In un mercato sempre più saturo di produzioni ad alto budget che non vogliono trasportare il fardello dell’innovazione, Electronic Arts ha deciso di raggruppare una moltitudine di studi indipendenti e unirli sotto l’etichetta di EA Originals.
Lost in Random è soltanto l’ultima magia che il publisher californiano ha estratto dal cilindro: progetti come l’ottimo It Takes Two e Unravel Two sono produzioni di tutto rispetto che riescono a innovare il panorama videoludico, seppure con una soglia d’investimento molto bassa.
Dopo Josef Fares e il suo Hazelight Studios, la palla passa a Olov Redmalm e al team svedese Zoink Games con la loro nuova e ambiziosa opera: Lost in Random è un titolo che ibrida l’action al gioco di carte e li unisce a una direzione artistica particolarmente ispirata all’animazione in stop-motion di Tim Burton. Queste premesse hanno fatto sì che il progetto catturasse l’attenzione dei giocatori più curiosi.
Zoink Games sarà riuscita nell’impresa di innovare il mercato videoludico? Come si comporta il titolo sulle console di nuova generazione? A queste e altre domande tenteremo di dare una risposta, con il nostro provato di Lost in Random su PlayStation 5.
La tua vita dipende dal lancio di un dado
Nel passato del Regno di Alea tutti gli abitanti possedevano un dado magico, liberi di vivere la propria vita come meglio credevano o di affidarla totalmente alle regole del caso. Con il passare degli anni, i monarchi decisero di rivaleggiare al tiro del dado, per giocarsi alla casualità tutte le potenze in loro possesso.
Un giorno, l’ascesa al potere della tirannica Regina del Casuale ha gettato l’intero regno in una dittatura; ad Alea tutti i dadi sono stati banditi, eccezione fatta per quello della Regina. È proprio questo a dettare le regole del mondo: ogni volta che un bambino compie 12 anni questo deve sottoporsi al tiro del dado e, in base al numero stabilito, lasciare i propri cari per andare a vivere in uno dei sei reami di Alea.
A ogni reame corrisponde un numero sul dado: la città più fatiscente è Primagora, luogo di nascita delle sorelle Even e Odd. Al compimento del dodicesimo anno d’età di quest’ultima, le due decidono di nascondersi per non sottoporre Odd al tiro del dado: sfortunatamente la bambina viene trovata dalla Regina e il potere del caso sentenzia che dovrà vivere a Sest’incanto, il reame più ambito dagli abitanti di tutta Alea con una sedicente qualità della vita superiore rispetto a tutti gli altri.
Even non si rassegna all’idea di aver perso gli affetti della sorella: a un anno dall’accaduto, appare un fantasma del rapimento che gli indica la via per Sest’incanto. Nelle prime battute del suo viaggio scopre il segreto della Valle dei Dadi, un luogo dove giacciono i dadi dal potere ormai perduto. È qui che incontra Dacey, un amichevole dado magico che gli permetterà di riuscire nel suo intento: salvare Odd dalle grinfie della Regina e riportarla a Primagora.
La trama di gioco contiene pochi colpi di scena, tuttavia la costruzione del mondo di gioco è estremamente affascinante, e con l’ammontare delle ore diviene uno dei motivi principali per la continuazione della nostra esperienza.
I sei reami di Alea sono ben caratterizzati ed estremamente diversi tra loro: è il caso di prendere in esame Borgodoppio, il reame in cui tutti gli abitanti sono affetti da un bipolarismo estremo, oppure il regno di Triscordia, un antico borgo di caratura nobilesca ormai caduto in rovina a causa di una guerra scaturita dalla rivalità di tre fratelli.
L’opera affronta delle tematiche dalle tinte particolarmente scure: per la realizzazione della storia di Lost in Random, il team di sviluppo ha preso ispirazione dai capolavori di Tim Burton e li ha mescolati alle Fiabe dei Grimm, con un pizzico di critica alla società che abbiamo visto nella saga di Oddworld.
Da questo composto è uscita fuori una narrativa particolarmente cupa ma condita da momenti ilari attui a scandire meglio i ritmi di gioco. Stiamo parlando di una trama buona ma abbastanza lineare, che riesce comunque a catturare l’attenzione del giocatore fino alla fine grazie alle molteplici sfaccettature del fiabesco world building presente all’interno del gioco.
La forza è casualità
Arriviamo dunque al gameplay, la peculiarità che più di tutte ha suscitato l’interesse del grande pubblico: Lost in Random è un gioco action con meccaniche associate al gioco di carte, ma posso assicurarti che non bisogna essere esperti del genere per riuscire a trovare le giuste combinazioni per vincere uno scontro.
Questo perché la parte preponderante è proprio quella action. Il mazzo essenzialmente ci obbliga a usare le armi o le trappole che sono rappresentate sulle singole carte, aggiungendo un pizzico di gestione e casualità al combat system del gioco.
Le carte potranno essere acquistate da Max Mazzieri, negoziante specializzato che ci seguirà in tutta Alea. Dopo una certa quantità di carte acquisite, il mercante assortirà il negozio con delle nuove, lasciandoci scegliere il pacchetto che vogliamo scartare e che andrà a ripopolare l’inventario del venditore.
Con la sua fionda, Even può colpire le escrescenze di cristallo che fuoriescono dai nemici: di conseguenza, Dacey assorbirà i cristalli che alimenteranno il potere del caso permettendoci di pescare cinque carte tra le quindici equipaggiabili dal mazzo di gioco. Una volta che avremo ottenuto le carte necessarie per riempire una mano, potremo lanciare il dado per ottenere una quantità di token corrispondente al numero ottenuto dal lancio.
Ogni carta avrà un costo in token differente a seconda della sua efficacia sul campo di battaglia. Le tipologie di carte si suddividono in trucco, arma, pericolo e danno, ognuna ci permette di approcciarci in maniera diversa alle fasi di combattimento. Sempre sottostando alla casualità del dado e del mazzo di carte, ovviamente.
Una volta che avremo scelto le carte da utilizzare, il combattimento vero e proprio inizierà a prendere forma: tra archi, mazze chiodate, esplosivi e carte trappola, sarà compito di Even quello di sbarazzarsi dei nemici attraverso un combat system prettamente action.
Nonostante l’ibridazione tra i due generi sia geniale e azzeccata, il gameplay non sempre risulterà fresco e stimolante. Questo è dovuto principalmente alla struttura del mazzo che, pur contenendo un totale di trentaquattro carte diverse, non incentiverà il giocatore a sperimentare un nuovo set quando questo avrà trovato la combinazione più adatta al suo stile di gioco.
Paradossalmente, è proprio la casualità il collante che rende il gameplay entusiasmante nelle parti più avanzate del gioco: sottostare alla legge del dado costringe il giocatore ad adattarsi in base al numero di token ottenuti e alla qualità delle carte nella nostra mano.
Ad esempio, usare la mazza chiodata è un buon espediente per uccidere con due soli colpi gran parte dei nemici delle prime fasi di gioco, ma non sempre disporremo di un gran numero di doppioni di questa carta o del numero di token richiesto per attivarla. Questo ci spinge a ragionare di strategia per ottenere il meglio possibile con il poco che abbiamo.
Punti a sfavore
Se dovessimo trovare un difetto tangibile di Lost in Random, questo sarebbe senz’altro la scarsa varietà di nemici presente nel gioco: i soldati della Regina sono poco differenziati sia in termini estetici che nel moveset, e andranno a ripetersi per tutto il proseguo dell’avventura.
Anche gli abitanti di Alea tenderanno a ripetersi: nel corso del gioco, appuriamo che in realtà le mostruosità che popolano il mondo sono suddivisi in pochissime razze. È certamente da tenere in considerazione il limite tecnico scaturito dal basso budget del progetto, ma una volta notata la reiterazione nel design degli NPC che ci forniranno le quest secondarie è probabile che il giocatore storci un po’ il naso.
Infine, le fasi esplorative non sono particolarmente ispirate: il fatto che i vari reami siano mappe abbastanza circoscritte e composte principalmente da brevi vicoli in teoria dovrebbe incoraggiare l’esplorazione del luogo.
Tuttavia, i collezionabili sono in totale dieci pagine del libro che ci aiutano si a comprendere meglio la lore del gioco, ma che nella componente ludica risulta essere poco interessante: gli enigmi ambientali per poter ottenere queste pagine del libro sono troppo intuitivi e non richiedono tanti sforzi mentali per la buona sortita. Inoltre, avrei gradito che tra i collezionabili ci potessero essere degli oggetti (o perché no, anche delle carte rare) utilizzabili attivamente nel gioco.
Riassumendo i punti salienti del gameplay di Lost in Random, il titolo presenta alcuni difetti più o meno gravi: tra tutti spiccano un gameplay che alle lunghe potrebbe risultare stagnante, la scarsa varietà dei nemici e fasi esplorative poco remunerative.
È da tenere conto che queste insufficienze non abbassano in maniera critica il valore del titolo, il quale presenta un’ibridazione unica nel gameplay che tutto sommato resta solida fino alla fine dell’epopea di Even. In sintesi, va fatto un plauso a Zoink Games per l’innovazione, senza però dimenticare alcuni aspetti che andrebbero limati in un ipotetico sequel spirituale.
Quella voglia di terrore e di guai
Il comparto tecnico di Lost in Random gode di una direzione artistica ispiratissima: come anticipato nei paragrafi precedenti, il titolo raccoglie a piene mani dall’eredità “burtoniana”. Le ambientazioni e i personaggi mostruosi che le popolano sono prepotentemente ispirati da capolavori dello stop-motion come La Sposa Cadavere o Nightmare Before Christmas, di cui l’atmosfera terrificante e caratteristica è respirabile anche dal modello poligonale più remoto del Regno di Alea.
La grafica di gioco è sicuramente un punto a favore per la buona sortita del titolo, non tanto per la realizzazione tecnica quanto per l’omogeneità della direzione artistica: muoversi in un’ambientazione che ricorda la città di Halloween dell’opera magna di Tim Burton è un sogno a occhi aperti per tutti i giocatori cresciuti negli anni ’90.
Anche le musiche di gioco ricordano le melodie malinconiche e spettrali dei film sopracitati: menzione d’onore per il compositore Blake Robinson e la sua Synthetic Orchestra, autori di rivisitazioni orchestrali delle OST di videogiochi importanti per l’industria come Bioshock, Uncharted e Final Fantasy IV. Anche questo lavoro non è da meno, la colonna sonora di Lost in Random è incalzante e fiabesca in ogni momento dell’esperienza di gioco.
I giocatori del titolo su PlayStation 5 non dovranno scendere ad alcun compromesso tecnico: su console di nuova generazione di Sony, Lost in Random gode di risoluzione maggiorata a 4K e 60 fps. Per quanto concerne le funzionalità del DualSense, questo non dispone di trigger adattivi o feedback aptico. Gli sviluppatori hanno deciso di puntare su una vibrazione meglio localizzata rispetto alla versione PS4, ma non aspettarti un software che sfrutti tutte le potenzialità del controller di PS5.
Conclusioni su Lost in Random
Lost in Random è l’ennesima piccola perla sfornata dall’etichetta EA Originals: lo studio Zoink Games è riuscito a lanciare un’idea ben collaudata, nonostante i difetti scaturiti principalmente dalla natura a basso stanziamento del progetto.
Giocare a Lost in Random è un’esperienza dal sapore tutto da scoprire, e il suo stile grafico non fa altro che aumentare l’appeal generale del titolo. Le meccaniche di gioco sono ben congegnate, seppure alcune sbavature possono tediare nel lungo periodo un giocatore che non ha apprezzato troppo il genere sin dalle battute principali.
I difetti del gioco non scalfiscono profondamente il progetto, che in sede di recensione avrebbe potuto aspirare a un voto più alto, ma ciononostante regala al giocatore un’esperienza di ottimo livello.
Avrei gradito una maggior cura nelle fasi esplorative e l’implementazione di più carte impattanti, che avrebbero dato al giocatore l’imbarazzo della scelta. Malgrado ciò mi sono divertito comunque e credo che questa sia la cosa più importante per un videogioco: anche senza un approfondimento ulteriore del mazzo o esplorando Alea in maniera più blanda del previsto, ho apprezzato l’esperienza offerta dagli sviluppatori svedesi.
Nel complesso, Lost in Random è un titolo intelligente, ispirato e con un world building che non ha nulla da invidiare dai mondi fiabeschi più famosi sia degli universi letterali che quelli cinematografici.
Se sei alla ricerca di un titolo non troppo dispersivo e dalle tinte incantate, con un mondo di gioco interessante e con un gameplay che rappresenti qualcosa di nuovo per il panorama videoludico, allora concedi una possibilità a Lost in Random. Potrebbe diventare uno dei tuoi giochi preferiti.