Lost Ember è un indie arrivato quasi in sordina che punta tutto sul suo stile immediatamente riconoscibile e sulla trama che viene svelata poco alla volta. Potremmo definire il titolo un Walking Simulator, ma in realtà sul lato gameplay troviamo qualcosina in più. Abbiamo un equilibrio simile a quanto visto in Journey, con l’esplorazione che riveste un ruolo centrale, con ambientazioni semplicemente stupende, e con un gameplay semplice e immediato. Di fatto, Lost Ember è un gioco semplice e morire è praticamente impossibile, tuttavia siamo di fronte a un’esperienza che non diventa mai noiosa.
Una scoperta continua
La trama di Lost Ember è sicuramente il motivo principale per cui giocare il titolo. Di fatto, a differenza di altri giochi simili, qui vediamo un intreccio chiaro che viene svelato poco alla volta e non una serie di informazioni criptiche sparse per gli scenari. Esplorare ci porta a comprendere di più sulla storia della protagonista e sull’antica civiltà di cui faceva parte, ormai scomparsa.
L’esperienza inizia con la spiegazione di ciò che accade dopo la morte. Durante il funerale il corpo viene purificato e l’anima indirizzata verso la Città della Luce. Tuttavia, se il rituale non dovesse avvenire o se l’anima della persona in questione fosse impura a causa delle azioni compiute in vita, allora l’accesso a questa città celeste viene negato. In questo caso, l’anima si reincarnerebbe nel mondo sotto forma di bestia selvaggia, senza nessuna memoria del suo passato.
Dopo aver assistito a questa breve spiegazione vediamo il lupo che impersoneremo nel corso dell’avventura, capendo ben presto che ha subito proprio questo destino: era una persona reincarnatasi nell’animale a causa delle sue azioni. A questo punto sorge una domanda che ci accompagna per la maggior parte del gioco: che cos’ha fatto per meritarsi questo?
Da qui in poi vediamo una storia che viene svelata poco alla volta attraverso flashback e visioni mistiche. Questo permette (sia al giocatore che al protagonista) di ricostruire il passato e comprendere cosa sia successo. Il pregio più grande di Lost Ember è la sensazione di scoperta continua che l’esperienza riesce a donare: esplorando capiamo sempre di più, poco alla volta, sia sulla protagonista che sulla società in cui viveva, nonché sul movente delle sue azioni, fino ad arrivare a un crescendo finale che rivela dei colpi di scena davvero inaspettati.
In poche parole, la storia di Lost Ember vale sicuramente la pena di essere vissuta, dato che è piena di mistero e con stile da vendere. E’ emozionante, ma purtroppo risulta frettolosa in alcuni punti, che avrebbero meritato un approfondimento maggiore. I più curiosi, tuttavia, possono scoprire la lore del mondo attraverso le reliquie (degli oggetti antichi reperibili per la mappa) e l’esplorazione degli scenari.
Un gioco come Journey?
Arriviamo ora al gameplay di Lost Ember. Parliamo di un titolo simile a Journey? Non proprio. Il gioco, infatti, vanta un’identità tutta sua anche da questo punto di vista.
Il gameplay di Lost Ember è focalizzato principalmente verso la narrazione, rivestendo quasi un ruolo di collante tra le diverse scene di intermezzo. Ciononostante, riesce comunque a essere divertente, per quanto estremamente semplice.
Come accennato prima, nel gioco vestiremo i panni di un lupo, accompagnato da uno spirito guida. L’animale può correre, saltare o chiedere aiuto allo spirito nei momenti in cui non si capisce come proseguire. Ben presto, tuttavia, ci troviamo davanti a un burrone che è impossibile superare. A questo punto scopriamo l’abilità di possedere gli altri animali: con la pressione di un tasto possiamo entrare nel corpo di un animale vicino per controllarlo al posto nostro.
Questa meccanica sta alla base del gameplay di Lost Ember, dato che per tutto il gioco alterneremo il lupo alle altre bestie intorno a noi, in modo da superare ostacoli che altrimenti sarebbero insormontabili. Per esempio, potremmo prendere il controllo di una talpa per avanzare da una fessura sotto terra, oppure di un pappagallo per volare sopra un burrone, o magari di una carpa per sfruttare delle grotte subacquee. Ci sono davvero tantissimi animali che vedremo durante tutto il corso dell’avventura, ognuno con caratteristiche uniche, e questo crea un costante senso di varietà e di scoperta che riesce a smorzare la ripetitività di fondo.
Per gran parte del gioco, infatti, la struttura di gioco è molto lineare. Molto semplicemente, si vaga in aree relativamente grandi alla ricerca di un fumo rosso. Una volta trovato si può attivare per avere una visione dal passato che ci fa capire qualcosa di più sulla storia della protagonista e sulla società in cui viveva. Subito dopo una barriera viene rotta ed è possibile accedere a una zona successiva, dove si ripete lo stesso procedimento fino alla fine dell’avventura.
Purtroppo, a questo si affianca l’eccessiva semplificazione della meccanica che, purtroppo, non è mai sfruttata fino in fondo. Prendere possesso degli altri animali è sempre fin troppo semplice e non si sente quasi mai la necessità di ragionare su ciò che si deve fare. Per esempio, durante un momento dell’avventura si possono intravedere delle talpe in una piccola caverna sotterranea. Per entrarci serve trovare un’altra talpa e sfruttare una galleria vicina per poi trovare un segreto nascosto. Verso la fine della storia, inoltre, si controlla una sorta di camoscio per un’interessante sezione platform. Questi momenti sono divertenti e sarebbe stato bello vederne di più.
Anche se descritto in questo modo può apparire noioso, in realtà Lost Ember non annoia. Di fatto, le aree s0no sempre diverse tra loro e hanno sempre qualcosa di interessante da vedere. Tra rovine di una civiltà antica, reliquie pieni di dettagli, animali sempre nuovi da controllare, e paesaggi davvero mozzafiato il titolo riesce sempre a sorprendere per tutta la sua durata. Ogni zona è bellissima da vedere ed è una novità da scoprire.
Inoltre, le visioni svelano la trama poco alla volta, dando sempre al giocatore un valido motivo per esplorare e per non annoiarsi. Il gameplay è sicuramente semplice e non ci sono nemici o combattimenti, ma almeno l’esplorazione resta piacevole per tutta la durata dell’avventura, proprio grazie alle piccole novità continue e al comparto artistico superlativo.
Infine, nelle diverse zone di Lost Ember possiamo trovare molti segreti nascosti, che fanno da veri e propri collezionabili. Funghi, reliquie, animali leggendari e qualche easter egg davvero divertente rendono l’avventura rigiocabile per i completisti. Una volta finito il gioco, peraltro, è possibile selezionare un capitolo specifico e ricominciare da quel punto: molto utile per cercare dei collezionabili specifici.