Ultimata dalle Università di Plymouth e Wolverhampton, la ricerca è stata commissionata da GambleAware per esplorare eventuali collegamenti tra le “loot box” dei videogiochi e il gioco d’azzardo, oltre a identificare eventuali dati demografici particolari che più probabilmente interagiscono con queste caratteristiche.
Le loot box sono acquistabili negli store interni dei videogiochi, che offrono ricompense casuali. Sono ampiamente riconosciuti come simili al gioco d’azzardo e sono attualmente presi in considerazione nella Gambling Act Review. I ricercatori hanno pubblicato uno studio sulla rivista Addictive Behaviors: il 93% dei bambini nel Regno Unito gioca ai videogiochi ed il 40% di questi ha aperto loot box.
Il problema delle loot box
Dopo lo studio citato precedentemente, i ricercatori hanno trovato solide prove che le loot box sono strutturalmente e psicologicamente simili al gioco d’azzardo. La revisione delle prove conferma che per i sondaggi per comprendere il coinvolgimento delle loot box e il gioco d’azzardo, 12 su 13 hanno stabilito correlazioni tra i due inequivocabili: maggiore è il livello di coinvolgimento delle loot box, maggiore è il livello del gioco d’azzardo.
Analisi delle loot box nel Regno Unito
Alla fine del 2020, il valore del mercato delle loot box nel Regno Unito era stimato a 700 milioni di sterline. L’analisi dei dati della spesa, su un campione di 7.771 acquirenti, circa il 5% genera circa la metà dei ricavi del settore, tramite i “bottini”.
Si è scoperto, inoltre, che un terzo di questi giocatori rientrava nella categoria del “giocatore d’azzardo” (PGSI 8+), stabilendo una correlazione significativa tra la spesa della loot box e i punteggi relativi al gioco d’azzardo. Un piccolo gruppo di circa 14.000 giocatori ha messo in mostra che i maggiori di età hanno sicuramente più probabilità di aprire questi box, ma ciò che preoccupa maggiormente è che i minori di età sono sempre più propensi a interagire con questo sistema.
Inoltre, le interviste con gli acquirenti di questi box casuali, nel Regno Unito, hanno mostrato che le motivazioni per l’acquisto sono complesse e incorporate in una rete di fattori personali, sociali e di gioco. I “bottini”, sostanzialmente, sono solo un tipo di “spinta psicologica” utilizzata per incoraggiare l’acquisto, cooperando con altre tecniche come le valute di gioco e la “paura di perdere“.
Le interviste evidenziano anche che le risorse digitali che si possono acquistare in questo modo, hanno spesso un valore reale e/o psicologico. Ciò suggerisce che potrebbero essere regolamentate, in futuro, dalla legislazione sul gioco d’azzardo.
Possibili soluzioni
Sulla base di questi risultati i ricercatori hanno suggerito una serie di politiche per prevenire i danni del gioco d’azzardo associati alle loot box:
- Definizioni chiare delle loot box.
- Etichettatura dei giochi e classificazioni in base all’età applicabili.
- Divulgazione completa delle probabilità di trovare oggetti presentate in modo facilmente comprensibile.
- Limiti di spesa e prezzi indicati in valuta reale.
Questi cambiamenti potrebbero essere introdotti tramite nuovi regolamenti o modifiche alle leggi esistenti sul gioco d’azzardo.
Per avere altre informazioni ti consiglio di leggere anche questo articolo.