Era l’estate del 1996, la mia vita da videogiocatore teenager si districava tra il SEGA Mega Drive e il Super Nintendo, posseduti entrambi ma non in contemporanea.
A quell’epoca non esisteva internet, e gli echi delle rivoluzioni tecnologiche in ambito gaming arrivavano con il contagocce e, almeno per quanto mi riguarda, grazie alle riviste del settore come l’indimenticabile Consolemania, che possedevo fin dal numero 4. Non esisteva ovviamente YouTube, quindi cosa esattamente fosse in grado di offrire l’appena nata PlayStation noi comuni mortali non eravamo in grado di saperlo.
Quello che si sapeva era che Sony aveva appunto deciso di lanciarsi nel mercato dei videogiochi con una console che prometteva di essere un portento tecnologico, ma come avevano già promesso poco prima marchi altrettanto blasonati come Panasonic con il suo 3DO e Philips con il CD-i che tuttavia ebbero un destino infausto nonostante le ottime premesse.
Quella di Sony, quindi, aveva tutta l’aria di essere un’altra meteora che avrebbe solcato per qualche anno i cieli di noi videogiocatori tra un misto di sonnolenta curiosità e malcelato menefreghismo, per poi lasciarsi andare al suo destino e finire nell’oblio.
Quindi quando a casa di un amico vidi per la prima volta quella console chiamata PlayStation la mia reazione fu alquanto timida.
Ma poi…
Ma poi inserì nel lettore il mitologico disco “Demo-1”, e nel giro di pochi secondi mi trovai, sbalordito, ad ammirare cose che nemmeno pensavo potessero esistere: lo strabiliante mix di grafica e sonoro era qualcosa di inimmaginabile per noi bambini pacioccosi, abituati alla grafica in 2 dimensioni e a effetti audio che al confronti sembravano poco più che rudimentali.
Stavo assistendo a quella che avrebbe rappresentato una vera e propria rivoluzione nell’ambito dei videogiochi, sotto tutti i punti di vista, consegnando il brand Sony nell’olimpo del settore.
Una portata storica come quella che ebbe l’uscita della prima PlayStation molto difficilmente la potremo ritrovare in futuro, e di sicuro non tra le console in uscita i prossimi mesi, ma abbiamo comunque provato, in un mix di desiderio e seria aspettativa, a stilare un elenco delle cinque cose che ci aspettiamo dalla next gen. Anzi, che in qualche caso addirittura pretendiamo.
Vediamole insieme.
1. Zero caricamenti nella next gen
Niente scuse, la tecnologia ha fatto talmente tanti passi da gigante in questi ultimi anni che vedere nel 2020 ancora la scritta “caricamento” su schermo è ormai diventato qualcosa di intollerabile. Anche perché, non di rado, quella scritta è accompagnata da secondi (a volte anche minuti…) di attesa, e questo non è davvero più concepibile.
Tornando ancora con la mente alla gloriosa epoca dei 16 bit, è innegabile per chi l’ha vissuta provare nostalgia per l’immediatezza con la quale si accedeva al gioco, cioè pochi secondi dopo aver inserito la cartuccia nella console.
Certo, si trattava di una tecnologia completamente diversa (le cartucce, appunto) ma a distanza di ben 25 anni è improponibile dover attendere caricamenti a volte estenuanti per cominciare la sessione di gioco o per riprenderla magari dopo che il nostro personaggio è passato a miglior vita.
Va anche detto che spesso il fatto di non inserire caricamenti pesanti durante il gioco dipende dalla capacità di chi programma, basti pensare a The Last of Us Part II in cui, inizio gioco a parte, nel corso dell’avventura non si avverte mai la presenza invadente di schermate di loading.
Le nuove SSD sembrano andare nella direzione sperata, come annunciato anche in diverse occasioni, quindi non ci resta che attendere al varco il nuovo hardware con la speranza di lasciarci definitivamente alle spalle gli odiosi caricamenti.
2. Innovazioni nel game design
Questo aspetto si può in un qualche modo collegare al primo, perché l’assenza di caricamenti in gaming può portare anche a delle innovazioni nel game design. Un assaggio di questo lo abbiamo avuto durante i diversi video gameplay di Ratchet and Clank: Rift Apart, in cui in certi frangenti vediamo il personaggio muoversi rapidamente da un mondo all’altro in tempo reale, cosa questa che con le console attuali non sarebbe stato possibile senza una qualche schermata di caricamento per quanto sapientemente mascherata, mentre nel titolo esclusiva PlayStation 5 questo avviene durante le fasi di gioco, senza che esse siano spezzettate.
Si tratta certamente di una prima vera dimostrazione di next gen e attendiamo di vedere in quali modo gli sviluppatori saranno in grado di sfruttare questa features nel corso degli anni. Le potenzialità sono certamente enormi perché la potenza della GPU e il numero di teraflops hanno senso solo se messi al servizio del videogioco e non solo per farci strofinare gli occhi dall’estetica.
3. Ulteriore ampliamento del modo in cui si fruisce di un videogioco
Con la generazione PlayStation 3 / Xbox 360 sono stati sdoganati i giochi in formato digitale, superando per la prima volta il concetto di gioco fisico. Con la generazione attuale c’è stata una vera e propria esplosione in questo senso, grazie all’arrivo sul mercato di servizi come il Game Pass che rappresentano una vera e propria rivoluzione del modo in cui si fruisce di un videogioco, slegandolo dal concetto di acquisto singolo ma usufruendone mediante un catalogo disponibile con un abbonamento mensile dal costo irrisorio, in quello che è stato ribattezzato “il Netflix dei videogiochi”. Non è proprio così, però rappresenta un netto passo avanti rispetto a quello che si era visto fino ad ora, tanto che anche Sony, in maniera molto meno efficace per la verità, ha provato ad inseguire Microsoft con PlayStation Now.
Dalla prossima generazione ci aspettiamo un ulteriore step, qualcosa che permetta di migliorare il rapporto utente-videogioco, magari attraverso un potenziamento dei servizi streaming e cloud gaming (questi ahimè legati soprattutto alle performance delle connessioni, che sappiamo essere spesso non al top nel nostro Paese).
4. Quantità di nuove ip di livello
Con la current gen abbiamo visto il fiorire di remake/remastered, alcune assolutamente dimenticabili. Come si può tradurre questa tendenza? A voler pensare male, che dalle parti degli sviluppatori ci sia una certa mancanza di idee innovative nel far nascere nuove ip di successo, prova ne è che alcuni dei migliori giochi di questa generazione sono seguiti o al limite reboot, come The Last of Us Part II, God of War, Red Dead Redemption 2, The Legend of Zelda Breath of the Wild e The Witcher 3.
La next gen sembra cominciare sulla stessa falsariga e questo al momento non lascia presagire nulla di buono.
Certo, nessuno si aspetta che le software house sfornino nuovi giochi a ripetizione come successo con la prima PlayStation, ma un po’ di sana inventiva per produrre con continuità dei tripla A assolutamente nuovi farebbe certamente bene a tutto il mercato.
5. Il ritorno della “console war” sana
Lo dico subito, per come la vedo io, la console war in senso stretto (con tifo da stadio e sfottò annessi e connessi) per me non solo è stupida, ma assolutamente inutile. Forse nel dirlo sono di parte considerato che, salvo rarissime eccezioni, dai primi anni ’90 ho sempre avuto la fortuna di possedere le console di tutte le maggiori case produttrici presenti al momento sul mercato (Sega Saturn e Dreamcast rappresentano ancora delle dolorose mancanze…), ma in ogni caso ho sempre trovato molto un po’ stupido parteggiare per una o per l’altra, dal momento che il pluralismo, soprattutto se di qualità, è un beneficio in primis per noi giocatori.
Quello che personalmente mi aspetto dalla next gen è una “console war” in senso positivo e costruttivo, con Sony e Microsoft a darsi battaglia in modo sano per offrire il prodotto/servizio migliore possibile per l’utente finale, cosa che non sempre si è verificata in questi ultimi anni.
Se PlayStation 5 e Xbox Series X/S saranno entrambe forti non potrà che essere un vantaggio per tutti gli appassionati, che saranno i veri vincitori di questa “battaglia”.
Insomma, queste sono le nostre personali aspettative sull’imminente next gen, quali e come si tradurranno in realtà lo potremo dire solo tra diversi anni.