Ti è successo mai, caro lettore, di trovarti in crisi per qualcosa nel corso della tua vita? Quando ti sei ritrovato davanti ad una scelta che avrebbe potuto cambiare totalmente la tua vita tipo rubare un gratta e vinci ad una vecchietta e scappare via o continuare a fare il tabaccaio? O semplicemente quale facoltà universitaria scegliere senza incappare in errori di percorso?
Di solito sono scelte che ci fanno fermare per un attimo (metaforico, il tempo che intercorre tra il poter prendere una scelta e decidere effettivamente è molto più ampio), ci fanno rimuginare più e più volte, prendendo in considerazione ogni singola situazione o eventualità che potrebbe scaturire da una scelta o dall’altra.
Ci sentiamo confusi e spaesati. Cerchiamo il consiglio di qualcuno che possa indirizzarci verso la retta via, e il più delle volte è proprio grazie a queste persone che riusciamo a prendere la scelta più giusta. Facciamo affidamento su altre persone anche perché, se mai la scelta presa si dovesse rivelare quella più sbagliata del mondo, sapremmo con chi prendercela. Perché noi non siamo in grado di assumerci le nostre responsabilità, vero caro lettore?
Quindi, immagina di aver finalmente preso la scelta migliore della tua vita che ti ha portato a molteplici soddisfazioni, ti rilassi la sera davanti alla TV con un controller in mano per giocare ad un semplice videogame. Sembra proprio uno scenario da favola, e nulla può rovinarti la giornata o metterti ulteriori tarli in testa. E invece no, perché quello che credevi fosse un semplice videogame arriva alle battute finali e ti porta a qualcosa di cui eri finalmente eri riuscito a sbarazzarti: una scelta.
E no, non parlo mica di scelte tipo “devi scegliere un’arma da mischia o un’arma a distanza per il boss finale” o “salva l’ultimo Muddokon per ricevere il finale migliore“, ma di scelte che ti portano a bloccarti e restare a guardare lo schermo per interi minuti prima di prendere una decisione.
Io mi sono ritrovato davanti a questi orribili dilemmi per ben quattro volte nel corso della mia “carriera videoludica” e adesso ti elencherò quali sono stati, avvertendoti però che ci saranno moltissimi spoiler, dato che buona parte di queste sono avvenute proprio nelle fasi finali dei giochi che sto per citarti.
Beyond: Due Anime – Vita o Aldilà?
Jodie Holmes, interpretata da Ellen Page (adesso Elliot Page), era la protagonista di questo bellissimo titolo sviluppato da Quantic Dream. Il dono della ragazza era quello di poter “comunicare” con l’aldilà, anche grazie ad Aiden, una presenza che sin dalla nascita della ragazza è sempre stata accanto a lei.
Il gioco via via ci porta ad esplorare la storia di Jodie, inizialmente frammentata con un continuo saltare tra presente, passato e futuro. Solo nelle ultime fasi di gioco avremo una visione totale della trama. Tra una perdita e un’altra, Jodie si ritroverà a dover scegliere, in una sorta di limbo, una direzione da prendere.
Continuare a vivere e vedere se potrà trovare la felicità con chi è rimasto, o andare oltre e scegliere l’aldilà, finendo quindi in quel modo una vita turbata da mille eventi spiacevoli e potersi finalmente ricongiungere con le persone che ha perso nel corso degli anni. Ovviamente Jodie non sceglierà da sola, ma spetterà a noi, videogiocatori, quale sarà il destino della ragazza.
Bene, questo è stato il mio primo vero dilemma. Ho letteralmente adorato Beyond: Due Anime così come mi sono tremendamente affezionato a Jodie, al punto che arrivato a questa scelta sono rimasto a fissare lo schermo per dieci minuti abbondanti. Grazie al cielo non si tratta di una scelta a tempo limitato e quindi ho potuto scegliere con tutta la calma del mondo. Come dici? Cosa ho scelto? Tieniti forte, perché la mia scelta è stata…
NieR Automata – Un sacrificio davvero necessario?
Potrebbe sembrarti strano, ma tra i titoli che mi hanno lasciato un vuoto dentro una volta finiti c’è proprio NieR Automata. Uno di quei vuoti che raramente possono essere colmati come quando finisci una serie TV con cui sei cresciuto e non hai idea di cosa potrebbe prendere il suo posto.
Una trama magnifica, dei personaggi indimenticabili, musiche meravigliose e un gameplay avvincente e mai banale. Tutto molto bello, se non fosse per una piccola macchia in un curriculum impeccabile, che teoricamente dovrebbe far parte proprio delle caratteristiche che rendono unico il gioco, ma che a me invece ha fatto rodere parecchio.
Siamo giunti alla fine del gioco e abbiamo sbloccato tutti i finali, che come ogni gioco di Yoko Taro che si rispetti, sono almeno cinque. Arrivano quindi i titoli di coda e tutto sembra essere finito, ma non è così. Il gioco ci permetterà di poter “sparare” ai nomi dei creatori del gioco. Ma alla fine, per quanto tu possa provare e riprovare questi ti faranno fuori. A meno che…
I Pod decidono di porre per sempre fine al progetto YoRHa e per portare a termine questo compito bisogna trasferire le proprie memorie all’interno della rete per poter aiutare qualcun altro in difficoltà e a tua volta essere aiutato. Per farlo, e quindi sbloccare il vero finale di NieR Automata, bisogna rinunciare solo ad una banale cosa: tutti i tuoi salvataggi.
Divertente eh? Ti fai un mazzo così per livellare, prendere tutte le armi, completare la storia più e più volte per sbloccare tutti i finali e alla fine il gioco stesso ti chiede di cancellare i salvataggi per “un bene superiore”. Inutile dire quale sia stata la mia scelta, puoi benissimo immaginare che…
NieR Replicant: Oh no! Ancora?!
Sì, sono una brutta persona. Ho giocato prima a NieR Automata e poi a NieR Replicant, rovinandomi quindi buona parte della storia e dei colpi di scena che già mi erano stati spoilerati in Automata. Sapevo chi erano i Replicant, sapevo del progetto Gestalt, e sapevo anche qualcosa riguardo Devola e Popola.
Tuttavia c’era una cosa che non sapevo. Non avevo affatto idea che arrivato ad un punto del gioco, esattamente al finale D, avrei rivissuto per la seconda volta ciò che avevo provato con NieR Automata. Il gioco infatti ci chiederà di salvare la vita di Kaine sparendo dalle memorie di tutti.
E anche in questo caso, il concetto di perdere le memorie, corrisponde a perdere tutti i salvataggi di gioco. C’ero già passato una volta qualche anno prima, e speravo di non dover rivivere quel momento ancora una volta. E invece… Grazie Yoko Taro! Non hai idea di quanto stress tu mi abbia messo addosso con una scelta del genere anche perché non posso non scegliere…
Life is Strange – Chloe o Arcadia Bay?
Questa è stata letteralmente LA (sì, volutamente con le maiuscole) scelta. Sapevo che Life is Strange era un gioco in cui ogni scelta ha delle conseguenze e giocando i giochi di Quantic Dream posso affermare di essermi abituato a tali narrazioni. Ciò a cui non riuscirò mai ad abituarmi invece sono le scelte finali.
In Life is Strange la scelta più importante consiste nel salvare qualcosa o qualcuno (capito Yoko Taro?! Qui la gente SALVA qualcosa o qualcuno, non sacrifica i salvataggi!), per l’esattezza ci troveremo a dover decidere se salvare l’unica persona che abbiamo mai amato, ma sacrificando una città intera, o salvare la città e i cittadini per sacrificare l’amore della propria vita.
Ammetto che inizialmente appena ho visto la schermata di scelta ho detto un semplice “No, io non ci gioco più!” e ho staccato per poi andarmene via dalla mia stanza. Solo dopo qualche giorno ho ripreso in mano il controller e ho fatto la mia scelta (no, caro lettore, no. Non ti dirò cosa ho scelto, né con questo gioco, né con gli altri).
Conosco una persona, a me molto cara, che durante quella scelta ha fatto un giro di telefonate lunghissimo, e per ogni persona che rispondeva al telefono, la frase iniziale era pressappoco questa “Ehi ciao, posso farti una domanda? Facciamo finta che devi scegliere tra la tua città e l’amore della tua vita…”
Conclusioni
La vita è una continua scelta, ogni volta che ne fai una arriva un’altra scelta da compiere. Non si finisce mai.
Iniziamo a scegliere sin da piccoli, se giocare con il giocattolo rosso o quello giallo e continuiamo a scegliere fino alla fine dei nostri giorni. In quei pochi attimi in cui le scelte non ci condizionano la vita, potete, cari sviluppatori, evitare di metterci addosso ulteriori scelte da prendere anche dei videogiochi?
Con affetto.
Un videogiocatore e il suo caro lettore!