Scrivo la recensione di Lost Awakening alle 22:15 di un impegnativo martedì sera e *yawn* la stanchezza inizia a farsi sentire. Non vedo l’ora di andare a letto e fare uno di quei sogni che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha fatto, ad esempio svegliarsi su un’isola deserta lontano dalla frenesia di questo mondo. Quanto sarebbe bello sentirsi coccolati dal rumore delle onde, come in questo moment…
In parole povere è tutto su cui il protagonista di questa mini-avventura ha riflettuto (omettendo lo scrivere la recensione ovviamente!) e che, come per magia, si è materializzato nella sua mente rendendo estremamente difficile distinguere il sogno dalla realtà effettiva. L’idea di Hambug Games, sviluppatore ed editore indipendente, è stata quella di proporre un passatempo che possa tenere incollati allo schermo i videogiocatori nell’ottica di finirlo tra le una e le due ore di gioco. Ci sarà riuscito?
Lost Awakening e una strana fuga dalla realtà
Una volta cliccato col mouse l’opzione “Nuova partita” ci troviamo di fronte ad un quadrato in 2D raffigurante una spiaggia con le caratteristiche palme che ci fanno subito associarla ad un’isola deserta, uno di quei paradisi sperduti che ogni tanto fanno passare in tv o che vediamo su una rivista. Ruba la scena il protagonista, disteso esattamente al centro dell’inquadratura, quasi come se, per qualche oscura ragione, qualcuno l’abbia sedato ed abbandonato in quel luogo.
Ed in effetti i suoi pochi pensieri sono tutti rivolti al come ci sia arrivato in quell’isola, salvo poi (quasi come rinsavito) scoprire che stava vivendo letteralmente un sogno. Obiettivo non troppo velato di Lost Awakening è quello di scoprire cosa si nasconde dietro alle stranezze che sembrano essere all’ordine del giorno su quest’isola e possibilmente tornare a dormire che le ore di sonno sono essenziali!
Trova il senso del mondo collegandolo come in un… puzzle
La meccanica predominante e l’elemento più riuscito in Lost Awakening risulta il rompicapo, a tal punto da sovrastare il protagonista di questa mini-storia data la sua riproposizione per i tre livelli complessivi del titolo. A discapito di quanti riterrebbero il contrario, risolvere puzzle ambientali in questo progetto di Hambug Games lascia il segno qualora si considerasse questo videogioco quale passatempo per una serata di noia o quant’altro.
Lato gameplay il gioco si presenta facile ed intuitivo essendo sufficiente il solo mouse (o la parte touch della tastiera) per arrivare ai titoli di coda e non posso che spendere parole al miele al riguardo. Il tuo compito si limiterà a raccogliere gli oggetti sparsi in giro per la mappa, vagliare la situazione con un rapido controllo della borsa (è lì che finirà ciò che troverai) e… spremerti le meningi per svelare l’arcano!
Tutto bello, ma ai limiti del videogioco!
Mi spiego meglio. Lost Awakening sarebbe anche un gioco carino, con meccaniche fruibili da parte di tutti e un impatto visivo che a molti potrebbe ricordare Monkey Island. Tuttavia un difetto ne mina profondamente l’esperienza di gioco: l’eccessiva concisione dal punto di vista della durata. Valutare un videogioco dopo una sola ora di gioco non mi sembra corretto nei confronti di altri sviluppatori che hanno impiegato tempo e soprattutto denaro per portare alla luce progetti anche meglio riusciti.
Ed è qui che apro una discussione: Lost Awakening, dal mio punto di vista, dovrebbe essere valutato in quanto passatempo innocente, in quanto dalla durata irrisoria e frutto di un lavoro non così approfondito da parte di Hambug Games. Occorre scindere la natura di passatempo da quella di videogioco fatto e finito. In questo caso, la valutazione che posso fare di Lost Awakening è per forza di cose negativa, non essendo chiaramente un’esperienza ultimata nelle sue componenti ma incompleta.
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