Cervello e dinamismo
Nelle settimane precedenti, abbiamo iniziato l’esplorazione del cervello grazie alla prima uscita della collana “Le frontiere della scienza”, di cui tornerò a parlare.
Qui, possiamo scoprire il ruolo della “teoria del neurone” nel comprendere l’anatomia e la fisiologia di quest’organo meraviglioso. Non solo, la medesima teoria ci aiuta a comprendere le patologie in modo nuovo, più realistico. Da un punto di vista pratico, ciò significa poter studiare per progettare gli interventi clinici del futuro.
Il protagonista di tutto ciò è ben visibile sulla copertina del libro; si tratta del neurone. All’interno del nostro corpo, è -a detta di molti- la cellula più bella, creativa ed affascinante. Dotata di dendriti per ricevere informazioni dalle altre cellule, ha un corpo cellulare di differenti forme e dimensioni. Da qui, ha origine l’assone, la porzione deputata alla conduzione saltatoria dell’impulso nervoso.
Ogni neurone è in grado di stabilire tantissime sinapsi con i neuroni circostanti, veicolando input di natura elettrica. Inoltre, coordina il rilascio di neurotrasmettitori e il recupero degli stessi, quando hanno terminato la loro funzione nello spazio extracellulare.
C’è sempre un gran lavorio nel sistema nervoso!
Per molti decenni, si è ritenuto che il tessuto nervoso fosse “statico” e questa staticità è stata estesa anche alle sinapsi, ai contatti tra i neuroni.
Oggi, complici le possibilità di fotografare l’attività cerebrale e di studiarla nel vivente, la scienza ha fatto qualche passo avanti e, sempre più spesso, si sente parlare della plasticità neuronale.
Di cosa si tratta?
Tutto ha inizio col riconoscere al sistema nervoso un certo dinamismo. I neuroni nascono, aumentano il proprio albero dendritico, i propri terminali assonici e reagisono agli stimoli cognitivi.
Il nostro cervello risponde prontamente ogni volta che lo invitiamo ad apprendere abilità nuove: una lingua straniera, uno strumento musicale, etc.
Quando questo accade, i neuorni reagiscono creando nuove sinapsi e nuovi circuiti che ci agevolino nel nostro iter di apprendimento.
A ciò si associa il rovescio della medaglia: siamo “destinati” a predere -o a mettere in stand by- le sinapsi che non utilizziamo. Queste, infatti, se da un lato rappresentano un’ elemento utilissimo…dall’altro richiedono un certo dispendio energetico.
La plasticità neuronale non è solo associata alla capacità di apprendere ma risulta interessante per i suoi potenziali effetti positivi in seguito ad eventi ischemici.