Chiunque abbia mai preso in mano un gamepad (o un joystick, una tastiera..) si sarà inevitabilmente trovato a fare i conti con le due paroline, tutt’altro che magiche, che interrompono i sogni di gloria del giocatore: Game Over.
Per quanto ci si possa sforzare, è fisiologico fallire nei videogame. Proprio come nella vita reale, spesso il game over ci rende più saggi e maturi di prima e ci aiuta ad avanzare con maggior sicurezza.
Il Game Over era quasi fondamentale quando i videogiochi erano relegati ai cabinati ed occorreva quindi spillare quanti più soldi possibili al giocatore, ma ovviamente non si è fermato lì. Insieme alle console è entrato nelle nostre case e anche se non ha quasi più la stessa importanza e talvolta non utilizza neppure le due paroline iconiche, le prime che ogni giocatore impara in inglese, è ancora qui.
Scopriamo insieme le migliori 5 schermate di Game Over.
Sega Rally e il Game Over canterino
Tutti i videogiochi dovrebbero avere una colonna sonora personalizzata, e Sega Rally ha sicuramente una delle migliori soundtrack con quel My Dear Friend Rally dal titolo assurdo ma che sprigiona tutta quell’atmosfera gioiosa tipica degli anni ’90. Tuttavia, quello che è entrato nella memoria collettiva è quel “Game Over Yeah!”con cui inevitabilmente terminavano le partite e che risuonava nelle sale giochi dell’epoca.
Sicuramente è un modo strano per farci sapere che abbiamo fallito, ma erano i gioiosi anni ’90, sempre sopra le righe.
Batman Arkham e i monologhi
Batman non solo ha il miglior costume, i migliori gadget, la migliore auto e la più bella casa dei supereroi; ha anche i cattivi migliori.
Questo è uno dei motivi per cui la serie Arkham ha funzionato così bene, perché per la maggior parte del tempo affrontiamo nemici interessanti tanto quanto l’eroe protagonista.
Questo ci porta ad un altro degli elementi più riusciti di Arkham: Batman è rapidissimo, è furbissimo, combatte con lealtà, agilità, con caparbietà (Cristina D’Avena docet) ma non è invulnerabile. Quindi se sbagliamo, moriamo. Cadiamo per terra, quindi dal buio viene fuori un supercriminale che si prende gioco di noi con un breve monologo.
Molto teatrale: le tenebre, il faccia a faccia. E anche molto fedele all’idea originale. Cosa fanno i criminali psicopatici? Monologhi.
Daytona e il G.A.M.E. O.V.E.R
Ecco che torna in gioco Takenobu Mitsuyoshi, talentuoso compositore e vocalist di Sega, con un altro lavoro memorabile.
La colonna sonora di Daytona USA è piena di brani godibili, Sky High è ancora oggi delizioso da ascoltare, ma quello che chiunque lo abbia giocato ricordi è la stranissima schermata di Game Over.
Indimenticabile lo spelling delle due parole, in versione vagamente funk/pop segno dell’epoca della sua uscita.
https://www.youtube.com/watch?v=zW3O51c3kdE
Dark Souls, Sei Morto
Queste due parole sono praticamente diventate un sinonimo della serie Dark Souls. In effetti, la serie potremmo dire che possiede la schermata di Game Over e i font old school utilizzati ogni volta che moriamo hanno qualcosa di agghiacciante. Se utilizzati in un altro gioco sarebbero kitsch, tuttavia qui si incastrano alla perfezione con il titolo, che comunque personalmente non amo.
Anche se la schermata Sei Morto non è mai la fine, i Souls hanno un approccio particolare per quanto riguarda la vita nei videogame.
In realtà, considerato che l’elemento più importante è l’esperienza, utilizzare “Hai Imparato” forse sarebbe stato più appropriato. Ma non efficace.
Il Cerchio Rosso della Morte
Non è bello in effetti, ma è il Game Over dei Game Over.
Ti stai godendo un gioco su Xbox 360, magari Far Cry 2 come è successo a me, e già pregusti una nuova partita. Ti prepari con la tua poltrona preferita, una bevanda fresca e uno snack perché nulla possa disturbarti e accendi la console.
Ma la Xbox non si accende e dove dovrebbe comparire il familiare cerchio verde appaiono delle luci rosse. Sai già di cosa si tratta, ne parlano tutti, è il famigerato Red Ring of Death. La 350 è rotta, finita. Non è il peggiore dei Game Over?
Per fortuna all’epoca Microsoft si assunse tutti i costi per le riparazioni, che alla fine ammontarono ad una somma esorbitante di più di 1 miliardo di dollari.