Nippon Ichi Software e NIS America presentano ‘Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk‘, si tratta di un RPG Turn-Based ambientato in un antico labirinto pieno zeppo di pericoli e insidie. Il titolo è disponibile su PlayStation Vita dal 2016, ad oggi è approdato anche su PlayStation 4, Nintendo Switch e PC (Pagina Steam Ufficiale). Il gioco non è disponibile in lingua italiana, l’inglese utilizzato è basilare ma contiene alcuni neologismi come abbreviazioni e quant’altro… in ogni caso: lo scorrimento dei dialoghi è comandato da noi giocatori, per cui avrete tutto il tempo per documentarvi online nel caso vi trovaste in difficoltà con la traduzione.
Tutto comincia con l’arrivo di Dronya, una strega, nella città di Refrain che è famosa per il suo labirinto sotterraneo, inaccessibile agli umani. La protagonista è in possesso di un libro: il Tractatus de Monstrum che è in grado di animare dei piccoli pupazzetti che verranno usati per esplorare le infinite vie del dungeon sepolto. Nel percorso incontreremo diversi personaggi e ci imbatteremo in altrettanti colpi di scena, oltre a una mole infinita di creature ostili e boss di ogni genere. I nostri cosiddetti ‘soldatini‘ hanno abilità e statistiche diverse tra loro, hanno anche la capacità di aumentare di livello dopo gli scontri, aumentando di conseguenza il loro punteggio e imparando nuove azioni.
Il Gameplay – un misto tra DOOM e Pokémon
A nostra disposizione abbiamo la carrozza di Dronya parcheggiata all’ingresso del pozzo che porta al labirinto, questa piccola cabina funge da quartier generale (una sorta di menù principale di gioco) dove potremo dare inizio alle nostre spedizioni nel dungeon, salvare i progressi, craftare nuovi ‘burattini‘ e personalizzarli. All’interno del labirinto ci ritroviamo nei panni del Tractatus de Monstrum che, grazie all’aiuto delle piccole bambole, ha la capacità di muoversi tra i fitti e bui corridoi. Nel nostro viaggio incontreremo piccole tracce di mana, tesori, informazioni o messaggi lasciati dai precedenti esploratori, cancelli (già aperti o da sbloccare) e soprattutto… tanti nemici!
Qui si incontra la prima nota dolente: la durata e la frequenza degli scontri. I nemici si incontrano all’improvviso con una frequenza poco minore di quella con cui si incontrano i pokémon nell’erba alta (per fare un esempio che renda l’idea), gli scontri sono strutturati in turni dove abbiamo il compito di dare istruzioni ai nostri soldatini (la squadra è composta da un massimo di 5 pupazzi). Il lasso di tempo che intercorre tra l’inizio del duello e la ripresa del viaggio è troppo lungo e fa venire voglia di skippare qualsiasi scontro con le creature meno importanti.
I comandi sono semplici: con i classici tasti ‘WASD‘ si controlla la visuale (funzionalità usata anche per sbirciare dietro agli angoli) e con le frecce della nostra tastiera si compiono i movimenti (avanti, indietro, svolta a destra e svolta a sinistra), anche il mouse (grazie ad un puntatore sullo schermo) ci permette di spostarci. Le frecce spesso sono imprecise e fanno compiere al personaggio due volte lo stesso comando se premute per troppo tempo, bisogna prenderci la mano! Lo stesso vale per i movimenti col mouse: bisogna regolarsi bene e prenderci l’abitudine con le misure sullo schermo. Durante gli scontri potremo utilizzare le stesse periferiche che ho citato poco fa per navigare nel menù di battaglia.
Il gameplay, nel suo insieme, può annoiare a causa degli lunghi e futili scontri che spesso cadono nella monotonia, un indice che spinge il giocatore ad andare avanti è la trama che ho trovato abbastanza interessante, perciò… se avete pazienza, vi assicuro che vale la pena giocarlo!
Piccolo consiglio: Verso la fine del lungo tutorial, quando vi viene chiesto di craftare i vostri primi pupazzetti, assemblateli tutti e tre, poiché nel passo successivo vi verrà chiesto di schierare la formazione da battaglia e se non avrete tutti e tre i soldatini rimarrete bloccati e dovrete riavviare il gioco… attenzione!
Grafica, Animazioni, Colori, Musica e Voci
La grafica è semplice, non appesantisce troppo il lavoro del PC rendendo l’esperienza di gioco accessibile anche a dispositivi di fascia medio/bassa, le ambientazioni non sono troppo peculiari ma nel labirinto si possono trovare stanze particolari e con elementi interessanti, tutto è avvolto da una gradazione cupa di colori, in cui si concentrano prevalentemente gradazioni del verde inizialmente, ma più avanti si possono trovare aree con colorazioni diverse, comunque tutte riescono a mantenere quell’atmosfera ‘pesante‘ degna di un labirinto maledetto. Sulla musica non ho nulla da dire, ‘senza infamia e senza lode‘ ma contribuisce nel mantenere ‘tesa‘ l’aria all’interno del dungeon. I dialoghi a volte tendono a essere fin troppo lunghi rispetto alla mole di informazioni che portano al giocatore, ma altre volte riescono a strappare un sorriso soprattutto grazie alle interpretazioni dei doppiatori che ho trovato di alta qualità e simpatiche.
Le impostazioni di gioco sono molto varie e rendono l’esperienza di gioco molto ‘personalizzabile‘ per soddisfare al meglio quasi tutti i dispositivi…