Nuovi risultati dalla ricerca
Una ricerca dell’Università della California apre la possibilità di fare nuovi passi avanti nella battaglia contro l’Aids. Grazie ad una modificazione a carico dei linfociti T, potrebbe essere possibile renderli in grado di riconoscere le cellule malate e distruggerle. La sindrome da Immunodeficienza acquisita è una patologia seria e -ad oggi- incurabile, oggetto di intensa attività di ricerca. Per questo, gli esiti che aprono a nuove possibilità di cura e trattamento destano sempre grande interesse.
Negli ultimi decenni, lo sviluppo di terapie farmacologiche ha migliorato la qualità della vita dei pazienti affetti, ma molto rimane da fare.
Questa ricerca si inserise a pieno titolo negli studi relativi alle terapie geniche, realizzate mediante opportune modificazioni a livello del genoma.
Come agisce il virus?
Il virus dell’hiv è un retrovirus che agisce inserendo il proprio materiale genetico nella cellula, infettandola.
Nel far questo, il virus lascia una capsula proteica all’esterno della cellula che, pur mantenendo sembianze normali, è già destinata a inserire l’RNA del virus nel proprio.
E’ a questo punto che entrano in gioco i linfociti T: opportunamente modificati, potrebbero essere in grado di riconoscere la capsula proteica all’esterno delle cellule infettate e procedere alla loro distruzione.
Questi speciali linfociti T potrebbero essere prodotti a partire da cellule staminali emopoietiche, in grado di produrre gli elementi figurati del sangue.
Una volta trapiantati, questi linfociti potranno essere un grande supporto alla terapia farmacologica, garantendo una buona qualità della vita alle persone malate di AIDS.
In particolare, potrebbero conferire una protezione a lundo termine contro il virus dell’hiv.