro che rappresentare due facce della stessa medaglia, in quanto entrambi vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, l’unica cosa che li differenzia sono i metodi, visto che i Templari seguono ciecamente la Bibbia e fanno in modo che tutti si pieghino ad essa per vivere in un mondo di pace e prosperità.