Sviluppato e pubblicato da Agelvik in sinergia con Ratalaika Games, Lulu’s Temple è un gioco d’avventura in 2D a scorrimento orizzontale e verticale con un sistema di combattimento da sparatutto che ci vede vestire i panni di un novello e abbastanza anonimo esploratore alla Indiana Jones. Noi abbiamo esplorato gli anfratti bui della piramide maledetta su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a intraprendere una nuova e oscura avventura?
Lulu’s Temple e la piramide piena di pericoli
Lulu’s Temple è un titolo fortemente retrò e che punta tutto sul gameplay e sul suo stile grafico oltre che su specifiche meccaniche ludiche come il buio perenne. Nonostante il palese focus, è stato comunque inserito un semplice e abbastanza prevedibile incipit che, attraverso una serie di piccoli baloon (rigorosamente muti), danno “voce” all’unico protagonista delle vicende: l’anonimo esploratore.
In realtà, già dopo qualche secondo, si unirà a noi uno scarabeo dorato alato che fungerà da coprotagonista e da supporter (in termini ludici che sveleremo a breve). Tutta l’avventura di Lulu’s Temple si svolge all’interno di una sorta di piramide/tempio oscuro e pieno zeppo di trappole e nemici di vario genere. Ma come c’è finito il nostro intrepido archeologo avventuriero? …per sbaglio. Esatto, il nostro protagonista non sembra brillare per acume eppure è un ottimo pistolero ed è anche dotato di un balzo non indifferente.
L’avventura di Lulu’s Temple scivola via in una manciata di ore eppure riesce a offrire una discreta varietà di situazioni, grazie a una graduale introduzione di nuove tipologie di nemici e soprattutto grazie ad enigmi ambientali che ben si incastrano con la struttura in 2D classica degli action platform (strutturato sia verticalmente che orizzontalmente). Ma com’è affrontare la piramide e i suoi orrori? Andiamo subito a scoprirlo!
Un’idea semplice allungata per tutto il gioco
Lulu’s Temple, come detto, è un action platform in 2D che non innova niente ma che è ha l’idea di sfruttare il concept narrativo per tutta la durata delle vicende. Nel dettaglio, l’idea di essere intrappolati in un tempio maledetto, in preda all’oscurità. L’oscurità stessa è quindi un elemento ludico dominante. Tradotto: non si vede un accidenti.
Per nostra fortuna, l’archeologo è armato di una torcia che può anche lanciare per far strada sul proprio percorso. Inoltre, sempre con la torcia, può accendere focolai, falò (che fungono anche da punto di salvataggio e ricarica di energia) e altri arnesi che prendono fuoco in modo passivo e perenne. Inutile spiegare che dar luce al proprio percorso è essenziale onde evitare di finire in trappole altrimenti invisibili o di cadere preda di diverse tipologie di nemici.
Questi ultimi, infatti, se inizialmente appaiono nel buio grazie ai loro tetri occhietti luminosi, ben presto si aggiungono tipologie di nemici completamente invisibili… così come alcuni nemici che si animano solo in assenza di luce. Insomma, il buio e la luce sono un duplice elemento con cui dovremo convivere per tutta l’avventura di Lulu’s Temple e ammettiamo che la meccanica si evolve col tempo anche in modo furbo.
Inizialmente, infatti, la torcia la potremo lanciare e far recuperare al nostro fidato amico scarabeo ma, con uno dei vari upgrade obbligatori che ci aspettano lungo l’avventura lineare, se caricheremo il lancio della torcia, questa esploderà causando danni ai nemici. Non solo, procedendo negli anfratti del tempio maledetto, la torcia diventerà sempre più utile anche per la risoluzione degli enigmi ambientali (come l’attivazione un occhio/interruttore che, solo in presenza di luce, svela determinate piattaforma).
Oltre alla fidata torcia, l’archeologo è anche armato di pistola con cui può eliminare gran parte delle minacce che popolano il luogo (dando tra l’altro vita a esplosioni in pixel gore sinceramente gradevoli). Qui sorge una piccola complicazione in quanto per mirare dovrai utilizzare lo stesso analogico che utilizzi per muovere il personaggio con conseguente imprecisione ed errori di vario genere. Per superare tale ostacolo, il gioco dona a uno dei tasti dorsali, la possibilità di fissare l’archeologo al suolo e dandoti così modo di giostrare con la mira ma, coi nemici in movimento, diventa abbastanza rischioso.
Tirando le somme, quindi, ci ritroviamo davanti a un’avventura discretamente breve ma che offre una buona varietà di situazioni a cui si somma un livello di sfida non indifferente (le fasi più avanzate richiedono molta attenzione). A un sistema ludico con qualche imprecisione fa da contraltare una serie di enigmi ben congegnati e divertenti da risolvere. Il tutto a un prezzo decisamente competitivo: 4,99 euro.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Lulu’s Temple ha stile. L’ambientazione e i nemici catturano per scelta cromatica e stile grafico dando identità al titolo e rendendo gradevole l’intera esperienza. Peccato però per il protagonista, la cui scelta di minimizzare al massimo la sua resa grafica, tra l’altro unico elemento in bianco e nero, è sì nostalgica ma stona un po’ con tutto il resto.
Il sonoro è accattivante e coerente con le atmosfere del titolo, impreziosito da effetti sonori idonei. A chiudere il tutto, segnaliamo l’assenza della lingua italiana (non sono inclusi neanche i sottotitoli). Un’assenza che si nota appena, considerando il poco testo presente che, tra l’altro, è anche abbastanza facile da comprendere.