Sviluppato da Grundislav Games e pubblicato da Application Systems Heidelberg, Lamplight City è un’avventura grafica in pixel art dall’atmosfera molto interessante. Noi abbiamo analizzato la versione per Nintendo Switch e siamo pronti a condividere la nostra recensione.
Lamplight City: misteri alla luce dei lampioni
Il nome del gioco è anche il soprannome della città immaginaria protagonista dell’intera opera: New Bretagne. Il gioco è infatti un’opera ambientata in un mondo alternativo e convincente. Siamo nel 1844 e vestiamo i panni di Miles Fordham, un detective con più di un segreto sulle proprie spalle. Insieme al nostro fidato assistente Bill, ci ritroveremo a percorrere le oscure strade di Lamplight City, una città impreziosita da innumerevoli lampioni (da qui il motivo del soprannome) e diverse altre chicche che donano al gioco un tocco steampunk davvero azzeccato.
L’inizio della nostra avventura ci vede all’interno della bottega di una fioraia dove avvengono diversi furti… strani. La stranezza è dovuta al fatto che viene ritrovato l’equivalente in denaro del materiale rubato. Insomma, non proprio un furto in piena regola. Purtroppo questo bizzarro caso sprofonderà presto in tragedia, spalancando la porta di una trama dalle tonalità dark che funziona e trascina fin quasi alla fine : il ritmo non è perfetto ma la curiosità domina.
Da segnalare anche il furbo utilizzo di più registri linguistici, con l’utilizzo intelligente della comicità, grazie a battute quasi sempre efficaci e mai fuori posto. Notevole la caratterizzazione di alcuni personaggi, in primis i comprimari. L’intero canovaccio narrativo funziona e riesce a trainare un’avventura che ha sì pochi enigmi, ma che ci porterà a fare diverse scelte.
Gameplay
Come anticipato, Lamplight City ha pochi enigmi. Ci sono oggetti con cui interagire, ma non sono questi il fulcro dominante della struttura ludica. Il ruolo principale lo hanno i dialoghi, con tanto di cambio di schermata e zoom sul volto dei protagonisti. La soluzione del mistero è spesso snocciolata fra le parole dei personaggi e tra le osservazioni del protagonista. Purtroppo, tutto è completamente in inglese (assenti i sottotitoli in italiano) e avvisiamo che è richiesta una buona conoscenza della lingua. Ci sarà da leggere molto e alcune volte si scivolerà anche in argomenti abbastanza tecnici. Comunque, non è nulla di insormontabile e anzi, la scrittura merita, è ben lavorata ed è il motore trainante di tutto il gioco.
E’ sempre composto da parole un altro elemento utilissimo, che ci permetterà di risolvere i vari casi che ci ritroveremo ad affrontare: l’inventario. Questo non è pieno di oggetti, ma di indizi, testimonianze, osservazioni e quant’altro. Tutti elementi che starà a noi, e solo a noi, collegare per trovare una risposta che possa soddisfare il nostro intuito. Se è vero che il gioco ci fornisce indizi a sufficienza, è altrettanto vero che il peso della decisione finale rimane fino alla fine. Non si è mai totalmente certi della propria decisione e soprattutto delle inevitabili conseguenze.
In termini di comandi, questi non si discostano molto dagli standard del genere. Controlleremo un cursore che cambierà forma non appena si ritroverà a passare su un oggetto o una persona. Il tutto in modo comodo ed efficace anche se meno approfondito rispetto ad alcuni capisaldi del genere. Questo perché con un oggetto si potrà agire unicamente in un modo laddove in altri prodotti è possibile, ad esempio, osservarlo, prenderlo o unirlo.
Per quanto riguarda il porting su Nintendo Switch possiamo garantire che la versione portatile è ideale per la tipologia di gioco. Lamplight City si difende egregiamente anche se le scritte potevano forse essere leggermente più grandi ma comunque la leggibilità non è minata e l’avventura si gioca gradevolmente. Positivo anche l’impatto su grande schermo, nonostante la grafica non sia all’avanguardia, lo stile e l’atmosfera donano una buona identità al gioco.
Grafica e sonoro
La grafica di Lamplight City è molto buona e si difende egregiamente. La pixel art dei personaggi è molto buona ed è inevitabile il richiamo ai mostri sacri del genere delle avventure grafiche come i primi capitoli di Monkey Island. Da evidenziare inoltre il cambio di grafica quando si passa ai dialoghi diretti, qui i volti in primo piano dei protagonisti guadagnano in dettaglio e animazione.
Parere leggermente meno entusiasta per alcuni sfondi. Questi sono notevolmente diversi rispetto ai personaggi e il distacco tra le due tipologie di grafica potrebbe non piacere a tutti, rendendo lo sfondo decisamente più statico rispetto agli elementi con cui è possibile interagire. Il sonoro fa il suo dovere in modo positivo. Un plauso al doppiaggio, sempre gradevole e che riesce ben a caratterizzare quasi tutti i personaggi del vasto cast del gioco.