È di questi giorni la notizia che Sony ha interrotto anche in Giappone la produzione di PlayStation Vita, dopo che nel 2017 ha cominciato questo processo in USA ed Europa. Ironicamente proprio nel periodo grossomodo nel quale la portatile Sony venne lanciata dalle nostre parti, esattamente nel 2012. Con questa decisione si può dichiarare Vita ufficialmente “retrogames”.
I motivi che hanno ben presto collocato PlayStation Vita nel dimenticatoio sono stati causati molto probabilmente da Sony stessa in primis, che è stata comunque in grado di progettare una console tecnologicamente avanzata e con alcune features decisamente interessanti, dopo una PlayStation Portable che nonostante qualche problemino ottenne un buon successo e fu discretamente supportata da titoli di buona fattura. Con PlayStation Vita l’intento di Sony era quello di migliorare ciò che non andava in PSP (la mancanza di un secondo analogico in primis) e offrire un’esperienza sì portatile ma molto vicina alle console casalinghe in termini di coinvolgimento.
Vita era dotata di uno schermo Oled da 5 pollici e con touch screen di buonissima qualità (anche la parte posteriore era touch). La resa a video era anche sorprendente e senza dubbio alcuno da questo punto di vista rimarrà la miglior console portatile sul mercato, grazie anche a una potenza di calcolo tale da avvicinarsi molto a PlayStation 3. Come il suo predecessore, Vita aveva anche un piccolo centro multimediale dove era possibile navigare in internet, guardare foto e video in alta qualità o ascoltare musica, il tutto trasportabile sia da PC che da PlayStation 3 e viceversa. Era anche possibile navigare in 3G abbonandosi con Vodafone nella versione della console che supportava sia Wi Fi che 3G appunto. Inoltre, tutti i titoli sviluppati per Vita avevano il pieno supporto dei Trofei. Insomma, le carte in regola per creare un sistema di gioco di sicuro impatto e successo c’erano tutte, perlomeno in termini di hardware. Tra l’altro la console si presentava molto gradevole esteticamente, comoda da tenere in mano e discretamente portatile.
Un lancio piuttosto complicato probabilmente fu un primo step verso tutte le problematiche che PlayStation Vita avrebbe poi dovuto affrontare nel corso della sua esistenza. La console in Europa fu venduta al prezzo di 250 euro in versione solo Wi Fi e 300 euro con anche il 3G abilitato. Se consideriamo che era necessario acquistare separatamente anche una memoria esterna proprietaria, esattamente come PSP, l’esborso iniziale per portarsi a casa una Vita è stato considerato da molti giocatori come ingente per una console portatile, soprattutto perchè dall’altra parte c’era un Nintendo 3DS che costava già meno e che inevitabilmente annoverava un parco titoli più ampio. Sony cercò di correre ai ripari abbassando il prezzo della console o lanciando alcuni bundle con giochi o memory card, ma la situazione era abbastanza compromessa.
La sensazione tuttavia è che riguardo PlayStation Vita non ci abbia mai creduto più di tanto nemmeno Sony stessa, mentre delle terze parti nemmeno l’ombra. Forse si era rassegnata abbastanza presto vedendo un 3DS che vendeva benissimo e denotando un’accoglienza tiepida dei videogiocatori, anche se ragionando a mente fredda il target di Vita non avrebbe dovuto essere quello di battagliare con l’handlead Nintendo ma piuttosto quello di crearsi una nuova fetta di pubblico, magari la stessa che venera PlayStation da anni e anni.
E dire che il primo anno e mezzo tutto sommato non fu nemmeno così male in termini di software. Al lancio della console per esempio c’era Uncharted: L’abisso d’oro che tecnicamente era eccellente ed era semplicemente un altro ottimo episodio della saga di Nathan Drake che non sfigurava affatto con i “fratelli maggiori”. Nonostante fosse un titolo di lancio, era in grado di mostrare i muscoli della portatile Sony. Qualche mese dopo uscì Gravity Rush, ottimo action adventure gravitazionale che vide anche la luce su PlayStation 4 con un buon sequel. Un’altra piccola perla fu Tearaway, un delizioso Platform 3D sviluppato dai creatori di Little Big Planet (che svilupparono anche un capitolo esclusivamente per Vita) in un colorato mondo di carta che sfruttava benissimo tutte le peculiarità ludiche della console, quali i due touch screen e il sensore di movimento.
Tra i (pochi) titoli da citare menzioniamo Persona 4 Golden, remastered in alta definizione e con contenuti inediti del capolavoro uscito anni prima su PlayStation 2. Anche Soul Sacrifice era un interessante progetto esclusivo, un particolare action con elementi GdR dove si combattevano temibili boss e dotato di un fascino particolare, che avrebbe meritato sicuramente un seguito magari su una delle console maggiori. E poi… null’altro. Tante remastered o riproposizioni (anche di buon fattura ma pur sempre già esistenti), qualche buon indie e niente di più.
Il destino a fronte di tale pochezza di titoli progettati esclusivamente per Vita fu di una inevitabile dipartita prematura. Ormai da tempo la console portatile di Sony è diventata un controller aggiuntivo di PlayStation 4, per via della possibilità di riprodurre in remoto i suoi titoli anche su Vita.
Ci si chiede da anni a questo punto come mai Sony abbia sviluppato un tale gingillo se poi non ha avuto intenzione di supportarlo più di tanto. Anche a voler assumere un’impostazione conservatrice e non sperimentale, le possibilità a Sony non mancavano di certo, vista la quantità innumerevoli di brand e personaggi che nel corso degli anni ha con successo caratterizzato. Eppure questo non è accaduto, a differenza del solo Uncharted. Un God of War, un Kingdom Hearts, un The Last of Us lanciati nei tempi morti tanto per citarne alcuni di sicuro avrebbero risollevato un po’ le sorti di questa portatile.
Probabilmente è stata errata anche la tempistica con la quale Sony ha immesso Vita sul mercato, ovvero in un periodo di transizione tra PlayStation 3 e PlayStation 4 e nel quale la software house giapponese era già decisa a concentrare le sue risorse per la nuova console casalinga. La sensazione di “occasione persa” è tangibile, perché per come era strutturata PlayStation Vita e per le potenzialità che aveva, avrebbe potuto lasciare un segno decisamente più graffiante nel panorama videoludico.
È lecito pensare che con Vita si sia chiusa l’esperienza col gaming portatile di Sony, a meno che abbia deciso ci prendere spunto da Switch per il futuro… chi vivrà, vedrà.