I primi anni 2000 furono rivoluzionari per i videogiochi; da tutte le parti si assisteva ad una forte spinta innovativa, che avrebbe trasformato l’intero settore nell’industria che oggi conosciamo e ammiriamo.
I videogame cessavano definitivamente di essere un passatempo per bambini, grazie a storie con contenuti forti come quella di Max Payne o altamente spettacolari come Halo: Combat Evolved, capace di ridefinire gli sparatutto.
E poi c’è GTA. In Rockstar, con l’indimenticabile terzo capitolo, decidono di passare dalle 2 dimensioni al 3D con un lavoro notevole che ha reinventato il genere open world, trasformandolo in un open world sandbox in cui tutto può accadere e al giocatore è lasciata la massima libertà.
Da quel momento in poi sono arrivati sul mercato numerosi titoli che, riprendendo la struttura di Grand Theft Auto, hanno provato a ritagliarsi una propria cerchia di appassionati. Alcuni erano quasi dei cloni del titolo Rockstar, magari con ambientazioni reali oppure che mettevano il giocatore dalla parte della legge, altri invece con un utilizzo diverso del concetto di open world hanno proposto qualcosa di diverso.
Direttamente da Lost Heaven ci tuffiamo dentro Mafia
E‘ questo il caso dei cechi di Illusion Softworks che decidono di creare un titolo che rievochi le atmosfere de Il Padrino e The Godfellas, nasce così nel 2002 Mafia: City of Lost Heaven.
Diventato in seguito parte di una trilogia di successo, il primo titolo della serie è da sempre nel cuore degli appassionati, non ci stupisce quindi la decisione di 2K di riproporre il gioco per le piattaforme attuali, fornendo allo stesso tempo per la prima volta una versione per console degna della controparte per PC.
Infatti all’epoca dell’uscita originaria, sia la versione per PlayStation 2 che quella per Xbox erano nettamente castrate rispetto alla controparte PC, ciononostante il titolo riscosse un buon successo anche su queste piattaforme.
Oggi, 18 lunghi anni dopo, possiamo seguire nuovamente Tommy Angelo nella sua parabola discendente come individuo, contrapposta alla sua ascesa nei ranghi della criminalità organizzata.
La storia del protagonista, combattuto tra scelte sbagliate e rimorsi di coscienza, non è invecchiata di un giorno e continua ad appassionare come la prima volta costituendo sicuramente un punto di forza del remake.
Hangar 13, studio interno a 2K Games, decidendo non accontentarsi di un semplice porting in alta definiziona, ha fatto un ottimo lavoro.
Sono stati apportati piccoli, ma intelligenti, cambiamenti alla storia, la sceneggiatura rimane altamente godibile, le cutscene sono dirette al meglio e in generale le performance degli attori sono di ottimo livello.
Il livello di realismo raggiunto in questa Definitive Edition è, se vogliamo, ancora più elevato rispetto al titolo originale; catturando alla perfezione alcuni aspetti della criminalità italoamericana di inizio ‘900, rende giustizia a quell’odiosa parola che da il titolo alla serie. Mafia.
Nel remake un realismo quasi migliore del titolo originale
Ovviamente non siamo alle prese con la disgustosa criminalità organizzata contemporanea, quanto con la sua controparte più “romantica”, dedita al contrabbando di alcolici, allo sfruttamento della prostituzione e alla riscossione del pizzo, che però si ferma davanti al traffico di narcotici (almeno in parte) o davanti ad attività ritenute a vario titolo indegne. Insomma, una mafia più vicina a quella di Don Vito Corleone che non a quella di Lucky Luciano.
L’ambientazione di Mafia è, come nell’originale, la citta fittizia di Lost Heaven. Si tratta di un agglomerato urbano che costituisce una perfetta sintesi tra le città di New York e Chicago negli anni ’30, all’indomani della Grande Depressione.
Il periodo storico è ricostruito in maniera molto fedele, l’atmosfera di quegli anni si respira dappertutto: dalle trasmissioni alla radio, dalla musica Jazz di artisti del calibro di Django Reinhardt, ai veicoli per strada, perfino l’abbigliamento dei passanti è ricostruito nei minimi particolari.
Come nel titolo originale, anche se Mafia è ambientato in un open world, non si può definire un titolo open world. Le strade di Lost Heaven, pulsanti di vita, fungono da sfondo ad una storia suddivisa in capitoli che si susseguono uno dopo l’altro in rigoroso ordine cronologico.
Solo in modalità Fatti un giro, già presente nelle versioni console dell’originale, potremo gironzolare liberamente per le strade cittadine, raccogliendo al tempo stesso tutti i collezionabili a disposizione. Un passatempo carino, che aggiunge un ulteriore livello di giocabilità al titolo.
Come accennavo poc’anzi, Hangar 13 non si è voluta limitare ad un porting ma ha preferito riprogrammare da zero l’intero titolo.
La grafica della Definitive Edition rende giustizia al titolo
L’elemento che più salta all’occhio in questo remake è quindi il comparto grafico: per questa Definitive Edition è stata utilizzata una versione aggiornata del motore grafico di Mafia 3, conferendo un aspetto fresco e moderno al titolo.
Lost Heaven è ricca di dettagli e pulsante di vita, aumentando in maniera significativa la sensazione di immersività del giocatore. Dai modelli dei personaggi principali ai dettagli più insignificanti, per passare alle esplosioni e ai colpi di pistola, tutto funziona come dovrebbe.
Purtroppo, si riscontrano alcuni problemi che avrei preferito evitare. Qualche volta, seguendo una strada diversa da quella prevista dallo script, Tommy Angelo tiene fede al suo cognome e comincia a volare, anzi lievitare scomparendo sotto la città. Un errore molto anni ’90. Occasionalmente si verifica anche qualche calo di frame o di pop-up per texture più distanti rispetto alla nostra posizione.
Qualche glitch che ci costringe al riavvio rende necessaria almeno una patch correttiva. Per il resto Mafia: Definitive Edition è già migliore al lancio di quanto non fosse Mafia 3.
Anche le meccaniche di guida e mira sono state riviste completamente, il che è un bene se consideriamo che parliamo di un titolo con 18 anni di vita alle spalle. Guidare in giro per la città è piacevole, grazie anche ad una buona varietà di veicoli incluse le motociclette, non prsenti nel gioco originale.
A migliorare quanto presente già nel titolo del 2002, la città è stata disegnata inserendo scorciatoie e vicoli da attraversare, aggiungendo un po’ di varietà al semplice andare dal punto A al punto B.
La meccanica delle sparatorie è stata rivista per fornire un maggior livello di sfida al giocatore: i nemici hanno una mira migliore, il che ci obbliga a prendere la mira velocemente o tornare sotto copertura. La saluta non si rigenera e, come in Mafia 3, dovremo cercare i kit di pronto soccorso. Anche le munizioni non sono infinite, dovremo quindi utilizzarle con parsimonia assicurandoci di non sprecare neppure un colpo.
Il sistema di mira è un po’ impreciso, come in Mafia 3, e ci espone costantemente ai colpi dei nemici nel tentativo di prendere la mira. Il gioco pecca anche nella varietà delle armi a nostra disposizione: oltre granate e molotov possiamo scegliere tra mitragliatore Tommy, pistola e fucile. Non è un peccato mortale, ma un po’ di varietà in più non avrebbe guastato.