Next-Gen? Ci siamo, anzi: ci risiamo. La PlayStation 4 ha da poco spento le sue prime quattro candeline, quindi un occhio al futuro se me lo consentite è doveroso.
Per quanto tutto questo possa procurarvi fastidio o eccitazione, a seconda dei casi, è sicuramente inevitabile.
A un certo punto della storia del Videogioco, infatti, qualcuno ha urlato al popolo che il ciclo di vita media di una console è di circa 5 anni. In realtà, i nostri amati vascelli con la bandiera della grande S si sono sempre rivelati piuttosto longevi. Fino alla PlayStation 3, infatti, sono passati ben 6 anni tra una PlayStation e l’altra… e con la PlayStation 4 siamo arrivati ad attendere ben 7 anni.
Ma prima che arrivassero le generazioni a 32-bit, a essere sinceri, i tempi di “riciclo” erano decisamente più brevi: nessuno ha purtroppo la sfera di cristallo sul comodino di casa, ma appare piuttosto evidente che le “generazioni” non siano una costante e che i loro cicli tendano ad allungarsi o… accorciarsi.
E con l’ultima “Gen”, ci sono stati più cambiamenti e novità che hanno fatto suonare qualche campanello di allarme, tra i videogiocatori più vetusti tra voi.
Il primo di questi risale all’inizio di questa generazione: affermare che a dicembre 2013 siamo partiti con il freno a mano tirato su è un eufemismo.
Mancavano i giochi, ma mancava soprattutto la potenza.
Sì, sto parlando di quell’effetto “wow”, quello che riesce a rendere più sfocato e meno preoccupante pure il prezzo sul cartellino degli scaffali, anche quando il portafoglio piange e non dovresti quel mese… perché dai, su, è semplicemente… “WOW”! Devo averla, è magnifica! Ecco, lo ricordate? Tutto questo non è successo con PlayStation 4, eppure, a sorpresa, il suo si è rivelato un lancio esplosivo, capace di macinare milioni di copie in tutto il mondo e che punta a raggiungere la home console più venduta della storia, la PlayStation 2.
La PlayStation 4 ha creato un precedente, e anche uno di quelli importanti.
Perché è riuscita a metter su un impero in termini di utenza con la pura potenza del marketing (da applausi millenari) e soprattutto con… il prezzo. Un prezzo incredibilmente basso, praticamente vicinissimo a quello della console precedente (che tra l’altro vendeva ancora benissimo, all’epoca).
Nessun salto in avanti tecnologico minimamente paragonabile a quello che eravamo abituati a vedere, durante tutti i passati cambi generazionali. Eppure, un successo esplosivo. Una case history che ha insegnato ai nostri costruttori di sogni preferiti che il successo e l’utenza si possono conquistare con altro, rispetto al “vulgar display of power”, come direbbero i Pantera.
Uno sguardo verso qualcosa di nuovo, forse è davvero con la “Pro” che si ottiene quel senso di “Next-Gen”?
Non voglio ora decantare doti da sensitivo che non ho, però vi giuro che ho pensato fin da quel momento che qualcosa sarebbe cambiato. E per sempre. Così, meno di 3 anni dopo, arriva la PlayStation 4 Pro e posso smanacciare il mio dito al vento con l’espressione più convincente possibile da “te l’avevo detto, io!”.
La stessa console più potente o, come avrebbero detto alcuni (sebbene a me suoni terribile), la VERA next-gen? Forse, il punto di tutta la vicenda è che non sia più facile riuscire a determinare il ciclo di una generazione. Che superare certi limiti tecnici in pochi anni, sia cosa “limitata” – scusate l’orribile gioco di parole – alle sole origini, di una tecnologia.
Qualunque essa sia, in un meta-discorso la potremmo quasi affiancare alla vita organica, dove lo sviluppo più rapido e veloce è concentrato a distanza ravvicinata dalla nascita stessa.
Quindi? Quindi ora avanzare sarà molto più lento e complicato. Ma questo non è poi soltanto un male: nella vita, come nei nostri amati Videogiochi.
Un esempio tra tanti? Ebbene ci sarebbe da invocare qualche minuto di silenzio per tutte le software house (traduci: persone e famiglie) finite in mezzo a una strada per colpa di un singolo videogioco “andato male”.
Perché quella crescita così rapida ed esponenziale ha trainato l’industria in un boom economico che era sproporzionato sui costi stesso dello sviluppo.
Un Se vogliamo citare un “WOW” che ti faceva scucire i soldi dal portafoglio, beh Wipeoutt di Psygnosis al tempo mi convinse che 799 mila (vecchie) lire era il prezzo giusto per la PSX!
Tripla A improvvisamente richiedeva decine e decine e decine di milioni, per diventare realtà. Una roulette russa non da poco, per le aziende. E che spesso ha portato a cestinare migliaia di idee, perché “pericolose” e non sicure.
Oggi, questa stabilità si traduce in giochi meno costosi, tecnologie “per tutti” e una comunità di videogiocatori ben più ampia. Sono sicuro quindi che no, non abbiamo più bisogno di correre. Non abbiamo più bisogno di un riciclo generazionale continuo.
Le “mezze generazioni” (leggi: PlayStation 4 Pro) ogni 3 anni, che forse tra non molto diventeranno ogni 18 mesi, sono il “bene”.
Guardate i vostri smartphone: potete beneficiare degli stessi servizi e di caratteristiche comunque molto simili ai successori, per circa 3 anni. Se poi siete dei giocatori ultra esigenti, o dei “tech enthusiast”, come veniamo catalogati oggi, ogni volta che ci sarà un nuovo modello “Pro” correrete verso la permuta per avere sempre il meglio.
Come accade con le schede video e i PC già dai tempi della Vodoo Banshee, insomma. Quindi no, non penso proprio ci sia bisogno di una PS5.
C’è bisogno di cambiare le regole: perché questi cambiamenti porteranno a più lavoro, meno costi e più idee realizzate. Ovvero, più giochi. Ed è questo, il vero WOW del domani.