C’è una nicchia di giocatori che adora le versioni di The Legend of Zelda, ma con lo stile dei vecchi titoli, ovvero visuale dall’alto, una grande mappa esplorabile che ti pone dei limiti per raggiungere certe aree e il classico, meraviglioso stile in 2D, meglio se tutto pixellato. Nintendo sembra che abbia totalmente abbandonato questo tipo di interazione per la saga di Link, quindi che cosa resta da fare? O ti rigiochi tutta la saga dall’inizio, oppure ti puoi guardare intorno e cercare in videogiochi simili che ti diano lo stesso feel di A Link to the Past.
Se hai deciso di proseguire verso quest’ultima opzione, Saga of the Moon Priestess creato da Pixel Trash e pubblicato da Eastasiasoft (si quella dei giochi con le donnine che si spogliano), potrebbe essere il il gioco che fa per te, ma non aspettarti chissà quale capolavoro.
Sarissa salva il principe di Lunaria
Saga of the Moon Priestess si apre con il principe di Lunaria, ovvero il luogo dove si svolgeranno le vicende di questo titolo, che nota una strana quiete all’interno del suo castello. Il suo sospetto è che qualcosa non vada e si mette a girare per la sua dimora che appare, stranamente, in disordine. Ad un certo punto il principe viene rapito da una figura misteriosa.
Una volta assistito a questo incipit, ci ritroveremo nei panni di Sarissa, una giovane eroina che armata solo della sua lancia dovrà salvare il principe rapito. Per farlo dovrà utilizzare la sua arma e comunicare con le Dee della Luna, le quali la guideranno all’interno dei dungeon di cui Lunaria è piena.
Dai diciamocela tutta, togli il principe e metti Zelda, al posto di Sarissa piazzaci un ragazzino vestito di verde e la trama è quella che hai sentito più e più volte nella tua carriera di videogiocatore. Peccato che, al contrario dei più blasonati capolavori Nintendo, in Saga of the Moon Priestess non ci sia quel mordente e quei colpi di che scena, che aiutano il giocatore ad esclamare vediamo cosa gli succede dopo.
In Saga of the Moon Priestess c’è tutto quello che ti aspetti da The Legend of Zelda
Come per la trama c’è poco da girarci intorno, Saga of the Moon Priestess è un clone quasi 1:1 di The Legend of Zelda: Links Awekening, ma con molta meno personalità. Il gameplay è quello, ovvero gira per la mappa, parla con i, numerosi, NPC, trova indizi sul dove trovare il prossimo Dungeon e una volta trovato cerca di completarlo.
Pure nei dungeon proposti continuano le similitudini con il titolo creato da Nintendo. Trova la chiave e apri la porta, cerca l’oggetto che ti fa fare una determinata azione perché senza di quello non puoi affrontare il boss di fine livello…ah e per arrivarci devi per forza avere una chiave diverse dalle altre. Ricorda qualcosa?
Le uniche cose che cambiano, donando quindi un minimo di carattere, sono l’utilizzo degli oggetti come ad esempio le bombe, le quali potranno essere utili non solo per aprire varchi, ma anche per premere determinati pulsanti oppure il gancio che potrà funzionare come teletrasporto da un luogo all’altro.
Gli scontri con i nemici sono, almeno inizialmente, molto semplici, ma quello con i boss richiedono un attimo di materi grigia in più. Infatti ogni nemico finale per essere affrontato avrà bisogno necessariamente di un oggetto particolare. Come per esempio il primo, dove dovrai trovare i guanti che ti doneranno la forza di poter sollevare dei macigni, per poi stordirlo e andare a fare danni con la tua lancia.
Tuttavia il difetto più grande di Saga of the Moon Priestess, non è quello di essere un clone spudorato di The Legend of Zelda, ma di avere una mappa davvero troppo piccola per un action rpg e questo si tramuta in un’esperienza che dura dalle 4 alle massimo 5 ore. Sì, hai letto bene, davvero troppo poco per un’esperienza del genere e l’unico modo per allungare il brodo sta nell’esplorare il dungeon situato al centro della città di partenza, il quale potrà essere scrutato man mano che otterrai i tuoi potenziamenti, ma si parla di una mezz’ora in più al massimo.
Oh sembra il Game Boy Color
Graficamente Saga of the Moon Priestess sembra uscito, più che da Super Nintendo, come il gioco si proclama, da un Game Boy Color. Infatti gli sprite, nonostante siano grandi e colorati, non hanno quella bellezza e definizione tipica delle opere in 16 bit.
Pure le animazioni sembrano uscite più verosimilmente da un Game Boy, piuttosto che da un Super Nintendo, ma il difetto davvero imperdonabile sta nella scelta del font usato durante i dialoghi. Infatti, per mantenere lo stesso stile, si è deciso di utilizzare delle lettere che richiamano ai pixel, peccato che queste rendano davvero faticoso leggere i dialoghi a schermo e il gioco è stato provato su una TV a 65”, immaginati a doverlo fare in portabilità sullo schermo della Nintendo Switch.
Un ultimo appunto va fatto anche alle animazioni per quando troveremo qualcosa di importante. Ti faccio un esempio, se in The Legend of Zelda trovi un oggetto fondamentale per proseguire la tua avventura, qui partirà un’animazione, condita dall’iconico Jingle (che ti posso pure scrivere, tanto lo capiresti: TA-TA-TADA). Questo piccolo accorgimento ti fa capire l’importanza dell’oggetto che hai appena trovato e di conseguenza ti da quella sensazione di forte appagamento. in Saga of the Moon Priestess, non c’è nulla di simile, niente che ti faccia capire “guarda che questa cosa che hai trovato è importante”.
Visto che Pixel Trash ha copiato a destra e manca…hai fatto 30, fai 31 e prendi “ispirazione” pure da questo.