Articolo nostalgico, si capisce. La sala-giochi è stata davvero il paradiso di tutti i ragazzi cresciuti negli anni novanta. Luci intermittenti di ogni colore, suoni d’ogni tipo otturati dagli schiamazzi e dai comparti audio d’epoca (in particolare erano gli svariati Rhythm games, di cui abbiamo recentemente parlato, a farla da padrone), gli sguardi allucinati fissi sui cabinati arcade, con i “grandi” che giocavano a biliardo, più lontano, e noi che ci procuravamo la sindrome del tunnel carpale con un sorrisone stampato sulle labbra. Bei tempi. Ma che ne è oggi della sala-giochi?
Atmosfera da sala-giochi
Diciamolo, una delle caratteristiche che contribuivano alla “magia” che si creava in sala-giochi era la sua atmosfera, cui abbiamo accennato all’inizio dell’articolo. I cabinati dai mille colori e tutti completamente diversi dei Rhythm Games facevano da colonna sonora, con canzoni ovviamente diverse che suonavano in contemporanea ma grosso modo appartenenti allo stesso genere. Il resto degli arcade, tra i vari Tekken, Street Fighter, Puzzle Bobble, Pang e chi più ne ha più ne metta, chiudevano il quadro, con ogni genere di effetto sonoro che si propagava nell’aria. Appena entrati, questo era lo spettacolo che ci si ritrovava davanti e si pregava che gli spiccioli dei nostri genitori fossero infiniti.
Il multiplayer veloce ed appagante
Ma il fattore più importante, quello che rendeva la sala-giochi un posto unico, era la competizione offerta dagli arcade. Questo è il quadro: entri in sala, i cabinati di Tekken 3 e House of the Dead sono, ovviamente, occupati. Ti guardi attorno e vedi che metà dei giochi di corse sono liberi. Ma no, vuoi qualcosa di più impegnativo e violento. Camminando per la sala-giochi ti imbatti in un evento miracoloso: Metal Slug X è libero. Ti ci fiondi con la velocità di una vecchietta sull’autobus che si accaparra l’ultimo posto a sedere, inserisci il tuo primo gettone e la partita inizia. Ti impegni, quasi senza pensarci, i tuoi colpi vanno a segno, riesci a schivare le pallottole e, non si sa come, finisci il gioco con soli tre gettoni. Scrivi le tue tre lettere da vincitore e ti accorgi di essere primo in classifica, subito dopo un certo NIK, che ora è al secondo posto. Le tue gesta saranno narrate nei secoli dei secoli, verrai acclamato dai compagni di classe e diventerai un idolo.
PLOT TWIST
Torni in sala-giochi qualche settimana dopo e NIK è tornato al primo posto. Inoltre le tue adorate tre lettere sono scese di diverse posizioni. Vorrà dire che batterai il gioco con un solo gettone, raccoglierai tutti gli oggetti, salverai tutti i prigionieri e diverrai il campione della sala, mentre alle tue spalle si formerà una piccola folla di ragazzini curiosi. Questa, signore e signori, era la sala-giochi. Queste erano le emozioni che era in grado di regalare e, come abbiamo già detto, era bellissimo.
Che ne è oggi della sala-giochi?
Ovviamente, con l’avvento di console casalinghe sempre più potenti e prestanti, con una marea di giochi a disposizione, la sala-giochi gloriosa degli anni ’90 è ovviamente un’immagine lontana, ma non troppo. Già, perchè per noi nostalgici restano ancora delle roccaforti del videogioco arcade, specialmente nelle grandi città. Laddove molti paesini e piccole città hanno dovuto dire addio ai loro cabinati, c’è ancora questo piccolo faro. Anche la quarantena dovuta al covid-19 ha dato una bella batosta a questo nostalgico business. Ma non perdiamoci d’animo e ricordiamoci anche che, se mai dovessimo scegliere una meta di viaggio, va tenuto a mente che la sala-giochi resiste benissimo in Giappone, dove rappresenta ancora una delle forme di divertimento più amate ed irrinunciabili. Sia lodato il Sol Levante.