Bentornato. Sette giorni fa abbiamo iniziato insieme un viaggio molto particolare attraverso il mondo di League of Legends. Invece di trattare la lore o il gameplay, ci siamo concentrati su quelle che sono le vere leggende di uno dei MOBA più di successo degli ultimi anni, ovvero quelle persone le cui capacità si sono imposte in modo così massiccio sulla Landa degli Evocatori da essere associate a stili di gioco o eventi specifici con nomi utilizzati ancora oggi. Dopo aver visto insieme le prime quattro leggende, oggi raggiungiamo la metà del nostro percorso previsto, portando il totale a otto.
Cespuglio della Morte / Empire
Partiamo con una doppia dose. Quando in League of Legends si parla di Cespuglio della Morte, ci si riferisce ad una precisa tattica che vede un team nascondersi tutto in un cespuglio sulla mappa per poi annichilire il primo sfortunato avversario che avrà la malaugurata idea di controllare tale cespuglio di faccia (in gergo facecheckare) senza prima metterci una ward. I cespugli della morte sono stati resi popolari dai primi Fnatic che ne facevano un uso massiccio in competitivo, ma erano una pratica molto presente in praticamente qualsiasi game europeo.
L’Empire è il Cespuglio della Morte definitivo. E’ una tecnica diventata iconica che si basa su un preciso stile di gioco con il campione NuNu. La R di quest’ultimo prevede che esso sia immobile all’interno di un grosso cerchio in cui canalizza un’enorme tempesta di ghiaccio. Al termine di alcuni istanti, tutti gli avversari nel cerchio riceveranno danni massicci in misura proporzionale a quanto NuNu è rimasto a canalizzare la R senza essere interrotto. L’Empire prevede che tale canalizzazione avvenga con NuNu nascosto in un cespuglio senza che il team avversario lo veda fino a quando la R non esplode causando danni catastrofici completamente imprevisti.
Al giorno d’oggi l’Empire è una delle mosse più utilizzate da chiunque sfrutti NuNu, ma tale stile di gioco deve il suo nome alla prima volta in cui fu realizzata nel corso di una partita di gioco professionistica. Si era nella fase di qualificazione dello IEM Season VI Kiev e gli SK Gaming si stavano scontrano con il Team Empire. A 15 minuti nel game, l’ADC del Team Empire viene ingaggiato da tre membri degli SK Gaming, ma a loro insaputa c’é Edward “Edward” Abgaryan nel cespuglio intento a canalizzare la propria R in combinazione con quella di Karthus (la cui R fa danni a tutti gli avversari sulla mappa). Il risultato è una devastante triple kill ed una manovra (R di NuNu nascosta con esca visibile che attira i nemici) che è rimasta nell’immaginario di tutti i giocatori di League of Legends.
God Faker
Faker è e sarà per sempre considerato il giocatore simbolo di League of Legends. La sua abilità tecnica è così elevata da essergli valsa il soprannome di “God” ed il suo stile di gioco aggressivo, ma anche incredibilmente pulito e calmissimo ha fatto si che quando un mid-laner è particolarmente bravo, viene indicato come una specie di secondo Faker. Non è un caso se Caps, uno dei migliori mid-laner europei, sia ancora oggi soprannominato “Mini-Faker”. In realtà Faker è conosciuto anche con due altri soprannomi: “Demon King” (perché per un periodo era praticamente come una specie di boss finale da battere per qualsiasi squadra del mondo) e “The Immortal” (per la sua folle capacità di sopravvivere in situazioni impossibili).
Ma quando è iniziata la leggenda di Faker? Ci sono pochi dubbi in proposito. Tutto è iniziato in quel 5° game della finale degli OGN HOT6 Champions dove gli SKT T1, il team storico di Faker, si ritrovarono davanti i KT Bullets, squadra che al tempo comprendeva Ryu, il suo principale rivale. Era consuetudine dell’epoca che il quinto game di una serie presentasse dei blind pick, ovvero le squadre avrebbero scelto i loro campioni in segreto e ci sarebbero potuti essere anche pick duplicati. All’epoca sia Ryu che Faker erano conosciuti per le folli capacità meccaniche sui campioni della classe degli assassini e, per pura coincidenza, entrambi decisero di scegliere Zed come loro campione in quella partita.
Zed è un assassino molto particolare perché è caratterizzato da delle meccaniche davvero ostiche da sfruttare al 100%, ma che se padroneggiate permettono davvero di ribaltare completamente l’andamento di una partita. Siamo nelle fasi finali del game, gli SKT stanno pushando e Faker è mid-lane con poca vita. Ryu vede l’occasione di annientare il rivale trovandolo fuori posizione e lo attacca. Quello che avviene dopo è rimasto nella storia, nel giro di pochi secondi Faker surclassa completamente l’avversario 1vs1 uccidendolo e sopravvivendo, consegnando così la vittoria al suo team. La sua performance fu talmente assurda che per capire la quantità di comandi inseriti e mosse eseguite è necessario rallentare di almeno 10 volte il tempo di gioco. Ancora oggi, questa giocata di Faker è studiata da qualsiasi squadra professionista e ha consacrato a leggenda eterna il giocatore coreano.
Flame Horizon
Al giorno d’oggi il gioco professionistico di League of Legends è dinamico ed estremamente aggressivo, con eventi e scontri che avvengono praticamente ovunque ed in qualsiasi momento grazie all’elevata mobilità di molti campioni presenti. La stessa Riot Games ha d’altronde dichiarato di volersi concentrare su quei campioni che permettono di vagare per la mappa creando una pressione globale maggiore piuttosto che sulle singole lane presenti nel gioco. In pratica è favorito uno stile aggressivo e spettacolare. Non è stato però sempre così.
Nelle passate season il meta game era decisamente diverso, basato su lunghe fasi di lane dove si farmava minion su minion in attesa di un unico teamfight in mid/late game che avrebbe deciso l’intero incontro. In quegli anni i giocatori venivano valutati non tanto per le loro meccaniche in teamfight, ma per quelle che si strutturavano su una buona fase di lane e di farm. E’ in questo periodo che è nata l’ossessione per il conteggio dei CS, del farming perfetto al millisecondo e della tattica del freezare una lane (uccidere i minion in modo che l’avversario ne ottenga meno da colpire) perché queste erano le tattiche per primeggiare in League of Legends.
Flame Horizon fu un termine coniato da due commentatori OGN in riferimento a Lee “Flame” Ho-Jomg. Questi era un top laner così dominante durante questo meta da riuscire a staccare costantemente i propri avversari di circa 100 cs (l’unità di misura usata per il farm in League of Legends)! Da allora, nonostante il meta sia cambiato e non vi sia più così tanto focus sulla fase in lane, spesso quando un giocatore outfarma in modo massiccio il proprio avversario si continua a usare il termine di Flame Horizon per indicare il suo enorme status di assoluto dominatore della corsia.
Insec
L’Insec è probabilmente una delle mosse più conosciute e spettacolari di tutto League of Legends. Per capire di cosa stiamo parlando, bisogna partire dal campione che può eseguire questa manovra, ovvero Lee Sin. Tale personaggio, chiaramente ispirato a Bruce Lee, nel suo kit di abilità ne ha una che gli permette di scattare verso una qualsiasi unità alleata (minion, campione o ward) e ottenere un piccolo scudo. La sua R è invece un violento calcio che spinge via il bersaglio e scaglia in aria tutti gli altri campioni che questo incrocia nel suo volo. Spesso viene combinato con la sua Q, ovvero un dardo bluastro che se colpisce un avversario permette di scattare verso quest’ultimo per continuare l’assalto. Viene da sé che Lee Sin è un campione tanto mobile quanto complesso da usare con efficacia.
L’Insec deve il suo nome a Choi “inSec” In-Seok, giocatore coreano che nel 2013 era considerato il miglior jungler del mondo. Tale manovra divenne nota a tutti nel corso del Torneo All-Star della 3° season professionistica di League of Legends, un evento di risonanza mondiale. Durante un match cruciale tra i migliori giocatori OGN e EU, inSec riuscì incredibilmente a vincere un teamfight da solo proprio grazie alla sua esecuzione perfetta di una specifica combo che diventerà poi, per l’appunto, l’Insec.
Ma che cosa è in pratica? Questa cominazione prevede l’utilizzo di quasi tutte le skill di Lee Sin per prendere il carry avversario e lanciarlo ben poco gentilmente nelle mani del proprio team in modo che sia massacrato. Si esegue connettendo una Q sul carry, scattando su quest’ultimo, piazzando nel frattempo una ward alle spalle del carry per poi spostarsi su di essa (una manovra che viene chiamata Ward Jumping) ed infine eseguire la R sul carry colpendolo in modo da spingerlo via dai suoi alleati ed in mezzo ai suoi nemici. Semplice? Assolutamente no, ma al giorno d’oggi è considerata una di quelle manovre fondamentali da eseguire per chiunque giochi Lee Sin a livello professionistico. Lo abbiamo visto anche di recente nel campionato LEC dove, nel primo round dei playoff, il nostro connazionale Shadow ha eseguito un Insec a dir poco perfetto.