Ci siamo, siamo alla fine giunti all’ultima tappa del nostro viaggio attraverso le vere leggende del mondo di League of Legends, ovvero quelle persone le cui capacità si sono imposte in modo così massiccio sulla Landa degli Evocatori da essere associate a stili di gioco o eventi specifici. Nomi utilizzati ancora oggi per riferirsi a determinati modi di giocare o azioni. Se cerchi le parti precedenti, le trovi qui: prima, seconda e terza. Oggi vediamo le ultime quattro “leggende”, tre delle quali sono nomi famosi del panorama europeo mentre la quarta è un qualcosa di astratto che però accompagna i campionati di League of Legends ancora oggi. Iniziamo!
The Smite God
Non tutte le leggende nascono per qualcosa di positivo. Uno dei ruoli più complessi all’interno di League of Legends è sicuramente quello del jungler, un campione che si deve aggirare nella parte più oscura della mappa per collezionare esperienza da dei mostri così da poter poi aiutare gli altri campioni in lane ad ottenere un vantaggio. Il principale problema di un jungler non sono i mostri, ma il fatto che anche l’altra squadra abbia un jungler. Per aiutarsi, ogni jungler ha un incantesimo dell’evocatore chiamato Smite (o Punizione nella localizzazione italiana). Questo infligge una quantità di danni specifici quando usato su un mostro neutrale. Spesso le contese per i mostri più importanti (draghi e baroni) si riducono ad una gara di abilità tra jungler per vedere chi riuscirà a usare lo Smite con più precisione ed ottenere così l’obiettivo.
Brandon “SaintVicious” DiMarco è stato uno dei primi famosissimi jungler della scena competitiva, pensa che partecipò persino al primo mondiale mai registrato di League of Legends. Purtroppo però non è diventato famoso per il suo aggressivo stile di jungling, ma per la sua brutta abitudine a mancare l’utilizzo dello Smite nei momenti più decisivi di una partita. Pensa che venne persino soprannominato The Smite God Smitevicious e che la cosa divenne così popolare che fu creato un sito per tenere traccia dell’ultima volta che aveva mancato uno Smite cruciale (sito che purtroppo non esiste più). Il web può essere un posto molto crudele.
Ancora oggi, quando un jungler, della scena professionale o no, manca uno Smite importante, viene spesso chiamato Saintvicious o viene detto che è Benedetto dal Dio dello Smite (He is blessed by the Smite God). Nell’attuale scena di League of Legends c’é persino un aspirante erede di tale titolo: “God” Gilius. Questo giocatore europeo è altrettanto noto per aver mancato in passato degli Smite decisivi anche se c’é da dire che nel corso dell’ultimo campionato (dove ha militato negli Schalke 04) ha mostrato segni di redenzione riuscendo a rubare un barone all’ultimo secondo proprio grazie ad uno Smite precisissimo! Che sia un segno che esiste un solo vero Smite God?
The Escape Artist
Ci sono giocatori di League of Legends famosi per le loro performance, per il loro KDA (il punteggio di uccisioni, morti e assist) o per le loro capacità tecniche… e poi c’é sOAZ. Sia chiaro, Paul “sOAZ” Boyer è un bravissimo giocatore ed è uno dei pochi professionisti ad aver partecipato alla Season 1 e ad essere attivo ancora oggi (a memoria mi pare ci sia solo Doublelift che può vantare lo stesso, ma lui ha switchato ruolo). Tuttavia non è famoso per le sue performance meccaniche o per le sue vittorie, ma per la sua incredibile capacità di sopravvivenza in toplane che lo ha spesso portato a salvarsi in modo spettacolare in situazioni critiche.
La più memorabile fuga di sOAZ fu indubbiamente quella che avvenne nel corso del Mondiale del 2015 (la trovi qui sopra). Il giocatore militava nel team europeo degli Origen che stava affrontando in semifinale uno degli avversari più temibili, gli SKT T1 (che poi il Mondiale lo andarono pure a vincere). sOAZ stava usando Kennen e si trovava tranquillamente top quando si vede chiudere improvvisamente da due campioni avversari decisamente pericolosi. sOAZ riuscì comunque a salvarsi usando l’assenza di visione avversaria e il teleport, rivelando così una freddezza ed una capacità analitica enormi, oltre che una notevole conoscenza delle meccaniche del gioco.
Da allora sOAZ continua a deliziarci ancora oggi (milita negli Immortals, squadra del campionato Nord Americano) con le sue fughe impensabili. In realtà ha trasformato questa sua attitudine in un vero e proprio stile di gioco adottato oggi anche da altri molti giocatori. In pratica usa se stesso come esca vivente per attirare le attenzioni della squadra nemica, per poi sfuggire alla morte o durare molto più del previsto così da far perdere loro secondi preziosi mentre i suoi alleati collezionano obiettivi altrove sulla mappa. Credo che aver creato uno stile di gioco sia abbastanza per considerare sOAZ una vera leggenda.
The xPeke
Il backdoor (porta posteriore in inglese) è una particolare giocata di League of Legends che viene attuata in situazioni disperate. In pratica serve che una squadra che sta comunque vincendo abbia un Nexus completamente scoperto o con poche difese residue. A questo punto la squadra avversaria deve attirare l’attenzione della vincente per poi inviare un singolo giocatore che abbia un campione ad elevata mobilità per distruggere il Nexus prima che i proprietari possano accorgersene o reagire per tempo. Il gioco professionistico di League of Legends è pieno di backdoor, ma perché in Europa, quando questo viene portato a compimento, si tende a ricordare/invocare xPeke?
Enrique “xPeke” Cedeno Martinez è un famosissimo ex-giocatore dei Fnatic e membro fondatore degli Origen. Prima che Riot Games strutturasse il proprio circuito professionistico come è oggi, la lega più importante era la IEM Global Challenge, una serie di eventi sparsi per il mondo che si strutturavano in un enorme torneo internazionale. Considera che l’evento finale di questa lega del 2012 viene considerato il VERO mondiale di quell’anno per l’alto livello dei partecipanti. In ogni caso la nostra vicenda si svolge prima di tale data, precisamente nel corso dello IEM Katowice Season VII quando i due team europei più forti, SK Gaming e Fnatic, si trovarono l’uno contro l’altro.
Nei minuti finale di gioco, i Fnatic avevano tentato un push per distruggere il Nexus, ma erano stati schiacciati dalla soverchiante difesa degli SK Gaming che a questo punto avevano deciso di andare per la chiusura. Questa sarebbe avvenuta sicuramente se non fosse stato per xPeke che, sfruttando la R di Kassadin (che permette di teletrasportarsi a breve distanza saltando qualsiasi ostacolo), raggiunse non visto il Nexus avversario evitando qualsiasi tentativo di difesa e lo distrusse garantendo un’inaspettata vittoria ai Fnatic. Questa giocata è ancora oggi ricordata come uno dei momenti più spettacolari e sconvolgenti di tutta la storia di League of Legends.
https://www.youtube.com/watch?v=erlTPDI3s6w
Silver Scrapes
Lo abbiamo già citato, ma bisogna sottolineare come il secondo Mondiale mai svolto di League of Legends, quello del 2012, fu un evento davvero sfortunato e ancora oggi noto per la quantità enorme di critiche. Si va dall’assenza di team famosi (pensate che non presenziarono neanche i Fnatic, vincitori del Mondiale precedente) ai numerosi incidenti e accuse di cheating dovute al fatto che dietro ai giocatori c’era un megaschermo che mostrava la partita e a questi bastava girare la testa per guardarlo ed ottenere informazioni sensibili sulla squadra avversaria. Tuttavia la cosa più famosa furono la quantità assurda di errori tecnici. All’epoca, quando succedeva un inconveniente tecnico ed un team si scollegava, la partita doveva essere ricominciata da zero. Pensa che una semifinale venne interrotta a 40 minuti ed i team dovettero rigiocarla dall’inizio come non fosse successo nulla.
Ogni volta che la produzione incontrava difficoltà tecniche, questa si prendeva lunghi periodi di pausa per individuarlo, risolverlo e testarlo. Ogni volta che questo avveniva, nello stream mondiale il pubblico online veniva “deliziato” da una shcermata statica e da una musica in sottofondo. Quella musica era Silver Scrapes, una sinfonia elettronica ossessiva e ripetitiva, creata per l’occasione. Il punto è che le pause avvenivano spesso e duravano delle ore! Silver Scrapes venne ripetuta così tanto che la community arrivò quasi ad apprezzarla. Inoltre il Mondiale del 2012, nonostante tutti i suoi problemi e le sue criticità, riuscì comunque a imporre le basi che daranno forma alla scena degli esports come è oggi. E’ un evento decisivo nella storia di questa disciplina.
Per questo Silver Scrapes oggi è una specie di inno mondiale di League of Legends. Da allora, ogni volta che una serie da 5 game raggiunge la quinta decisiva partita, viene regolarmente fatta risuonare come tributo Silver Scrapes nell’arena e nello stream. Sta a significare “guarda come eravamo allora e quanta strada abbiamo fatto fino a oggi. Cosa è diventato l’eSport.” Per chiunque sia un fan di League of Legends da tanto tempo non esiste canzone più simbolica di questa e le sue sole prime note bastano per far venire i brividi a chiunque. Che quindi risuoni Silver Scrapes anche per noi, perché c’ho preso gusto e questa serie di articoli “storici” dedicati a League of Legends proseguiranno (anche se in una forma diversa)!