Live a Live è uno di quei titoli conosciuto soltanto da una stretta nicchia di appassionati, che magari apprezza i JRPG vecchia scuola o, più in generale, che ha spulciato la storia del genere, andando oltre i nomi più conosciuti e blasonati. Il gioco, infatti, è considerato un vero e proprio cult. Una piccola perla sconosciuta, ma a modo suo innovativa nel periodo della sua uscita.
Nonostante questo, però, siamo davanti a un titolo che in passato non ha goduto di una distribuzione degna di questo nome e, di conseguenza, è rimasto sconosciuto ai più. Questo remake, quindi, è un’occasione d’oro per gli appassionati del genere e per i retrogamer accaniti, che possono finalmente mettere le mani su un videogioco rimasto nell’ombra per tanti anni.
Il lavoro di remake, però, è così curato da rendere il prodotto appetibile anche a coloro che non avevano mai sentito nominare Live a Live e, magari, si approcciano a questo piccolo cult per la prima volta. Vediamo il perché nella nostra recensione.
Sette protagonisti e diverse storie
Live a Live non narra una sola storia come i JRPG tradizionali ma, al contrario, presenta al giocatore sette narrazioni differenti. Queste sono caratterizzate da tempi storici, protagonisti e luoghi diversi. Si va dalla preistoria, al futuro, passando per il tempo presente e il futuro prossimo, in vicende non troppo lunghe e tutte autoconclusive.
Un’idea interessante ancora oggi, che ha permesso agli sviluppatori di sperimentare con atmosfere sempre diverse, dando a ogni storia un sapore unico e irripetibile, molto diverso da quello di tutte le altre. Siamo quindi davanti a una sorta di raccolta antologica, dove la varietà e la leggerezza sono i punti forti di un prodotto che, nel complesso, ne esce in modo più che soddisfacente.
E’ interessante vedere tutti i piccoli dettagli che caratterizzano le varie vicende, come le citazioni ad altre opere, il linguaggio completamente diverso di volta in volta (nella preistoria sentiamo solo versi!) e persino il gameplay che cambia in qualche misura. Live a Live sorprende continuamente il giocatore, con un tono sempre leggero e, verso la fine, con una più evidente convergenza di tutte le vicende, in un finale che riesce a essere memorabile.
Proprio perché la continua sorpresa è uno dei punti di forza di Live a Live, sarebbe un piccolo crimine svelare i dettagli delle varie storie in poche righe. Ti basti sapere che ognuna di esse spazia tra vari generi, dal classico wuxia, allo sci-fi, passando per il western e il fantasy. Nonostante alcune storie siano meno interessanti di altre, l’ottima scrittura dei dialoghi permette comunque di appassionarsi velocemente alle vicende, per quanto brevi.
Tutto questo, per quanto sia uno dei punti di forza del titolo, e forse anche ciò che affascina di più, ha anche delle conseguenze negative. Di fatto, questa divisione così netta non permette ad alcuni personaggi e vicende di svilupparsi a dovere, soprattutto nei casi delle storie più brevi. Il risultato finale è comunque soddisfacente, ma in alcuni casi si resta con un pizzico di amaro in bocca.
Live a Live: dove i JRPG si reinventano sempre
Questa sorta di struttura antologica delle storie di Live a Live si proietta anche nel gameplay, in modi spesso sorprendenti e interessanti. Il titolo non presenta infatti un tipico “loop” di meccaniche che si ripetono ma, proprio come nel caso della parte puramente narrativa, si reinventa continuamente anche nel comparto ludico.
Ogni storia presenta infatti un gameplay in parte diverso, dove i combattimenti possono essere più o meno presenti, riadattati a una nuova struttura ludica o addirittura del tutto assenti. Anche stavolta, quindi, il cavallo di battaglia di Live a Live è la varietà, che in questo caso si manifesta in un continuo stravolgimento delle meccaniche tipiche dei JRPG e persino del combat system del gioco stesso.
Nella storia ambientata in Cina, per esempio, il genere wuxia si proietta nel gameplay con una sorta di level up al contrario, dove il protagonista, un abile maestro di kung fu già al massimo livello, combatte contro i suoi allievi, i quali salgono di livello dopo ogni scontro. Nel Giappone Edo, invece, impersoniamo uno shinobi che può anche svolgere l’intera missione furtivamente, sfruttando un ambiente non lineare dove le meccaniche da GDR incontrano quelle tipiche di uno stealth.
Tutta questa varietà parte però da ottime basi, che in questo remake vengono parzialmente rimaneggiate per diventare più appetibili. Ogni storia di Live a Live combina infatti l’esplorazione di ambienti, alternata a combattimenti tattici a turni e a occasionali enigmi ambientali. Questi elementi vengono riproposti nelle varie storie in modo diverso, con un mix di volta in volta unico. Potremmo quindi trovarci davanti a storie interamente incentrate sull’esplorazione e la narrazione, ad altre dove i combattimenti sono più frequenti e persino a vicende che ricalcano in tutto e per tutto dei JRPG in miniatura.
Dato che ogni storia si pone quasi come un videogioco a sé stante, peraltro, le meccaniche tipiche del genere vengono qui ridotte all’osso e snellite, dando vita a esperienze dense e prive di fronzoli. Ad esempio, le missioni secondarie e il farming vengono del tutto eliminati, la necessità di curarsi fuori dalle battaglie viene a sua volta tolta e in generale si passa pochissimo tempo tra i menù a gestire equipaggiamento e oggetti.
Questo rende Live a Live un punto d’ingresso perfetto per i giocatori meno avvezzi al genere, che qui si ritrovano davanti a meccaniche semplici e immediate. Dall’altra parte, però, questa caratteristica del titolo può essere un difetto per i veterani del genere, che magari preferiscono un comparto ruolistico più marcato. Proprio la difficoltà eccessivamente tarata verso il basso è uno dei punti deboli del titolo, che non si dimostra quasi mai una sfida troppo ostica.
Infine, vale la pena spendere qualche parola per descrivere l’eccellente sistema di combattimento, che in un modo o nell’altro è presente in tutti gli episodi di Live a Live. Questo è un sistema a turni ispirato all’ATB di Final Fantasy, dove però il campo di battaglia è un’arena divisa da una griglia.
In ogni turno il giocatore può spostarsi tra le varie caselle che compongono la griglia di gioco, per poi selezionare i vari attacchi dal menù. Questi sono delle AoE che hanno effetto su varie caselle, per esempio colpendo con una forma a croce, intorno al personaggio o addirittura più nemici contemporaneamente. Si aggiungono poi varie meccaniche, come stati alterati e possibilità di schivata che varia in base al posizionamento.
Questo sistema di combattimento si dimostra fin da subito semplice e immediato, nonché perfetto per essere riadattato ai vari scenari di gioco, come accennato poc’anzi. Anche stavolta, infatti, bastano pochi istanti per capire bene le meccaniche di gioco e la difficoltà bassa rende ogni scontro leggero e poco impegnativo. Ci sono chiaramente delle eccezioni, come ad esempio i combattimenti contro i boss, dove viene richiesto al giocatore un pizzico di impegno extra, ma difficilmente si rimarrà bloccati in un punto.
Va però ricordato che la struttura ludica di Live a Live non si limita ad alternare soltanto esplorazione e combattimenti. Ogni storia presenta infatti idee uniche, che spesso portano anche nuove meccaniche di gameplay durante l’esplorazione degli scenari, oltre che nel modo in cui gli scontri sono strutturati. Il gioco, anche da questo punto di vista, è una sorpresa continua, visto che non si adagia mai troppo sullo stesso loop di gameplay, grazie alla brevità delle varie vicende.
Il lavoro di remake, peraltro, dona nuova linfa vitale anche al comparto ludico, il quale esce rafforzato dai nuovi ambienti tridimensionali che rendono per forza di cose l’esplorazione più interessante, soprattutto nel caso di storie come quella ambientata nel Giappone Edo, dove i vari piani del castello sembrano ora molto più convincenti rispetto al passato.
Tra effetti di luce e piccoli dettagli
Il comparto tecnico di Live a Live è semplicemente eccellente. Il gioco vanta infatti uno splendido stile HD-2D, che dona nuova linfa vitale all’estetica, ormai retrò, tipica dei titoli NES e SNES. In modo simile a quanto visto in Octopath Traveler, quindi, il titolo combina ambienti tridimensionali con sprite 2D, che però sono a loro volta più definiti rispetto al passato.
Il risultato è davvero eccellente, anche grazie a splendidi effetti di luce e giochi di inquadratura che valorizzano determinati dettagli, dando agli ambienti una soddisfacente illusione di profondità. Proprio l’illuminazione ambientale, poi, contribuisce a creare effetti visivi davvero belli da vedere, che rendono gli ambienti vivi e convincenti.
Infine, la colonna sonora è la ciliegina sulla torta di un remake curato nei minimi dettagli. Le musiche contribuiscono in modo evidente a delineare l’atmosfera delle varie storie, anche grazie a un riuscitissimo riarrangiamento, in grado di rendere giustizia a ogni melodia e di donare nuova vita una colonna sonora che altrimenti sarebbe stata per forza di cause datata.