In principio, prima dei mondi da esplorare in 3D con telecamere comandabili e QuickTime events, fu un genere con il quale tutti noi ci siamo cimentati almeno una volta, se non a casa addirittura coi mitici cabinati dei bar negli anni ’80 e dei primi anni ’90. Quel genere è il platform a scorrimento: verso la metà degli anni ’90 divenne simbolo del gioco arcade e, appena agli sviluppatori fu possibile grazie a mezzi tecnici più potenti, iniziarono ad essere sviluppati i primi veri platform 3D. Chi di noi potrà mai dimenticare, avendoli vissuti, Pitfall 3D e, subito dopo, la sensazione di estrema meraviglia suscitata dal primo Tomb Raider?
Ciò che ha in seguito caratterizzato questo genere è stato un suo iniziale rimandare, sia per dinamiche sia per grafica, all’epoca “antica” degli arcade e, solo in un secondo momento, un evolversi in direzione di esperienze di gioco fedeli al sapore classico ma “potenziate”, se vogliamo, nella grafica e nel comparto delle animazioni.
Di questo filone fa parte Macrotis: A Mother’s Journey, l’ultima fatica di Proud Dinosaurs. Ho giocato questa piccola perla, perfetto esempio di equilibrio fra dinamiche di gameplay stimolanti (ma mai frustranti) e buona narrazione, rimanendone incredibilmente affascinato.
La Signora Bilby vuole tornare dai suoi bambini
Il gioco si apre con una sequenza di disegni in cui ci viene subito illustrata la difficile situazione della protagonista. La Signora Bilby è appena diventata mamma di una piccola topolina e lo ha fatto, tuttavia, durante un periodo di grande difficoltà: la stagione delle piogge infuria e, quando nasce la sua bambina, sembra essere la più violenta di sempre. È così violenta da costringere moltissimi animali a scappare. Tanti di loro fuggono ma, per la Signora Bilby, con una bambina così piccola, non è possibile. Così, la Mamma decide di barricarsi in casa coi suoi piccoli, costruendo una barriera di rami e foglie. La forza dell’acqua, tuttavia, sarà tanta e tale che distruggerà questa piccola diga, separando la Mamma dai suoi bambini e trascinandola giù per una ripida cascata.
È qui che comincia il viaggio della Mamma Topo che cerca disperatamente un modo per tornare indietro dai suoi piccoli. In un primo momento, infatti, la Signora Bilby sarà da sola a cercare un modo di tornare in superficie (infatti, la cascata l’ha condotta in profondità nel terreno), salvo poi incontrare il narratore di questa storia, un mago che deciderà di aiutarla, donandole anche dei poteri magici con cui affrontare le diverse avversità che incontrerà per tornare indietro lungo 4 capitoli densi di eventi e di momenti di grande pathos.
Senza spoilerare il finale, Macrotis: A Mother’s Journey rappresenta un esempio di storia sapientemente illustrata al giocatore all’interno di un quadro di gameplay che è capace di alternare momenti più complessi a momenti estremamente godibili. L’empatia con la protagonista è praticamente immediata, complice l’ottimo doppiaggio e l’eccellente comparto musicale.
Insomma, giocando a Macrotis: A Mother’s Journey assisteremo prima di tutto ad una storia ottimamente raccontata che, inoltre, saprà regalarci momenti di grande divertimento nel senso più autentico del termine.
Le dinamiche di un platform, la forza di una grande avventura
Ciò che ci troveremo a fare, per la maggior parte del tempo, nei panni della Signora Bilby, sarà cercare di uscire da stanze via, via più complesse e ricche di enigmi per la maggior parte basati sul motore fisico del gioco. Dovremo così spostare pietre, usare galleggianti per attraversare degli specchi d’acqua nei quali altrimenti ci troveremmo ad affogare (infatti, la nostra protagonista non sa nuotare), saltare fra diverse piattaforme (alcune delle quali anche pericolanti) e rosicchiare cavi e corde. Questo almeno finché non saremo dotati di poteri speciali da parte del nostro amico mago: potremo, così, passare attraverso le pareti, meditare e fare cose altrimenti impossibili.
Il tutto con un sistema di controllo piuttosto preciso e responsivo. Controllare la Signora Bilby è relativamente semplice: con pochissimi tasti potremo avere accesso a tutto il suo parco movimenti (non vastissimo, ma comunque assai originale: basti pensare al modo in cui la nostra Mamma Topo può saltare e appendersi a radici e piccole corde, oltre che rosicchiarle così da far cadere pesi e contrappesi), che potremo usare con pochi, intuitivi tasti. Dico piuttosto preciso e non molto preciso perché, in alcune situazioni, come spesso accade in giochi del genere, purtroppo tutto sta nel premere il tasto giusto al momento giusto e, qualche volta, anche il solo salto non temporizzato o non fatto nel punto “giusto” può costringerci a cadere vittime del canonico sistema di trial and error, tipico dei giochi di questo genere.
Le soluzioni di gameplay di Macrotis: A Mother’s Journey sono, tuttavia, estremamente originali. Saremo qualche volta aiutati da altri animali: è indimenticabile, ad esempio, il passaggio in acqua datoci da una silenziosa tartaruga poco comprensiva che, nonostante le nostre ripetute preghiere, non ci aspetterà ad ogni passo, costringendoci a percorrere la stanza rapidamente ed aumentando così il livello di sfida del gioco.
Quando poi si entra in possesso dei poteri magici, tutto cambia: meditare ci permette di lasciare il nostro corpo fisico in un angolo della stanza e spostarci, quasi sotto forma di fantasma, in altre zone del quadro, facendo cose altrimenti impossibili. Insomma, in questo gioco non ci annoieremo così facilmente, nonostante le varie parti dei livelli si assomiglino e il tipo di sfide che ci vengono offerte tenda a divenire “standard” nel corso della nostra avventura. Il nostro più grande alleato sarà la storia stessa, capace di prenderci fin dalle prime battute, e il livello di gratificazione che le dinamiche di gioco di Macrotis: A Mother’s Journey sapranno darci. Mai troppo frustrante e mai troppo facile, in questo platform si è trovato il perfetto equilibrio fra difficoltà e sfida, non lasciando mai al giocatore imprese troppo difficili da realizzare (ma nemmeno il tempo di rilassarsi troppo, annoiandosi). Unico limite – se proprio vogliamo trovarne uno, potrebbe essere il fatto che, malgrado la loro originalità, gli enigmi tendono a ripetersi, dopo un po’ e questo, sul lungo termine, potrebbe risultare ripetitivo per qualcuno. Non solo: se non si è appassionati del genere, il classico sistema trial and error potrebbe risultare frustrante.
La classicità del platform, la potenza dell’attuale generazione
Sebbene giochi come questi non brillino certo per la loro capacità di mettere alla prova le nostre console, Macrotis: A Mother’s Journey presenta tutto quello che ci si aspetta da un platform a scorrimento di questa generazione: un ottimo comparto grafico con colori eccellenti, disegni accattivanti e un più che soddisfacente livello di dettaglio grafico, raggiungibile anche (questo va detto) attraverso lo scarso livello di interattività con l’ambiente che spesso il genere stesso prevede. Tuttavia, una volta presa consapevolezza di questo e adattate le nostre aspettative a quello che ci accingiamo a giocare, rimarremo senz’altro soddisfatti dalla nostra esperienza tecnica in Macrotis: A Mother’s Journey.
La musica è molto coinvolgente, riuscendo a dare al giocatore quel senso di fretta ma anche di struggente preoccupazione che il titolo stesso cerca di comunicare: qualunque madre separata dai suoi figli è triste, angosciata e cerca di fare qualunque cosa per tornare da loro, e il tema musicale di questo gioco è, in qualche modo, capace di trasmettere tutte queste sensazioni alla perfezione. Il sonoro è nella media ma, vale la pena ripeterlo, occorre sempre ridimensionare le nostre aspettative in relazione al genere di gioco che ci apprestiamo ad affrontare e, da questo punto di vista, Macrotis: A Mother’s Journey fa benissimo il suo lavoro, combinando sapientemente musica ed effetti sonori a costruire una ricca e coinvolgente esperienza di gioco.
Le animazioni sono fluide e più che soddisfacenti. Certo, va segnalato il fastidio (piccolo e circoscritto) dell’animazione di arrampicata dalla corda che, qualora, tende a “impazzire” quando ci si appende a delle sporgenze. Niente che comprometta la qualità del gioco (non ci se ne accorgerebbe nemmeno, senza farci troppa attenzione) ma, visto che siamo qui ad eviscerare il gioco, vale comunque la pena segnalarlo come un piccolo punto di cui si sarebbe potuto tenere un po’ più conto per quel che riguarda le animazioni. Ottima anche la realizzazione tecnica delle scene di raccordo: spesso sono solo disegni, ma il modo in cui sono animati e presentati fa raggiungere alla storia picchi di pathos non frequenti.
Un’esperienza di gioco tanto nostalgica quanto appagante
In definitiva, Macrotis: A Mother’s Journey è un gioco che ben si adatta alle necessità sia di giocatori casual che hardcore: soddisfacente, appagante nella sua curata brevità (in effetti, vista la qualità del prodotto, quattro capitoli possono sembrare relativamente pochi), rappresenta un esempio di come, anche alle soglie della new-gen, sia ancora possibile realizzare prodotti videoludici non fortemente impegnati (e probabilmente con budget non altissimi) ma comunque molto appaganti per il giocatore, offrendogli tutto il loro potenziale di divertimento e spensieratezza.
Consigliatissimo fra una grande epopea videoludica e l’altra, mentre ci prendiamo una pausa fra un grande RPG o una super avventura action, Macrotis: A Mother’s Journey rappresenterà un piacevole momento videoludico del quale non riuscirai a dimenticarti per un bel po’ di tempo.