Sviluppato e pubblicato da DON’T NOD, Lost Records: Bloom & Rage è un’avventura narrativa in terza e in prima persona che riprende molto in termini di tematiche e di gameplay dal primo Life is Strange. Al contempo, è una delle avventure più mature e stratificate del team di sviluppo che si presenta sul mercato divisa in ben due step (definiti nastri). Noi abbiamo vissuto l’avventua di Swann e delle sue amiche su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione (che riguarda solo la prima parte). Pronto a un’immersione negli anni ‘90?
Lost Records: Bloom & Rage tra Life is Strange e Stranger Things
Per chi non lo sapesse, DON’T NOD non è altro che il team dietro i primi Life is Strange, a lui dobbiamo le prime avventure di Maxine e sempre a lui dobbiamo il focus narrativo sull’adolescenza con uno sguardo mai macchiettistico o vittima di clichè ma anzi, ammantato da una poetica leggera, una carezza fatta di pausa, piccoli dettagli, dialoghi mai banali e intrecci accuratamente elaborati e mixati ad altri generi con virate fantastiche e surreali.
Ecco, tutto questo viene ripreso abbondantemente in Lost Records: Bloom & Rage che a prima vista, già dai primi attimi di gioco, rievoca con estrema prepotenza chi sono i reali genitori di Life is Strange (DON’T NOD non ha più i diritti sull’IP). Prima di affrontare la narrazione, bisogna evidenziare che Lost Records: Bloom & Rage recupera la vecchia metodologia delle avventure narrative, scegliendo di dividere il proprio canovaccio in due parti (Nastro 1: Bloom e Nastro 2: Rage).
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La prima parte è disponibile dal 19 febbraio 2025 mentre la seconda e ultima sarà disponibile il 15 aprile 2025. La protagonista delle vicende è Swann la cui estetica e carattere, nonché hobby, richiamano direttamente Maxine di Life is Strange. Alcuni dettagli del viso, il colore dei capelli, la passione nel catturare ciò che le circonda (Maxine usava la fotografia, Swann è una videomaker), l’insicurezza verso il mondo e un carattere schivo e in parte insicuro.
A differenziare di più Swann, però, è il suo fisico, più massiccio. Un corpo che lei stesso ironizza e che sarà anche soggetto di bullismo. Quest’ultimo è solo una delle tante tematiche che gli sviluppatori inseriscono all’interno di una duplice storia che, nonostante un esordio discretamente lento e in parte un po’ prolisso, riesce a catturare e trascinare in tutta la sua durata (in linea con i suoi congeneri).
Parliamo di duplice trama in quanto la storia di Swann viene vissuta nel presente, ossia il 2022 e nel passato, il 1995. Il tutto con salti temporali e intromissioni narrative che rendono il tutto più ritmato e perfettamente concatenato, dando ulteriore peso e senso anche alle scelte dell’utente. Da segnalare la cura riposta dagli sviluppatori nel rievocare gli anni ‘90, dalle vecchie videteche (un affettuoso saluto a Blockbuster) fino ai “giochi di allora”, che sia un parcogiochi trasandato o una console d’altri tempi (con tanto di cartucce in cui soffiare).
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Ci sono rimandi ovunque, citazioni indirette e marchi ripresi e traslati per non incorrere in pubblicità gratuite. Un mini mondo fortemente nostalgico e dai richiami alla Stranger Things (in particolare alla prima stagione) con tanto di elemento surreale che si insinua nel percorso con estrema lentezza (per alcuni anche troppa) ma con molta cura, riuscendo a non occupare immediatamente l’aspetto centrale, lasciando scorrere la storia con molta furbizia e dandoci tempo e modo di conoscere e affezionarci alle protagoniste di ieri e di oggi.
Restando ancora negli anni 90’, Swann esordisce sul campo in tutta la sua insicurezza adolescenziale e, nonostante la sua chiusura col mondo, lo stesso mondo di cui vorrebbe filmare ogni singolo dettaglio, riesce a stringere amicizia con altre tre ragazze altrettanto particolari e ben caratterizzate. Autumn, Nora e Kat, infatti, salvo qualche cliché (tra la ragazza piccina ma dall’animo rude e quell’altra dedita allo sballo più sfrenato e fuori dai binari), presentano una scrittura matura e dall’evoluzione gradevole e coerente, oltre che credibile.
Lo spaccato nel 1995, è un vero e proprio “scavare” nei ricordi con tanto di commenti da parte delle rispettive versioni adulte che vanno ad animare la storia e fornendo ulteriore stratificazione e valore alle nostre scelte. Scelte che vanno morbidamente a mescolarsi nel canovaccio narrativo modificando eventi, veri e propri risvolti narrativi (con relative conseguenze non sempre prevedibili) e anche frasi, oltre che legami e relativi atteggiamenti.
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Ed è proprio nel rimbalzo tra passato e presente ludico che DON’T NOD mette in scena e conferma la sua bravura nella scrittura, mostrando qualità di scrittura molto rare oggi. La maturità delle protagoniste è palese ma non è alienante, c’è coerenza e ogni tassello del mistero “surreale” che impermea silenziosamente il tutto, emerge con accurata e studiata lentezza (che per alcuni può essere anche troppa) ruotando intorno a un pacco dedicato alla band Bloom & Rage di cui fanno parte le protagoniste (band formata proprio in quell’estate da dimenticare). E se nel passato si respirano con genuinità gli anni 90, nel 2022 ci ritroviamo in post pandemia.
Tra avvisi di distanziamento, scatole di mascherine e igienizzanti, rivedere su schermo un passato doloroso e neanche troppo lontano, seppur non invadente coi suoi elementi, rievoca un distaccamento emotivo, un fastidio puro che conferma la bontà del lavoro svolto dagli sviluppatori. Un lavoro che spicca nelle piccole cose, nei dettagli, nella delicatezza di alcuni passaggi, nel caos che esplode all’improvviso e nelle emozioni palpabili che vengono messe su schermo.
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Il potere delle scelte
Lost Records: Bloom & Rage è un’avventura narrativa in terza persona che focalizza tutto se stessa nella narrazione, eppure, non è raro ritrovarsi a esplorare piccole ambientazioni molto contenute ma altrettanto infarcite di elementi. Ogni zona che sarai chiamato a esplorare, infatti, ha un sacco di elementi da analizzare, alcuni puramente accessori, altri perfettamente contestualizzati e che offrono preziose aggiunte al background di Swann, della sua famiglia, della città in cui vive e delle sue amiche.
L’aspetto ludico è praticamente un Life is Strange 2.0, le movenze lente (anche se puoi “correre”), gli ambienti molto circoscritti, persino la modalità di analizzare gli oggetti è uguale. Non mancano neanche i luoghi in cui sedersi e osservare ciò che ci circonda, ammantati da una delle tante sonorità e canzoni scelte dagli sviluppatori (che confermano il loro buon orecchio). Eppure, nonostante un richiamo feroce alla struttura ludica della loro opera di punta, Lost Records: Bloom & Rage prova a evolversi in diverse piccole cose.
Ad esempio, ci sono opzioni di dialogo che vanno cercate in giro (magari soffermandosi su una persona o un oggetto) mentre altre escono in ritardo. Da segnalare anche che le risposte sono legate a un sistema a tempo e non tutte le risposte disponibili condividono la medesima “scadenza” come un flusso di pensieri. Inutile dire che ritorna l’ansia da risposta ma abbiamo trovato il tempo concesso nell’interazione narrativa sempre abbastanza giusto oltre che realistico.
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Filmare il mondo
Altra novità introdotta da Lost Records: Bloom & Rage è la videocamera di Swann. Se Maxine aveva la fotocamera, l’eroina di turno è un aspirante videomaker, o meglio, punta a realizzare una sorta di documentario finendo col farsi ammaliare da molte, moltissime cose. La videocamera, infatti, oltre a essere obbligatoria in determinate fasi, è l’elemento essenziale per i collezionabili opzionali.
Tali collezionabili sono delle raccolte tematiche di elementi sempre facilmente consultabili all’interno del menù. Banalmente, la raccolta “Uccelli” chiede di filmare un determinato numero di specie diverse di volatili e così via. E nel farlo, passeremo in una modalità in prima persona con un filtro grafico credibile e che ci permette letteralmente di filmare quello che vogliamo (con un pratico indicatore a schermo in caso di elemento utile per una raccolta).
Non solo, il titolo ci dona l’occasione di poter intervenire anche su quanto filmiamo, editando e modificando alcuni elementi anche all’interno delle raccolte stesse il cui risultato finale darà voce ai pensieri di Swann e a ulteriori spaccati sulla sua vita e sul suo modo di essere.
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Grafica e sonoro
Graficamente, Lost Records: Bloom & Rage compie pregevoli passi in avanti con una cura nei dettagli pazzesca. Peccato però che non tutto funziona alla perfezione. Ci sono texture che si ricaricano in ritardo e compenetrazioni di vario tipo (dalla mano del barista che si fonde col bancone del bar ai capelli che subentrano nei volti di alcuni personaggi). Nulla che una patch non possa risolvere. In compenso, ci sono panorami e giochi di luce di tutto rispetto.
Il sonoro è ancora una volta estremamente curato. Gli sviluppatori hanno fatto una selezione di brani e sonorità che non si distaccano tantissimo dal genere che ha caratterizzato i loro precedenti lavori narrativi ma che riescono comunque ad accompagnare le vicende dei protagonisti in modo più che convincente e piacevole. Buono anche il doppiaggio in lingua inglese seppur dobbiamo segnalare diverse imprecisioni di lipsync. Infine, è da apprezzare la mai scontata presenza dei sottotitoli in lingua italiana che aiutano non poco ad apprezzare una storia gradevole e coinvolgente in quasi tutte le sue delicate sfumature.